TV vs libri: come la televisione ha cambiato la letteratura

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La televisione è il medium che più di tutti è stato capace di modificare il nostro modo di percepire il mondo. Entrando nelle case, ha portato nuove immagini, suoni e scale di valori nella nostra quotidianità, influendo sul modo stesso in cui concepiamo la normalità. La letteratura si è dovuta confrontare, soprattutto negli ultimi decenni, con questo antagonista, ma nella battaglia contro il linguaggio televisivo si è trasformata, diventando simile al suo stesso nemico.

TV e velocità

Le forme di comunicazione del nostro tempo sono contraddistinte dalla velocità e dalla chiarezza. In tv, sui social, sui giornali, si cerca di dare quante più informazioni possibile, nel minor tempo possibile. Questa tendenza alla comunicazione rapida è sicuramente una risposta allo stile di vita frenetico del cosiddetto postmoderno, e un espediente per catturare la bassa attenzione dello spettatore contemporaneo.

Anche la letteratura, nel suo tentativo di conquistare i tanti non-lettori dei nostri giorni, adotta spesso un ritmo veloce della narrazione, che tenga il lettore sulle spine fino all’ultima pagina. Come risposta allo strapotere televisivo, negli anni ’90 nacque in Italia la cosiddetta letteratura cannibale. I cannibali erano scrittori giovani che si ispiravano alla narrativa straniera e a modelli aletterari – come i fumetti e i videogiochi – per elaborare una scrittura violenta, contraddistinta dal gusto per l’enfasi e l’iperbole. Un esempio di questa tendenza lo troviamo in Aldo Nove, il quale afferma di aver cercato di riportare il ritmo dello zapping televisivo nel racconto.

La letteratura ruba le frasi dai film, ne copia i personaggi e le scene; il linguaggio letterario inizia ad assomigliare al linguaggio mediatico, fatto di frasi brevi, per lo più nominali, e da una sintassi spezzata sullo stile di quella giornalistica. L’obiettivo è quello di pubblicare libri avvincenti, che possano essere divorati in poco tempo e che garantiscano una comprensione immediata.

TV: immagini e emozioni

Puntare sulle emozioni, anziché sui ragionamenti, è il modo più facile per conquistare un lettore del 2000. Niente digressioni, più suspense, no autoanalisi, più azioni. Infatti, per garantire l’intensità emotiva, lo scrittore deve giocare sulla figuralità della sua scrittura, e cercare di rendere visibili le scene che vuole rappresentare. Questo perché la televisione in primis, e i social network poi, ci hanno abituato ad un mondo costituito principalmente di immagini; e se oggi è più difficile per noi elaborare un pensiero astratto, è anche perché viviamo in un mondo di rappresentazioni visive. I libri stessi hanno cominciato ad assumere un linguaggio più “visuale”, descrittivo fino al particolare, non concentrato sulla psicologia del personaggio, ma piuttosto sulle sue azioni esteriori.

I cambiamenti dei personaggi sono rapidi come quelli delle sitcom, costrette dal minutaggio televisivo. La velocità delle storie non permette una vera e propria crescita personale, una cosiddetta bildung, ma si limita a qualche superficiale cambiamento di idea. Spesso l’ossessione consumistica che impera nel mondo dei media si riversa anche nei romanzi contemporanei, in cui per spiegare il carattere di un personaggio si specifica la marca dei suoi vestiti – provocando un appiattimento della personalità, e quindi la creazione di personaggi monodimensionali e tipizzati. La letteratura si mercifica, assumendo le forme narcisistiche e infantili, prive di qualsiasi possibilità di maturazione, della tv. Scarpa per parlare di questo fenomeno parla di fumettizzazione dell’anima: “la mia anima”, afferma, “è un anime”.

Libri ibridi

Il lettore e lo spettatore contemporaneo hanno bisogno di realtà – dice Simonetti ne “La letteratura circostante”. Per questo esistono i reality, e RealTime è uno dei canali più visti della televisione. È come se, in un mondo in cui sappiamo che tutti mentono, soprattutto sui media, pieni di pubblicità che promettono il nulla, l’uomo abbia sviluppato il bisogno di qualcosa che sia reale. Naturalmente, il reality non è la realtà: la tv ritaglia un angolo interessante del mondo, e lo proietta sullo schermo, ma quello non è il mondo. Eppure, la fame di reale dell’uomo contemporaneo, è fame di quella verità parziale; e il cinema e la letteratura cercano di sfamare questo bisogno con prodotti su cui campeggia, in grassetto, la scritta “tratto da una storia vera”.

La letteratura ha imparato a usare vari stratagemmi per rendere reale un prodotto finzionale – poiché dopotutto la letteratura è sempre fiction. Per questo scopo sono stati inventati dei generi ibridi. Un giallo del 2022 non è solo un giallo, ha in sé elementi del reportage, della cronaca, dell’inchiesta. Spesso, accanto alla narrazione da romanzo, si possono leggere documenti reali, si possono vedere foto vere, tutto per rendere il racconto più realistico. La contaminazione delle scritture ha creato quello che è sicuramente il genere più in voga in questi anni: il noir. Il noir italiano usa temi realistici, miscelando l’impegno con il racconto godibile. L’autore diventa un testimone o qualcuno che si confessa, trasportando l’intero racconto su un “io” sempre più ingombrante nella struttura narrativa, simile all’io di un personaggio televisivo. La prima persona è simbolo di un tutti, una metafora del reality.

Libri social

Le tematiche che vendono di più nella letteratura, sono le stesse che fanno più ascolti in prima serata: il sociale, la mafia, i luoghi malfamati, i problemi del sud, il precariato, la corruzione politica. Un libro che tratta del sociale non deve sforzarsi per convincere il lettore a stare dalla sua parte: lo è già. La narrazione mescola realismo e fiction, usando anche i mezzi dell’autocommento e della metaletterarietà. Spesso, si usa il dialetto, per rendere ancora più realistica la storia. Il rischio è che il potenziale narrativo si esaurisca nell’indignazione, come se il libro fosse soltanto un altro talk show in cui si litiga per tutta la sera.

La letteratura oggi

Sembra che negli ultimi decenni la letteratura abbia elaborato strategie di difesa alla sopraffazione del televisivo, che però l’hanno resa più simile al suo nemico. La letteratura può essere veloce, figurativa, breve, può usare schemi semplici e personaggi tipizzati, ma può essere – e dovrebbe essere – molto di più.

Ovviamente, ogni trasformazione non è di per sé negativa, può anzi essere fonte di ricchezza per la creazione di nuove tecniche comunicative. È tuttavia importante riconoscere i meccanismi in atto nell’elaborazione letteraria, per poter analizzare il libro in maniera intelligente, e non vivere l’esperienza di lettura come un semplice intrattenimento. La letteratura, infatti, senza dimenticare la dimensione dello svago, sa rispondere ad esigenze più vaste, che rimangono insoddisfatte dalle banalità televisive. La vera letteratura perciò, sa avvalersi di strumenti comunicativi vecchi e nuovi per raccontare la complessità della vita, stimolare alla riflessione, entrare nella profondità delle coscienze, raccontando l’essere umano come solo la parola scritta può fare.

Foto di StartupStockPhotos da Pixabay

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