20 centesimi

Consiglio Europeo 23.04.2015 Riunione ristretta  Merkel-Cameron-Hollande-RenziNella notte tra il 19 e il 20 aprile 750 migranti, forse più, sono morti al largo delle coste della Libia. Il 23 aprile i capi di stato dell’Unione Europea si sono riuniti a Bruxelles per decidere misure straordinarie da prendere per evitare nuove simili tragedie e per affrontare di petto la questione migrazione. Almeno a parole.

Le misure decise sono essenzialmente tre: rafforzare l’operazione Triton portando da 3 a 9 milioni di Euro il suo budget; combattere il traffico di esseri umani valutando la fattibilità di interventi militari mirati per distruggere i barconi utilizzati dagli scafisti; prevenire i flussi migratori illegali incrementando la cooperazione con i paesi interessati. Dunque il problema è stato formulato e affrontato in chiave di sicurezza europea e di lotta al traffico di esseri umani e non in chiave di emergenza umanitaria. La distruzione dei barconi, ove effettuata in un quadro di legittimità internazionale, non impedirà l’afflusso di migliaia di individui verso le coste nordafricane, piuttosto ne peggiorerà le chance di sopravvivenza. Poco cambierà se la mattanza non avverrà più nelle acque del Mediterraneo.

Che dire. Ci si aspettava che fossero prese decisioni all’altezza degli eventi ed invece la montagna ha partorito un topolino. Sono state decise misure insufficienti, assolutamente inappropriate ad affrontare un’emergenza umanitaria che potrebbe assumere dimensioni bibliche. 9 milioni di euro al mese fanno 108 milioni l’anno. Questa cifra equivale a circa 20 centesimi l’anno per ogni cittadino europeo. 20 centesimi che andranno a finanziare un’operazione di polizia e non di salvataggio. 9 milioni di euro sono un’inezia rispetto a quello che i paesi europei potrebbero e dovrebbero offrire per aiutare le popolazioni dell’Africa e del Medio Oriente.

Molti dei problemi di cui queste popolazioni soffrono li abbiamo causati noi, a cominciare dalla desertificazione e dai cambiamenti climatici. Il lago Ciad è praticamente scomparso. Anche le siccità e la mancanza d’acqua sono causa di guerre. I capi di stato europei convenuti a Bruxelles hanno osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime, un gesto che alla luce delle decisioni prese appare ipocrita e cinico al tempo stesso.

L’Europa di oggi è sorta dalle macerie di due guerre e dall’orrore di un genocidio. Eventi drammatici ricordati nelle grandi occasioni e nei discorsi altisonanti della politica. Oggi è lecito pensare che internamente all’Europa non vi saranno più guerre. Tuttavia l’emergenza umanitaria in corso sulle sponde e nelle acque del Mediterraneo potrebbe tramutarsi in uno tsunami per il Vecchio Continente. Che corre il duplice rischio della disgregazione come società e come istituzione politica. Questa disgregazione forse non implicherà nuove guerre ma potrebbe far precipitare l’Europa indietro di mezzo secolo.

Se la politica non è in grado di cogliere la gravità di questo rischio dovrebbero farlo i cittadini e la società civile. Ma questo implica un grado di unità, di sensibilità e di condivisione di valori di cui gli europei di oggi non sembrano disporre.

di Pasquale Episcopo

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