Satiriasi: quando il maschio dipende dal sesso

satiriasi

Nella società contemporanea, l’equivalente maschile della ninfomania (argomento trattato la scorsa settimana) è la satiriasi.

Satiriasi: etimologia del termine

Etimologicamente, il termine satiriasi, deriva dal latino tardo satyriăsi(m), dal greco satyríasis, derivazione di tyros ‘satiro. 

Essa prende il nome dalla raffigurazione “itifallica” (perenne erezione degli organi genitali) dei mitologici satiri, che ha ispirato alcune meravigliose raffigurazioni su ceramica.

Dal punto di vista medico, la satiriasi indica l’ipersessualità maschile.

Elencata nella Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 1951 era ancora classificata come “deviazione sessuale” e ancora “una malattia molto acuta, disgustosa e indecente”.

Oggi molti uomini, ironicamente, ostentano il loro vigore e la loro “lunga durata” a livello sessuale, ma quando si passa dalla cosiddetta “normalità” per sconfinare nel campo della “patologia”?

I satiri nella mitologia 

Nella mitologia greca, i satiri (Σάτυροι — Sátyroi) erano dei lussuriosi “fauni” compagni di Pan (“dio-capra” non olimpico legato alle selve e alla natura) e Dioniso (dio del vino e del delirio mistico).

Con queste due divinità condividevano l’insaziabile passione per il ballo, le donne e il vino. 

Il loro principale esponente era Sileno, una divinità minore associata, come Hermes e Priapo, alla fertilità. 

Secondo qualche studioso, i Satiri discenderebbero dall’unione di Hermes e della Ninfa Istima

Per altri, da quella della ninfa Nicea e di Dioniso.

I satiri erano esperti dell‘aulos, uno strumento musicale a doppia canna di forma fallica, divenuto emblema stesso dei misteriosi personaggi.

Suonavano anche altri strumenti, di solito intagliati nel legno, come pifferi e zufoli. Spesso si divertivano a spaventare gli uomini che attraversavano il loro territorio, suonando il piffero, o facendo rumori improvvisi, tra cui versi di animali. 

Altre volte ammaliavano con la l’ipnotica musica del flauto, varie creature delle foreste, per poi giocarci o burlarsi di loro. 

Unica cosa certa è che i satiri, come le ninfe, erano in comunione perfetta con la natura e ne personificavano le energie primigenie.

Anche nella mitologia romana, i satiri avevano indole allegra e festaiola, erano inclini al bere, al sesso e alla danza.

Si accompagnavano a Bacco e alle sue seguaci “baccanti” con cui vagabondavano orgiasticamente per monti e valli.

Ci vuole un fisico bestiale 

A livello fisico, avevano facce brutte e barbute, corpi puzzolenti e pelosi (erano metà uomini e metà animali), avevano coda di capra o di cavallo, orecchie da asino, naso all’insù, attaccatura dei capelli sfuggente, corna e zampe di capra e talvolta fallo caprino, costantemente eretto e grottescamente grande.

Avevano inoltre la reputazione di essere masturbatori incalliti con un debole per lo stupro, la sodomia e la necrofilia. 

Pare che, non riuscendo a instaurare delle relazioni amorose normali, inseguissero infatti donne, dee e animali per violentarle.

Nel corso dei secoli, la loro immagine venne decisamente migliorata, per cui accanto a degli esseri mostruosi, troviamo anche dei bellissimi satiri.

Rappresentazioni itifalliche 

Come accennato, i satiri sono stati abbondantemente rappresentati nell’arte. Soprattutto li ritroviamo nella pittura vascolare, dove venivano dipinti intenti a danzare da soli, con le ninfe o con Dioniso, in bande gesticolanti e in costante movimento, spinti da un’energia inesauribile.

Alcuni dipinti su vasi mostrano satiri che eiaculano mentre giocano, un altro vaso mostra un satiro irsuto che si masturba mentre si infila una specie di dildo nel suo ano.

