Chi è in possesso dell’abbonamento a Netflix starà quasi certamente dedicando parte del proprio tempo, in queste settimane di isolamento domestico, a guardare film e serie Tv. Sulla nota piattaforma streaming, accanto all’ampia proposta di pellicole estere di ogni genere, sono disponibili anche numerosi titoli italiani, alcuni dei quali raccolsero grandi consensi da pubblico e critica al momento della loro uscita, venendo considerati oggi come dei veri e propri capolavori.
Ecco quindi 5 tra i migliori film del nostro cinema (tra quelli presenti su Netflix) da vedere (o rivedere) in questi giorni, riportati assolutamente non come una classifica, bensì semplicemente in ordine cronologico dal più recente.
Dogman (2018) di Matteo Garrone
Marcello (Marcello Fonte), separato e con una figlia, vive in un quartiere periferico e degradato di Roma, dove gestisce un piccolo negozio di toelettatura per cani. Nonostante il suo carattere mite, per guadagnare un po’ di soldi in più inizia, quasi per caso, ad aiutare un delinquente della zona, Simone, a realizzare piccoli furti e spacciare droga. Ben presto però, quest’ultimo inizierà a tormentarlo fisicamente e psicologicamente per costringerlo ad assecondarlo nei suoi scopi. A quel punto Marcello dovrà decidere se continuare a subire oppure tirarsi fuori da quella situazione.
Ispirandosi ad un reale fatto di cronaca, il regista mostra in maniera efficace la desolazione e la decadenza dell’estrema periferia, alla quale si contrappone la mitezza e la bontà d’animo del protagonista, che sarà però messa alla prova dalle circostanze in cui verrà a trovarsi.
David di Donatello e Nastro D’argento per il miglior film. Premio per il miglior attore al Festival di Cannes a Marcello Fonte.
Chiamami col tuo nome (2017) di Luca Guadagnino
1983. Elio (Timothée Chalamet) è un diciassettenne italo-americano, intelligente e maturo, che vive con i suoi genitori in una villa nella campagna lombarda. Suo padre, illustre archeologo, decide di ospitare per il periodo estivo uno studente universitario americano per aiutarlo con la tesi di dottorato e fargli fare pratica del mestiere. Tra i due giovani si instaurerà fin da subito un rapporto molto stretto, fino a quando Elio si accorgerà di provare un sentimento che va oltre la semplice amicizia, nonostante abbia già avuto rapporti sentimentali con delle ragazze. La paura di non essere ricambiato e il timore del giudizio della famiglia lo accompagneranno per tutta l’estate.
I dubbi e le incertezze del periodo adolescenziale sono senza dubbio uno dei punti cardine del film, incarnati dal protagonista che si trova a fare i conti con l’innamoramento e con la scoperta del proprio orientamento sessuale.
Premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale e candidatura per il miglior film.
La pazza gioia (2016) di Paolo Virzì
Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti), ospiti di una comunità di recupero per donne con disturbi mentali, stringono una forte amicizia che le porterà a decidere di fuggire insieme per riprendersi la libertà e la felicità che desiderano. Inizieranno così un lungo viaggio durante il quale ritroveranno i luoghi e le persone più importanti della loro vita, riuscendo a comprendersi e sostenersi a vicenda.
Virzì pone l’accento sulla complessità emotiva delle due donne e sulla loro voglia di vivere, nonostante i problemi psicologici dovuti ad un passato difficile, che viene svelato mano a mano che il film va avanti e le protagoniste raggiungono le varie tappe del loro viaggio.
David di Donatello per il miglior film e per la migliore attrice protagonista (Valeria Bruni Tedeschi).
Mio fratello è figlio unico (2007) di Daniele Luchetti
Il film, ambientato nel periodo delle lotte studentesche ed operaie a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, racconta la vita di due fratelli di Latina, Accio (Elio Germano) e Manrico ( Riccardo Scamarcio) divisi dall’opposta ideologia politica, uno militante fascista, l’altro comunista. Il diverso modo di vedere il mondo e le battaglie intraprese, spesso in conflitto diretto, faranno precipitare il loro rapporto.
L’Italia è raffigurata in uno dei suoi momenti più significativi ed è rappresentata efficacemente da due giovani che nel corso degli anni trovano la loro identità ideologica e si impegnano per affermare i valori in cui credono.
David di Donatello per la miglior sceneggiatura e per il miglior attore protagonista (Elio Germano).
Romanzo Criminale (2005) di Michele Placido
Liberamente ispirato alle vicende della “Banda della Magliana”, la più importante organizzazione criminale romana degli anni ’70 e ’80. Un gruppo di ragazzi di periferia, alcuni dei quali amici fin da bambini, decidono di formare una banda per prendere il controllo della malavita della Capitale. Iniziano così ad effettuare rapimenti, intimidazioni ed a gestire il traffico di droga e il gioco d’azzardo, eliminando inoltre i gruppi “concorrenti”. In tal modo acquistano, in pochi anni, una posizione dominante, grazie alla quale riescono ad intrecciare collaborazioni con la Mafia e con i Servizi Segreti.
Uno dei punti focali che emergono è, certamente, quello dell’amicizia fraterna tra i protagonisti, nati e cresciuti in un contesto sociale ed economico dal quale decidono di evadere, passando dai piccoli reati che commettevano in gioventù alla creazione di un impero basato sulla droga. Un rapporto di fratellanza che verrà però messo duramente alla prova quando la Giustizia farà il suo corso.
David di Donatello per la miglior sceneggiatura per il miglior attore non protagonista (Pierfrancesco Favino). Nastro D’argento per il miglior attore protagonista a Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria e Pierfrancesco Favino.
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