Appello in ricordo delle stragi: Stato? Assente

Non è tempo di giudicare, io credo sia solo tempo per riflettere. Ancora una volta la presenza dello stato riguardo alle stragi (Falcone e Borsellino prima, ora Bologna) è pressoché nulla. Impegni? Volontà? Non lo so. I fatti sono questi. Probabilmente allo stato non piace ricordare. O probabilmente c’è qualcosa di molto più importare da fare che non pensare a queste “bazzecole”.

Come dice il proverbio? “Chi muore giace chi vive si dà pace”. Il passato è passato, il passato a quanto pare non fa storia, non insegna nulla: è da dimenticare. Il contratto metaforico tra cittadini e stato si è spezzato definitivamente.

E capita addirittura che c’è anche chi difende “Quelli che sono a casa hanno perso un’occasione”, così dice il presidente dell’associazione delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi, per tagliare corto. Ma di corto non c’è proprio nulla da tagliare. I limiti invisibili di vita e morte, sono caduti. Le lacrime non servono più a nulla. La storia, forse, nemmeno.

E noi abbiamo bisogno di queste commemorazioni per ricordare, altrimenti dimenticheremmo. E mi convinco ancora di più (intristendomi) che la storia moderna è sempre scritta dai vincitori. Ho ancora una leggera speranza (mai perderla) che uno di questi vinti scriva la sua storia, come una tappa importante della linea dell’esperienza di vita.

Mi viene in mente lo scrittore Oliver Sachs con “La storia di un marinaio perduto”. Il marinaio perduto è uno che non si ricorda niente, non si ricorda chi è, si ricorda che forse è stato un marinaio. Quest’uomo non ha più identità. Quindi la memoria è la costruzione della nostra identità. E la nostra identità non va mai persa, la nostra identità appartiene intrinsecamente a noi, al nostro dna, alle nostre radici. Bisogna ricordare, ricordare sempre!

Laura Moiana

Foto: www.agenziami.it

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