Cassazione: si avvia alla conclusione il processo contro il Maresciallo Saverio Masi.
Tre i capi di imputazione (nel corso dei gradi di giudizio si sono tuttavia ridotti) : falsificazione di materiale ; falso ideologico e tentata truffa ai danni dello stato.
Il Fatto.
Masi, valente investigatore impegnato nella cattura dei latitanti di mafia e attualmente capo scorta del giudice Nino Di Matteo, nel 2008 aveva contestato una multa elevata con la sua auto privata usata per motivi di servizio (stava incontrando un confidente), allegando la lettera di accompagno di un superiore che ne attestava la veridicità.
Poco dopo tuttavia il superiore, anziché confermare i fatti, aveva mandato un avviso di notizia di reato alla Procura competente e da quel momento è iniziato il Calvario per il maresciallo.
Per la Procura della Repubblica di Palermo il maresciallo avrebbe infatti compilato una relazione falsa relativa alla sua presenza al lavoro; falsificato la relazione (la lettera di accompagno, invece di essere firmata dal superiore del maresciallo, era stata siglata dal maresciallo stesso con l’aggiunta della dicitura “APS”, assente per servizio, riferita al superiore) e cercato di truffare lo Stato per far annullare una multa elevata fuori dal servizio di lavoro.
In primo grado l’accusa aveva chiesto una condanna a otto mesi di reclusione. La pena era stata ridotta a sei mesi in secondo grado e nel contempo era caduta l’accusa di falso ideologico.
Il 24 aprile in Cassazione e’ stata avanzata in via definitiva la richiesta di condanna pari a 5 mesi e 10 giorni per tentata truffa, ma l’avvocato del maresciallo Masi, Giorgio Carta ha chiesto l’annullamento della sentenza senza rinvio perché il “fatto non sussiste”. “Si può parlare di truffa quando si induce in errore”- ha commentato il legale fuori dall’aula.
Poiche’ è stato riscontrato che Masi era effettivamente in servizio, non si può parlare di truffa.
Questa in sintesi il focus del dibattimento.
Quali rischi corre Masi?
Probabilmente la pena verrà sospesa ed il maresciallo non finirà dietro le sbarre, ma ci potrebbe essere il rischio che Masi possa essere radiato dall’Arma dei carabinieri, che “in via del tutto discrezionale può’ decidere di applicare il provvedimento” ha spiegato Carta.
Precisiamo che Masi e’ uno dei testimoni chiave nel processo sulla Trattativa Stato/Mafia.
Utile ricordare che Masi ha già deposto il 21 dicembre 2010 nel processo contro il generale Mario Mori riguardo alla mancata cattura di Bernardo Provenzano e dovrà testimoniare durante la trattativa Stato-mafia per riferire, come si legge nella lista testimoniale della procura, sugli “ostacoli incontrati nell’ambito della sua attività investigativa finalizzata alla cattura di Bernardo Provenzano”.
Lunedì si conoscerà l’esito della sentenza.
di Simona Mazza
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