Il giorno 25 aprile dal 1945 ad oggi è il Giorno della liberazione d’Italia da parte delle forze fasciste e naziste presenti sul nostro territorio durante la Seconda Guerra Mondiale. Il giorno del ricordo, il giorno della memoria: memoria di uomini e donne che hanno trovato il coraggio di dire basta ad una vita di guerra e soprusi da parte di esseri umani accecati da una follia neurodegenerativa.
Oggi, 71 anni dopo, siamo davvero liberi? Ad hoc, capita ‘a fagiolo’, dunque, un caso di libertà che fa rabbrividire i nostri colleghi giornalisti: secondo la classifica stilata da Reporter sans Frontieres, il nostro bel Paese si posiziona al 77° posto su un totale di 180 stati che usufruiscono della libertà di stampa; meglio dell’Italia il Burkina Faso e il Botswana, il piccolo stato dell’Africa del Sud fra Namibia e Zimbabwe. Peggio dell’Italia -considerando solo il vecchio continente- troviamo Cipro e l’Albania. In cima alla graduatoria Finlandia, Olanda e Norvegia.
Tralasciando i nostri fratelli europei e i concittadini del mondo, concentriamoci solo sull’Italia: rispetto all’elenco redatto lo scorso anno, dove il paese del sole del mare e del vento si posizionava al 73° posto, ciò che è andato a modificarsi, a implementare incertezze, è l’elevato livello di corruzione che, appunto, porta a un peggioramento sostanziale della libertà editoriale. Lo confermano le dichiarazioni di Piecamillo Davigo, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, il quale sostiene, in un intervista del quotidiano Repubblica, che «i politici continuano a rubare; hanno smesso di vergognarsi».
Immediata la risposta del premier Matteo Renzi, il quale sempre tramite Repubblica ribatte: «I politici che rubano fanno schifo. E vanno trovati, giudicati e condannati. Questo è il compito dei magistrati, cui auguriamo rispettosamente di cuore buon lavoro. Dire che tutti sono colpevoli significa dire che nessuno è colpevole. Esattamente l’opposto di ciò che serve all’Italia. Voglio nomi e cognomi dei colpevoli. E voglio vedere le sentenze[…]Una politica forte non ha paura di una magistratura forte. È finito il tempo della subalternità. Il politico onesto rispetta il magistrato e aspetta la sentenza».
Perciò, alla luce di questi fatti, ciò che emerge dall’incastro dei tasselli è che l’Italia si trova ad essere al 77esimo posto per la libertà di stampa, che il neo presidente dell’Anm incolpa i nostri politici di corruzione senza trovare differenze dall’inchiesta di Mani pulite e che il nostro premier difende a spada tratta la casta ponendosi faccia a faccia con l’istituzione della magistratura. Ebbene, ci stupisce essere al 77esimo posto? Forse, il prossimo anno saremo al 180esimo.
Dobbiamo tener conto che a influenzare il tutto e soprattutto la bassa reputazione da parte del mondo nei confronti del nostro giornalismo è il fatto che fra i 30 e i 50 giornalisti si troverebbero a fare i conti con una protezione costante e scorta continua per colpa delle minacce di morte e intimidazioni ricevute, soprattutto coloro che hanno lavorato e scritto per lo scandalo Vatileaks. Ma quest’ultimo è soltanto un esempio del livello (scarso) di libertà di stampa.
Torniamo, pertanto, ai festeggiamenti avvenuti per il Giorno della Liberazione e con una mano sul cuore chiediamoci se veramente possiamo considerarci liberi. Tutti, indistintamente. Chiediamoci anche, se non è degradante e immorale essere valutati peggio di paesi che ancora lottano per le discriminazioni di razza, ma forse lo facciamo ancora noi. E chiediamoci se, forse, quei giornalisti che scrivono di corruzione e crimine organizzato non meritino un riconoscimento ad honorem per il coraggio avuto a portare alla luce taluni fatti. Chapeau.
(Fonte foto: Report sans Frontieres)
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