Gioco d’azzardo e Slot Machine: come tutelare le persone affette dalla patologia del gioco

slotRoma. Il 21 Febbraio presso la Biblioteca Comunale di Valle Aurelia si è affrontato il delicato tema del Gioco d’Azzardo. Contestualmente si è anche proceduti alla raccolta firma per una legge d’iniziativa popolare che ha come obiettivo la “Tutela della salute degli individui tramite il riordino delle norme vigenti in materia di giochi con vincite in denaro-giochi d’azzardo”.

La campagna, partita da Ivrea, è stata promossa da una grossa fetta del mondo delle Associazioni. Hanno aderito al Manifesto 483 Comuni e la raccolta firme si dovrebbe concludere entro Marzo.

Ecco qualche numero fornito dall’Onlus Giovanni XIII: 294 sono le Sale da gioco; nel 2011 sono stati fatturati 79, 9 miliardi legali e 10 miliardi illegali; circa 800 mila le persone affette dalla malattia sociale da dipendenza e 2 milioni quelle a rischio, con la peculiarità che più si trovano in difficoltà, più sviluppano la tendenza a giocare.

Tra i relatori: il Dott. Rodolfo Lena (Presidente Commissione Politiche sociali e salute della Regione Lazio), lo psichiatra Gianluigi Conte, Ferdinando Secchi dell’Associazione Libera, l’educatrice e pedagogista Adriane Ciaravino e l’Assessore alle Politiche sociali e sanitarie Roberto Martini, intervenuti dopo la proiezione di un cortometraggio del documentarista Dario Albertini.

Uno degli scopi sul quale gli esponenti delle Associazioni hanno cercato di lavorare sinergicamente è quello di coagulare efficacemente gli sforzi dei rappresentanti del mondo politico sociale sanitario, al fine di presentare una legge che tuteli i soggetti più deboli: giovani, disoccupati, pensionati e persone fragili psichicamente, facilmente predisposte a lasciarsi irretire dal miraggio del guadagno facile.

Come prima cosa si è pensato di creare un logo “Slot free Regione Lazio” da apporre in quei locali che decidono di togliere le macchine da gioco e si è chiesto ai Comuni di effettuare anche sconti sostanziosi.

E’ stata anche avanzata l’ipotesi di creare un Osservatorio per monitorare il Gap (Gioco d’azzardo patologico), promuovere strategie di sensibilizzazione individuale, raccogliere dati e via discorrendo.

Tra i punti cardine dell’iniziativa c’è quello di verificare obbligatoriamente che chi gioca sia maggiorenne (art 7 “Disposizioni per la prevenzione della diffusione dei fattori di rischio del gioco d’azzardo patologico, nonché per la cura e la riabilitazione dei soggetti che ne sono affetti”).

Ricordiamo che Il Decreto Legge 13 settembre 2012, n. 158, riporta all’articolo 7 una serie di “Disposizioni in materia di vendita di prodotti del tabacco, misure di prevenzione per contrastare la ludopatia e per l’attività sportiva non agonistica”. Nello specifico, al comma 4 bis, dispone che “La pubblicità dei giochi che prevedono vincite in denaro deve riportare in modo chiaramente visibile la percentuale di probabilità di vincita che il soggetto ha nel singolo gioco pubblicizzato. Qualora la stessa percentuale non sia definibile, è indicata la percentuale storica per giochi similari.”.)

I promotori dell’iniziativa chiedono dunque di affiggere brochure divulgative nei locali in cui si spiegano i rischi legati alla dipendenza, ma soprattutto si vieti la pubblicizzazione dei giochi d’azzardo.

Secondo i promotori dell’iniziativa, le Asl dovrebbero avere un ruolo assai delicato all’interno dei bar: a loro dovrebbe spettare il compito di formare il personale sulle problematiche relative al Gap e individuare chi è a rischio.

