La musica è donna… donne sono le muse, donna la protettrice dei musicisti, Santa Cecilia. Nonostante esse da sempre abbiano scritto, sono pochi i nomi di compositrici che si ricordano e scarsa anche l’esecuzione delle loro opere. Infatti l’aspetto più creativo del far musica, è da sempre stato privilegio esclusivo degli uomini. Eppure le donne attraverso la loro fantasia compositiva, hanno dato vita ad un patrimonio artistico di rara sensibilità, raffinatezza, originalità, sia nella scelta delle forme musicali, sia nella limpidezza tematica, sia nella ricercatezza armonica.
A cadere nell’oblio non sono state soltanto le artiste di tempi lontani, ma anche le francesi del XIX secolo, a noi più vicine. In quest’epoca una donna poteva ambire, al massimo, ad essere una pianista ma non una compositrice, pur avendo facoltà di studiare per diventarlo: insomma la professione rimaneva riservata agli uomini.
Nonostante queste pesanti pressioni sociali esercitate sulle donne di quel periodo, la loro produzione è fiorita sia quantitativamente che qualitativamente, non tanto nel genere lirico, considerato l’apice dello scrivere, quanto nella musica per pianoforte o da camera o sacra; il genere strumentale diventa l’unico ambito in cui intravedere la possibilità di un pubblico riconoscimento. Vengono alla luce, così, sonate, trii e quartetti che costellano tale repertorio dalla metà del 1800 fino alla Prima guerra mondiale.
Marie Jaëll, la bambina prodigio
Tra le tante figure femminili che animano questo prolifico periodo musicale, siamo stati particolarmente affascinati da due allieve del grande compositore César Franck (1822-1890), belga di nascita ma francese di adozione, Marie Jaëll e Mel Bonis. La prima, bambina prodigio che inizia ad esibirsi a soli 12 anni, nasce nel 1846 in Alsazia e viene costantemente supportata dalla sua famiglia negli studi musicali prima in Germania, poi al Conservatorio di Parigi; è tra le poche a raccogliere il consenso unanime del pubblico come interprete, compositrice e didatta.
Nome di battesimo Marie Trautmann, nel 1866 sposa il pianista austriaco di fama europea, Alfred Jaëll e ne adotta il cognome per accrescere la sua popolarità. Egli, però, la lascia vedova a soli 35 anni e Marie, da quel momento, si dedica completamente alla sua arte: nonostante la composizione rimanga il suo principale interesse, conduce esperimenti e ricerche per perfezionare la tecnica pianistica, avvalendosi della collaborazione del medico francese Charles Féré. Ella intuisce che, attraverso una buona gestualità, si genera un miglior suono, grazie anche all’educazione dell’orecchio e delle abilità tattili, visive e mentali dell’esecutore. La conciliazione del lato tecnico con la dimensione musicale si concretizza nel suo metodo Le toucher. Enseignement du piano basé sur la physiologie, in tre volumi, per l’insegnamento del pianoforte, utilizzato ancora oggi.
Mel Bonis, l’autodidatta
Totalmente differente il destino della seconda, Mélanie-Hélène Bonis, nata a Parigi nel 1858, adotta lo pseudonimo di Mel, per nascondere la sua identità femminile. Cresciuta in un ambiente non propenso alla musica, si accosta al pianoforte da autodidatta e accede al Conservatorio di Parigi, solo in seguito all’intervento di un amico di famiglia. Qui conosce un giovane studente di canto, di cui si innamora perdutamente, ma la loro unione è fortemente ostacolata, in favore di un matrimonio d’interesse con un ricco uomo d’affari, rimasto vedovo con cinque figli, venticinque anni più grande di lei e, tra l’altro, non amante della musica. Mel svolge il suo ruolo di madre e moglie, ha tre figli, in dieci lunghi anni di matrimonio, lontana dalla sua passione artistica.
Ma il destino dà alla sua vita una nuova direzione: un incontro casuale con il suo primo amore, la convince a riprendere la composizione e anche la loro relazione, dalla quale nasce una bimba, mai riconosciuta legalmente, affidata ad una cameriera e sempre seguita a distanza. Purtroppo, però, l’educazione religiosa e i principi tradizionalisti, portano Mel alla depressione; ciò non le impedisce di continuare a scrivere fino alla fine dei suoi giorni, realizzando un corpus di 300 composizioni, caratterizzate da spirito romantico e ricercato impressionismo.
Personalità molto diverse ma accomunate dalla stessa aspirazione: essere libere di esprimersi, facendo del loro talento una professione, in una società che ritiene incompatibile ciò con l’essere donna, specialmente se aristocratica o borghese.
Foto di copertina di Jorge Guillen da Pixabay
Foto musiciste, di pubblico dominio, da Wikipedia: Marie Jaëll – Mel Bonis
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