Tra le opere più famose: 

  • Il Satiro danzante, (abbiamo rinvenuto la copia di Prassitele);
  • Il Satiro dissacrante, un satiro calvo ma barbuto, con coda di cavallo che si tiene in equilibrio su di una coppa di vino grazie pene in erezione;
  • Il Satiro versante di Prassitele, del I sec a. o d.c., sull’originale del IV sec. a.c. (360-370 a.c.), che di animalesco ha solo le orecchie a punta; 
  • Il satiro di Porto Torres, dalle tipiche peculiarità animalesche quali corna e le lunghe orecchie caprine;
  • Il Satiro di Santa Maria Capua Vetere (II sec. d.c.,). Rappresentato in piedi su una base semi-ovale, la figura del Satiro si poggia ad un tronco di albero posto alla sua destra. Nudo, senza peli, slanciato, sulla spalla destra ha una pelle di pantera che attraversa in diagonale il torace;
  • Il Satiro dormiente: a noi è pervenuta una copia romana in marmo dall’originale di Prassitele. Conservata ai Musei Capitolini, il satiro non ha nulla dell’essere bestiale del passato.

In epoca rinascimentale, la “testa di fallo” illustrata nelle erme priapiche, origina un espediente retorico chiamato “sineddoche”.

Ne abbiamo prova in un’incisione su rame anonima in cui si rappresenta una giovane coppia che fa sesso.

Un commento esplicito, parla di un fallo alato gigante. E descrive l’uccello’ come gergo per il pene.

Il culto del satiro 

Il culto dei satiri ebbe grande diffusione in tutto il suolo italico, sopratutto nelle campagne 

A loro venivano rivolte delle offerte, tra cui: le primizie del raccolto, erbe odorose, incensi e coppe di vino, deposte sugli altari o per terra.

Le offerte venivano arse con il fuoco e spente con i vino mentre gli officianti mormoravano un’antica formula o preghiera.

A loro venivano intagliate are nelle rocce dei boschi, o si facevano altari di legno.

Si invocavano anche per favorire gli studi o la caccia e persino prima di tagliare degli alberi, affinché tutto fosse propizio e soprattutto per non incorrere nella loro ira. Prima di abbattere un albero o un animale si chiedeva scusa ai satiri del luogo, oppure al Genius Loci locale.

Soprattutto però si chiedeva loro di donare agli uomini energia sessuale,.

Il loro culto venne in parte soppiantano da quello di Priapo.

Satiriasi e priapismo: qual è la differenza

Prima di addentrarci nella storia clinica di questa patologia, con le sue declinazioni piccanti, è utile fare una distinzione fra satirismo e priapismo.

Spesso infatti si tende a ritenere che siano lo stesso fenomeno.

  • Il satirismo è caratterizzato da un continuo stato di erezione e da una pulsione persistente nei confronti dei rapporti sessuali. In passato era associato a comportamenti ritenuti osceni e vergognosi; 
  • il priapismo è uno stato continuo, irrefrenabile di erezione dolorosa, distaccato però da ogni mutamento dell’impulso sessuale.

Satiriasi: ninfomania maschile?

Il fenomeno del satirismo, quale “patologia” sessuale, è stato ampiamente discusso nel corso dei secoli.

1) La parola satiriasi appare frequentemente nelle opere di autori medici dell’impero romano, che nel descrivere questa condizione, riferivano che si tratti di fenomeno molto antico. 

Il sesso e l’attività sessuale erano viste come caratteristiche chiave della fisiologia umana già nella medicina di Ippocrate (460 a.C. circa – 377 a.C.)

La sua discussione e relativa regolamentazione dalle pratiche, prevedeva l’uso di prescrizioni dietetiche.

Oggetto di attenzione non erano tuttavia gli uomini, bensì le donne.

Nel loro caso erano frequenti i commenti sull’astinenza sessuale o sull’attività sessuale, così come il riconoscimento delle implicazioni mentali di questa sfera della fisiologia.

2) Il medico Rufo di Efeso (fine I e inizio II secolo d.C.) autore del trattato “Su Satiriasi e Gonorrea”, scrisse la più grande elaborazione sopravvissuta della fisiologia della malattia. 

Nel suo trattato, ne interpretava la conseguenza mentale in termini di connessioni neurologiche.

Associava la satiriasi alla gonorrea attraverso il sintomo della secrezione seminale, che è abbondante in entrambe le categorie di pazienti. Poi citava l’ambivalenza verso la pulsione sessuale come marcatore di questa malattia: “entrambe le opzioni sono per loro dolorose, avere rapporti e astenersi: una, infatti, fa loro irrefrenabili, e l’altro a sua volta suscita in esse desideri di commettere atti irrefrenabili”: Insomma, sia l’azione sia il desiderio di agire erano patologizzati.  

