Grandi catastrofi che hanno cambiato la storia dell’uomo

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Grandi catastrofi. Quando se ne parla viene in mente l’estinzione dei dinosauri. È avvenuta circa 66 milioni di anni fa. La causa fu la caduta di un enorme asteroide del diametro di 17 km che avrebbe colpito la Terra alla velocità di 30 km/secondo. L’astro liberò un’energia pari a 10.000 volte quella generabile da tutti gli arsenali nucleari dei tempi della guerra fredda. Ancora oggi se ne vedono gli effetti osservando la struttura del cratere sotterraneo di Chicxulub, nella penisola dello Yucatán, in Messico.

La catastrofe determinò la scomparsa di circa l’80% delle specie vegetali e animali sulla terra. Tra le quali tutti i dinosauri non uccelli e quasi tutti i rettili marini, tranne i coccodrilli e le tartarughe. Sopravvissero i mammiferi di dimensioni ridotte, molto prolifici ma con tempi brevi di riproduzione e cure parentali quasi nulle. Tra quest’ultimi, un gruppo di primati che una sessantina di mln di anni dopo dettero origine alla specie umana.

Grandi catastrofi della storia umana, l’esplosione del lago Toba

Venendo alle grandi catastrofi che hanno cambiato la storia umana, facciamo un salto al 74-72.000 a.C. All’epoca vi fu l’esplosione di un super vulcano al di sotto del lago Toba, nell’isola di Sumatra (Indonesia). Fu una delle più catastrofiche eruzioni degli ultimi 25 mln anni. Vennero eruttati 2800 km cubi di materiale vulcanico.

L’Homo Sapiens viveva allora esclusivamente nell’Africa Orientale, tra le attuali Etiopia, il Kenia e la Tanzania. Si stima che la specie umana si sia ridotta a poche migliaia di individui. Ugualmente accadde ai ghepardi e alle tigri, agli orangutan, agli scimpansè e ai macachi viventi attorno all’Oceano Indiano.

Il nuovo clima generato dall’esplosione spinse una buona parte dei sapiens sopravvissuti a cercare nuovi territori. Fu quello il motivo per cui il nostro primo antenato lasciò l’Africa. Attorno al 72.000 a.C. attraversò lo Stretto di Aden che, all’epoca, non era più profondo di 50 cm. Poi seguì la costa asiatica sino in Indonesia. Qui imparò a navigare e, intorno al 55-60.000 a.C. giunse nell’Australia settentrionale. Fu la prima espansione della storia umana.

Grandi catastrofi, l’estinzione dell’Uomo di Neanderthal

In Europa, l’Homo Sapiens giunse intorno al 40.000 a.C., passando per il Medio Oriente. Nelle pianure ucraine incontrò un suo antico cugino, l’Uomo di Neanderthal e vi convisse per un certo periodo. Incroci sessuali vi furono, ma molto sporadici. Hanno lasciato infatti solo minime tracce nel nostro DNA. Fatto sta che, intorno al 38.000 a.C. un altro supervulcano si svegliò per dire la sua sull’evoluzione della specie umana.

Si tratta del complesso vulcanico dei campi Flegrei che provocò la più devastante eruzione del continente europeo negli ultimi 200.000 anni. La data della catastrofe coincide sorprendentemente con l’estinzione dell’Uomo di Neanderthal. Se fu proprio essa a determinarla è ancora oggetto di studio. Alcuni scienziati, però, ritengono che l’uomo di Neanderthal si sia trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

I primi sapiens, invece, si sarebbero insediati nelle zone più meridionali e occidentali di Eurasia e Africa. Evitando dunque l’impatto diretto con le variazioni climatiche generate probabilmente dall’eruzione. Le tecniche di caccia più avanzate e la maggiore complessità delle strutture sociali avrebbero favorito la sua sopravvivenza. Al contrario del nostro remoto cugino (il Neanderthal) che si estinse.

