La febbre del gioco coinvolge solitamente un gran numero di persone di ceto sociale diverso, comunque accomunate, per i più svariati motivi, nel subire il fascino della dea bendata. Individui che convogliano nello stesso calderone sogni e speranze. Dal professionista quarantenne al pensionato di periferia, dalla casalinga di provincia all’operaio metalmeccanico. E il lato democratico della sfida alla fortuna si palesa ancor di più nel gioco del Superenalotto. In palio vincite sconfinate che ancor prima di tentare la sorte, lasciano sognare ed elaborare fantasie, altrimenti impossibili da realizzare nella realtà. E quando il montepremi è alto, altrettanto alte diventano le cifre giocate da principianti e giocatori “professionisti”, che spinti dall’eccitazione per una vincita tanto allettante, azzardano puntate a volte sproporzionate rispetto al budget personale. Di fatto insomma ci si lascia coinvolgere. Probabilmente perché la speranza della vincita rende la vita più fantasiosa e leggera, soprattutto a quelle persone che nel quotidiano vivono situazioni difficili o addirittura drammatiche. Nelle ore antecedenti l’estrazione o l’esito di una lotteria in molti vivono con l’illusione di poter realizzare qualche sogno, perché soprattutto, in un periodo difficile come quello attuale, lasciarsi distrarre da un simile miraggio, aiuta a consolare l’esistenza a volte pesante. Tuttavia le giocate effettuate alle lotterie spesso sono di coinvolgimento medio e influiscono in maniera marginale sulle finanze familiari a differenza di quelle più preoccupanti, effettuate alle slot machine, che stanno diventando un vero e proprio problema sociale e che portano i giocatori ad un coinvolgimento maniacale e a perdite significative, trascinandoli a volte in situazioni economiche disastrose. Macchinette che, con un solo euro, permettono di fantasticare vincite considerevoli ma che spesso diventano per i malcapitati delle vere e proprie mangiasoldi. Macchine infernali che spesso conducono gli appassionati fino al punto di trascurare il proprio lavoro o addirittura la propria famiglia. Una smania da gioco, però, che non andrebbe tollerata, come oggi avviene, con l’avallo dello stato. Anche perché non tutto ciò che distoglie dai problemi del quotidiano porta alla meraviglia e alla ricchezza facile. Ma soprattutto lo stato non dovrebbe essere complice di una mera illusione che, svanita, porta ad una realtà peggiore dell’esistente. Eppure in alcuni casi l’interesse medio per il gioco può diventare un coinvolgimento irrefrenabile quando in palio ci sono diverse decine di milioni come sta accadendo in queste settimane. D’altronde con il jackpot a quota 162 milioni di euro, montepremi più alto di sempre in Italia, la tentazione è travolgente. Come già accadde nelle settimane precedenti la mega vincita di Bagnone, in provincia di Massa Carrara, dove nell’agosto del 2009 una sola persona vinse gli oltre 147 milioni di euro del montepremi del Superenalotto. Una cifra abnorme per una sola persona ma che sarebbe giusta e auspicabile se il montepremi fosse suddiviso per più persone. Questo il motivo che ci induce a pensare che sarebbe opportuna la modifica del gioco per restituire il giusto valore ai soldi, suddividere il montepremi del Superenalotto per più vincitori e garantire così l’equità della vincita. Chiaramente le possibilità di modificare il gioco possono essere diverse ma quella in cui crediamo di più, e riteniamo più attuabile dopo l’entrata in vigore della legge sul Federalismo fiscale, è la trasformazione dell’attuale concorso in Superenalotto Federale, dove il montepremi verrebbe suddiviso e gestito da ogni regione con estrazione indipendente. Oppure l’alternativa, quando il montepremi supera i 3 milioni di euro, cifra già eccezionale per chi è abituato a vivere con uno stipendio medio sarebbe quella di considerare l’ipotesi di girare automaticamente l’esubero economico ai vincitori con numero di combinazione successivo al primo estratto come già accade nel Totocalcio o, addirittura, a quelli con matrice numerata successiva alla prima estrazione dei numeri, a prescindere dal risultato della schedina stessa. Sarebbe sufficiente che ci fosse un primo vincitore dal quale far scaturire le vincite successive, e che l’entità del montepremi fosse suddivisa per più giocatori. In questo modo si accontenterebbero molte più persone della stessa comunità e si eviterebbe, come è capitato in alcuni casi, di far perdere la ragione agli improvvidi megavincitori, non preparati ad un cambiamento di vita tanto radicale sul piano economico, e soprattutto sprovvisti dell’esperienza del banchiere, abituato per mestiere a gestire decine di milioni di euro. Insomma, ciò che conta è ridimensionare l’entità della vincita, oggi esageratamente alta. Per questo motivo crediamo ci sia davvero bisogno di ritoccare le regole di gioco del Superenalotto affinché la posta in palio sia più adeguata e più facile da gestire per il fortunato vincitore ma, soprattutto, per dare l’opportunità a più persone e non ad una sola di cambiare radicalmente il proprio tenore di vita.
Enzo Di Stasio
Foto: www.adnkronos.com
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