E ancora sulla satiriasi

3) I testi medici del V e gli inizi del IV secolo non forniscono alcuna prova a una lettura valutativa dell’ethos sessuale.

Nella loro descrizione inoltre non c’è alcuna stigmatizzazione della patologia. 

Diversamente, in una società squilibratamente patricentrica, l’ipersessualità femminile veniva ampiamente condannata.

Così, mentre le donne venivano considerate malate, lesbiche o prostitute (in certi casi venivano internate nei manicomi), i satiristi potevano vivere la vita senza mettersi nei guai se imparavano a controllarsi.

La medicina sosteneva che per l’uomo era più facile soddisfare i propri desideri sessuali in “indulgenze illecite”, “apertamente condannate, praticate segretamente e tacitamente condonate”. 

4) La trattazione più breve tratta dai trattati nosologi è quella offerta da Anonymus Parisinus (XVI sec.) che caratterizza la satiriasi sia negli individui maschi sia femmine da un punto di vista fisiologico. Egli parla di una dilatazione dei vasi e della vescica che colpisce i genitali, seguita da un grave affetto mentale “sorge un desiderio sessuale forte e impellente accompagnato da pazzia, nonché tensione delle parti del corpo coinvolte”. 

Come ti guarisco il “satirista”

Le cura dei casi clinici per questa “devianza sessuale” prevedevamo dei protocolli differenti.

1) La castrazione. Fortunatamente questa pratica avveniva di rado, anche perché (diversamente da quanto accadeva per le donne) la causa della patologia non si faceva mai ricondurre a un problema legato alla sfera genitale, bensì psicologico; 

2) Occupazioni mentali. A suggerirlo era il medico Rufo di Efeso (I secolo – II secolo):allontaniamo la mente dai pensieri lascivi e sessuali’ (τὴν διάνοιαν ἀπάξομεν ἀσώτων καὶ συνουσίας ἐννοιῶν) mediante  di ‘conversazioni cupe su argomenti importanti

3) I medici Areteo di Cappadocia (fine del 2º sec. d.) e Celio Aureliano (sec. 5º d.) seguivano le stesse indicazioni. Entrambi ponevano una forte enfasi sugli impulsi vissuti dai pazienti e sottolineavano la preoccupazione per la decenza morale.  

La terapia consigliata da Areteo poneva l’accento sul sonno come forma di rilassamento e fonte di sollievo dalla tensione patologica, poiché esso “lenisce l’infiammazione e porta una forma di ‘rilassamento’”;

La terapia proposta da Caelius prevedeva pratiche calmanti e rilassanti (“riposo silenzioso senza sonno” , vigile silere). 

Il medico raccomanda di mantenere l’area intorno ai genitali coperta e protetta da qualsiasi stimolo, e soprattutto di vietare la visita di ragazze o ragazzi che “potrebbero accendere il desiderio con la loro attrattiva (pulchritudo … admonitione quadam provocat aegrotantes)”.  

Riassumiamo  

Per riassumere brevemente: in tutti i resoconti della satiriasi emerge un forte interesse per la dimensione etico-comportamentale della malattia che sembra eclissare la sua fisiologia.

Chi soffre di questa condizione patologica: 

  • perde quasi totalmente le inibizioni;
  • manifesta spiccato esibizionismo e voyeurismo;
  • solitamente pratica una masturbazione di tipo convulsivo; 
  • può presentare difficoltà nella vita di relazione;
  • manifesta impotenza sessuale, senso di inferiorità, o anche perversioni di vario genere.

Il confine fra una eccessiva esuberanza in campo sessuale e vera e propria patologia è tuttavia così sottile, che molte persone ricorrono a centri specializzati per uscire da quella che reputano una vera e propria dipendenza.

Sex addicted famosi 

Concludiamo con un piccolo elenco di satiri famosi dei nostri tempi:

Charlie Sheen.

Kim Cattrall.

David Carradine.

David Duchovny.

Hugh Grant.

Hugh Jackman.

Colin Farrell.

Foto di Engin Akyurt da Pixabay

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