Tonni in scatola sempre più eco-friendly grazie all’impegno di Greenpeace

tonno_in_scatola

Già da tre anni Greenpeace stila la classifica Rompiscatole, dedicata alle aziende italiane produttrici di tonno in scatola. I voti assegnati si suddividono in tre fasce: Bene, Non è abbastanza e Non ci siamo. Ebbene, neanche uno dei concorrenti in classifica raggiunge la sufficienza. Stupiti? Non c’è da esserlo.

Il metodo di pesca del tonno destinato alla scatoletta ancora oggi diffuso è il FAD. Si tratta di oggetti galleggianti appositamente studiati per attirare i tonni nelle reti. Fin qui nulla da ridire. Il problema nasce quando scopriamo che questi segnali attirano anche i tonni giovani, non ancora pronti per essere destinati alla scatoletta, nonché diverse specie a rischio come tartarughe marine, squali balena, mante e altri pesci.

La buona notizia è che la campagna di Greenpeace sta comunque dando risultati soddisfacenti. Diverse aziende leader del settore hanno accettato di adeguarsi progressivamente a metodi di pesca sostenibili e nel corso del 2012 inizieranno a riportare in etichetta specie del tonno, area di pesca e tre di esse anche il metodo di pesca. A convincere è soprattutto il metodo adottato da Greenpeace, che mette il consumatore al centro della campagna: chi compra tonno in scatola ha il diritto di sapere cosa mangerà, per la tutela dell’ambiente e anche della propria salute.

Ancora una volta Greenpeace può dunque dire di aver vinto una battaglia. O almeno di essere sulla buona strada. Il premio Rompiscatole 2012 è andato ad Asdomar, che si è impegnata ad adottare metodi di pesca sostenibili e sta portando avanti le promesse fatte. Sul sito della compagnia è possibile leggere in dettaglio la policy di sostenibilità del gruppo, che in effetti appare subito di un certo spessore ecologico, almeno nelle parole: oltre alla salvaguardia dei tonni giovani e delle specie a rischio, l’impegno è anche verso la scelta di zone di pesca non sovrasfruttate e per la tracciabilità delle rotte dei pescherecci.

Anche Mareblu si trova tra i primi in classifica, grazie alla dichiarazione di voler arrivare, entro il 2016, a pescare la totalità dei suoi tonni con metodi sostenibili. Non soddisfa ancora appieno Rio Mare, che si trova in terza posizione anche se si è data obiettivi in due step da realizzare entro il 2013 e il 2017. Le “pecore nere” sono secondo Greenpeace Nostromo, Mare Aperto e Maruzzella, che non hanno adottato per ora nessuna innovazione verso una pesca eco-friendly.

Già da quest’anno a noi consumatori sarà almeno garantita maggiore chiarezza. L’importante è scegliere la scatoletta giusta quando facciamo la spesa!

di Eleonora Alice Fornara

foto: quotidianosostenibile.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.