Il vaccino ADZ1222, sviluppato dall’azienda farmaceutica AstraZeneca insieme all’Università di Oxford, è il terzo vaccino arrivato in Italia per prevenire la malattia COVID-19. Il vaccino è composto da un adenovirus di scimpanzé incapace di replicarsi modificato per veicolare l’informazione genetica destinata a produrre la proteina Spike del virus SARS-CoV-2. Questo vaccino è considerato molto importante a livello mondiale perché è facile da produrre e conservare alla temperatura di un comune frigorifero e il costo è basso. AstraZeneca si è impegnata a produrre 3 miliardi di dosi e fa parte di Covax, il programma delle Nazioni Unite per la distribuzione di vaccini in tutti i paesi del mondo.
I vaccini per il Covid allo studio sono tanti, ma quelli in uso non sono ancora abbastanza.
E’ per questo che l’agenzia statunitense FDA ha dichiarato che qualsiasi vaccino con un’efficacia di almeno il 50% è utile a combattere la pandemia. Tuttavia non ha ancora approvato il vaccino di Astra Zeneca, nell’attesa dei risultati di uno studio in corso negli Stati Uniti.
AstraZeneca, a Novembre 2020 ha dichiarato che l’efficacia media del suo vaccino era il 70%, basandosi però su due diversi studi, affetti da diversi problemi.
In parole molto semplici, uno studio di efficacia si fa somministrando il vaccino ad un gruppo di persone e un “finto vaccino”, il placebo ad un gruppo altrettanto numeroso e con composizione simile (il gruppo di controllo), e osservando nel tempo quante persone in ciascun gruppo contraggono l’infezione.
In uno dei due studi, condotto su circa 3000 volontari, il gruppo del vaccino ha ricevuto per errore una prima dose più bassa del previsto e poi una seconda dose corretta. Nel secondo gruppo, di 9000 volontari, le due dosi di vaccino erano corrette ed uguali fra loro. L’aspettativa era che due dosi complete avrebbero funzionato meglio, ma non è stato così. Il primo studio (quello “sbagliato”) ha mostrato un’efficacia del 90%, mentre il secondo, quello “giusto”, solo del 62%. Inoltre la distanza fra le due dosi, a causa di problemi logistici, variava da 3 a 23 settimane, anche se l’86,1% dei partecipanti ha ricevuto le due dosi entro un intervallo da 4 a 12 settimane.
AstraZeneca ha diffuso questi risultati a Novembre 2020 affermando che il vaccino era stato, in media, efficace al 70% nel prevenire la malattia di Covid-19. Questo calcolo ha lasciato alcuni esperti molto perplessi.
Il 29 gennaio 2021 l’agenzia europea EMA approvava il vaccino Astrazeneca, calcolando però un’efficacia del 59,5% e quindi indicandolo per soggetti fra i 18 e i 55 anni (che in caso di infezione non avrebbero corso rischi elevati).
Il 3 febbraio 2021 AstraZeneca ha reso pubblico un articolo non ancora pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet, che effettua una analisi degli studi clinici di Fase III condotti nel Regno Unito, in Brasile e Sud Africa. I risultati riportano un’efficacia del vaccino del 76% dopo una prima dose. Con un intervallo tra le dosi di 12 settimane o più, l’efficacia del vaccino è aumentata all’82%.
Il 10 febbraio 2021, un documento preparato dal gruppo consultivo strategico (SAGE) di esperti dell’OMS sull’immunizzazione dei Vaccini contro il Covid-19, ha confermato un’efficacia dopo due dosi di circa il 63%, su soggetti fino a 65 anni, mentre non ci sono dati sufficienti su soggetti maggiori di questa età, che sono esposti a rischi più elevati in caso di infezione.
Sulla base di questo documento, con una circolare del 22 febbraio 2021, il Ministero della Salute Italiano ha innalzato da 55 a 65 anni l’età di chi potrà ricevere il vaccino anti-Covid di AstraZeneca, ad eccezione dei soggetti estremamente vulnerabili. Questo perché la disponibilità di vaccini è ancora insufficiente e perché una protezione anche parziale aiuta a contenere la diffusione del virus e gli effetti più gravi sulla salute dei cittadini.
*Biochimico, direttrice del Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL
Foto di Angelo Esslinger da Pixabay
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