L’Italia s’è desta, Roma resta alla finestra

“…che schiava di Roma Iddio la creò” cantiamo a squarciagola in questi giorni con le nostre giocatrici azzurre che stanno interpretando alla perfezione i Mondiali Femminili (forza ragazze!) ma l’attualità ormai ci costringe a rivedere anche questa famosa frase dell’Inno Nazionale di Mameli: schiavi di chi?

L’Italia s’è desta, va avanti, Roma resta ferma al palo, come si dice, e al suo glorioso passato.

Questa immagine è ancora più evidente in queste giornate che hanno sancito la assegnazione a Milano-Cortina delle Olimpiadi invernali 2026: 3 miliardi di euro il giro di affari previsto (“solo” 1 miliardo di costi) con la creazione (si dice) di 20 mila posti di lavoro e tutto quello che ne verrà a livello di merchandising e di turismo per il capoluogo Lombardo e gli altri paesi coinvolti o anche solo lambiti dall’evento. Esultano, e giustamente, gli amministratori del Nord Italia e nelle prime dichiarazioni già fanno capire che l’evento sarà un traino per tutta la nostra Nazione: bene, bravi, bis.

A Napoli tra qualche giorno inizieranno le Universiadi, ovvero le Olimpiadi Universitarie, una manifestazione sportiva multidisciplinare rivolta ad atleti universitari provenienti da tutto il mondo: una aggiudicazione giunta quasi improvvisamente e subentrando al rinunciatario Brasile e ormai è tutto pronto, dagli impianti sportivi per arrivare ai biglietti sconto per gli atleti per poter ammirare il Cristo Velato .

Torino, pur in parte delusa per aver rinunciato a queste Olimpiadi 2026, ha comunque già in cassaforte l’assegnazione delle finali ATP del Tennis per il quinquennio dal 2021 al 2025.

E Roma?

Roma resta impotente a guardare. Impotente, lei che fu potente.

Lo scriviamo con rammarico, anzi, lasciateci usare la parola dolore. Viviamo nella Capitale da 16 anni e in questi anni l’abbiamo vista piano piano lasciarsi andare, giorno dopo giorno, amministrazione dopo amministrazione. Roma è diventata una vecchia signora maleodorante e trasandata capace solo di specchiarsi nel passato ma ormai i corteggiatori (turisti) la stanno abbandonando.

Milano è una cinquantenne in perfetta forma, che continua a rinnovarsi, a tenersi allenata, a rassodare i glutei per restare sexy e attrarre turismo e investimenti da tutto il mondo. Se un milanese emigrato come me fosse catapultato a occhi chiusi in zona Porta Garibaldi non riconoscerebbe i luoghi di riferimento della sua infanzia perché o non ci sono più o sono stati abbelliti o sostituiti con qualcosa di nuovo e più bello.

Torino ha lavorato molto internamente, sulla pulizia della città, sulla bellezza del suo parco fluviale, sulle sue opere di valore a cominciare dal Museo Egizio.

Napoli, che frequentiamo spesso per lavoro, è pulita, ordinata, investe sul passato e sul futuro e, nonostante il remunerativo e quotidiano parlarne male messo in atto dalla gran cassa dei soloni dell’informazione, resiste e persiste ai suoi mali endemici diventando capitale della cultura e della resilienza.

E Roma?

Roma ha perso il primato come città turistica più visitata d’Italia, Roma è invasa da gabbiani e cinghiali, Roma puzza, letteralmente puzza abbandonata a se stessa e con noi cittadini che dobbiamo vigilare sui cassonetti della spazzatura per fronteggiare la maleducazione di chi neanche più fa lo sforzo di alzare il braccio e buttare dentro la monnezza o che tutto il giorno litighiamo per un parcheggio o per farci riconoscere un nostro diritto.

Roma ha fermate della metropolitana chiuse da mesi, autobus che non passano, taxi praticamente inesistenti ma così forti da bloccare altre iniziative in concorrenza.

Roma continua ad essere descritta come “grande bellezza” solo da chi frequenta certi salotti lontani dalla gente, dalle famiglie, da chi per uscire di casa deve fare lo “slalom” gigante tra auto parcheggiate male, motorini abbandonati da anni e altre auto in doppia fila e non può sperare nell’arrivo della Polizia Municipale, sempre iper impegnata.

A nostro modesto avviso Roma andrebbe commissariata per almeno dieci anni: via la politica da Roma e con essa via anche i politici.

Alla guida vorremmo gente che non solo guardi al Colosseo ma abbia il coraggio di guardare alla Roma di domani senza aver paura del famigerato “magna magna” perché non si può rinunciare ai sogni, agli ideali, solo perché, nel passato, in tanti (in troppi) li hanno sporcati.

Se non si è all’altezza della grandezza della Capitale bisognerebbe avere il coraggio di fare un passo indietro e fare altro. C’è bisogno di amministratori che gettino non solo il cuore ma anche lo sguardo e le competenze verso il domani, come avviene nel resto d’Italia.

Nella foto, il sindaco di Roma Virginia Raggi – Fonte Ansa.it

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