Dalle analisi condotte, a finire nella rete del gioco d’azzardo sono spesso i giovani, che non vengono adeguatamente tutelati. Basti pensare che solitamente le slot machine sorgono in prossimità di scuole, parrocchie e centri di aggregazione sociale e il limite dei 500 mt di distanza da essi non sempre viene rispettato.

Ricordiamo che oggi esiste una legge nazionale (PAN: Piano d’Azione Nazionale) ma questa ancora appare carente su parecchi punti.

“Il gioco è dentro di noi”, ha affermato lo psichiatra del Policlinico Gemelli Gianluigi Conte. “ Ci sono persone più predisposte e il veto non convince chi non è responsabile, anzi diventa uno stimolo in più.”

Conte sostiene che la teoria che tutti i giochi creano dipendenza, non solo quelli d’azzardo “ Le persone vanno educate a porre limiti, tenendo presente che se essi sono troppo stretti, si corre il rischio di alimentare il mondo parallelo della delinquenza”.

Alla domanda, se la dipendenza da gioco è da ascriversi a un problema neurologico, il professore risponde affermativamente. “Esso ha sede nel sistema nervoso centrale ed è affine all’Adhd (deficit attenzione e iperattività), alcolismo e tossicodipendenza.”

Secondo lo psichiatra “La psiche può essere educata ed è meglio intervenire subito: nei giovani il sistema nervoso centrale si sta ancora raffinando e si può correre il rischio di dipendenze.”

Un altro fattore che entra in gioco è poi la casualità “ Se sei fragile, soprattutto durante l’adolescenza e fai cose che ti gratificano, puoi sviluppare dipendenza”- aggiunge Conte.

Il dott. Rodolfo Lena si è invece soffermato sulla legge del 5 agosto 2013, n. 5“Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico (GAP) ” e sul trattamento della patologia, ribadendo la necessità di aprire degli sportelli d’ascolto per persone dipendenti e loro familiari.

“La Regione Lazio si è posta il problema di definire il Gap, su verifica, controllo e supporto”. “Questa è la prima legge fatta dalla giunta Zingaretti”- ha aggiunto Lena. “Abbiamo aspettato a proporre la nostra legge per evitare di bloccare la legge nazionale “PROBABILITA’ DI VINCITA (DECRETO BALDUZZI). Il Decreto Legge 13 settembre 2012.

“La nostra legge”- insiste Lena “individua e previene il Gp e dispone trattamento di recupero sociale dei dipendenti, molti di essi morti suicidi”.

Alla domanda: come si cura la patologia, Lena ha risposto “Bisogna curare la fragilità di una persona. La crisi di astinenza ha un aspetto metaforico: è il debito! Se non lo saldi continui a giocare”.

Veloce poi l’intervento dell’educatrice Adriane Ciaravino che con il Ceis (Centro italiano di solidarietà) di Don Mario Picchi ha proposto il progetto Rien ne va plus. Il progetto è stato firmato dalla Regione Lazio, dal Sert (Servizio informativo di psichiatria e tossicodipendenza) di Frascati e dal Saman (centro accoglienza per le dipendenze) di Latina ed ha lo scopo di aiutare tutti i casi di dipendenza: dallo shopping compulsivo alla dipendenza sessuale online. Piccola curiosità: un tempo erano i genitori a portare i figli in questi centri, adesso è spesso l’inverso.

Per finire interessante l’intervento di Ferdinando Secchi dell’Associazione Libera contro le Mafie (1995) che ha sottolineato come la Mafia e il racket dell’usura siano invischiati nella creazione delle sale. Ad oggi ben 49 clan “guadagnano, riciclano e controllano il territorio attraverso le sale da gioco”.

Secchi ha poi precisato “dal 1992 lo Stato ha liberalizzato un settore che fino a prima era ritenuto questione d’ordine pubblico: crea disgregazione e va arginato”.

di Simona Mazza

foto: casino-slotmachine.org

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