La gravissima siccità di 4200 anni fa

Secondo l’archeologo Harvey Weiss, dell’Università di Yale, una gravissima siccità avrebbe causato rivolgimenti nelle più importanti società del XXII secolo a.C. Lo studio di alcune immagini satellitari avrebbe rivelato la presenza di una depressione circolare di circa due miglia di diametro nell’area meridionale dell’Iraq. Secondo gli scienziati l’impatto di un asteroide in quel punto potrebbe spiegare i cambiamenti climatici e il contemporaneo e improvviso crollo di civiltà nel 2200 a.C.

Questo evento avrebbe determinato la caduta dell’impero di Akkad, un regno mesopotamico durato circa 150 anni. In Cina, la fine della cultura Liangzhu. Nella Valle dell’Indo sono emerse le tracce di un grande fiume completamente prosciugato e di città abbandonate. Fu il crollo della fiorente civiltà locale, con uno spostamento importante di popolazione dravidica verso sud-est. Lasciando spazio a una successiva migrazione di persone di lingua indoeuropea dalle pianure russe al subcontinente indiano.

Proprio in quell’epoca sono emerse tracce di una riduzione della portata del Nilo. Il Lago El Fayum si sarebbe interamente prosciugato. In particolare, ebbe fine l’Antico Regno, in Egitto. Quello dei costruttori delle grandi piramidi.

Grandi catastrofi, l’eruzione di Santorini

Tra le catastrofi più recenti, fu notevole l’eruzione vulcanica di Santorini (Gr.) avvenuta, secondo taluni, intorno al 1620 a.C. Secondo altri intorno al 1560 a.C. È la catastrofe che molti “fantarcheologi” ricollegano alla distruzione della mitica Atlantide.

L’evento generò una colonna verticale di gas e materiale alta 30-35 chilometri. Successivamente il vulcano si afflosciò su stesso e il magma venne a contatto con l’acqua di mare, esplodendo. Ne risultò uno tsunami alto da 35 a 150 m che devastò la costa settentrionale di Creta, distante circa 110 km. Lo tsunami devastò le altre isole dell’Egeo e la costa dell’Asia Minore. Avrebbe quindi causato la fine della civiltà minoica nell’isola di Creta o quanto meno il suo ineluttabile ridimensionamento.

Giunse anche nella Sicilia orientale, in Tunisia e in Egitto. Qui lo tsunami fu avvertito nella costa mediterranea del Sinai. Altri “fantarcheologi” attribuiscono ad esso la distruzione dell’esercito egizio all’inseguimento di Mosè e del popolo ebraico.

Il vincitore di Waterloo? Il vulcano Tambora!

L’eruzione del Tambora sull’isola di Sumbawa, nell’odierna Indonesia, fu l’eruzione vulcanica più potente mai registrata in epoca storica. Avvenne tra il 10 e l’11 aprile del 1815. La cenere proveniente dalla colonna eruttiva si disperse in tutto il mondo e abbassò le temperature globali. Innescò fenomeni meteorologici estremi e cambiamenti climatici significativi, almeno sino all’estate 1816. Quell’anno, infatti, fu definito “l’anno senza estate”. Ma determinò anche uno straordinario evento storico.

Due mesi dopo l’eruzione del Tambora, il 18 giugno, in pieno cambiamento climatico, avvenne la battaglia di Waterloo. L’imperatore Napoleone giunse sul posto e ideò una strategia perfetta, fidando sulla proverbiale mobilità delle sue truppe. Avrebbero prima annientato l’esercito inglese e poi la cavalleria prussiana. Ma le piogge dei giorni precedenti, provocate, dagli effetti del Tambora non erano state normali.

L’esercito napoleonico rimase impantanato nella vallata di Waterloo e non riuscì a sconfiggere la resistenza degli inglesi. Quando sopraggiunse la cavalleria prussiana i sogni di rivalsa dell’imperatore francese si dissolsero completamente. Ma, senza l’eruzione del Tambora, avvenuta a migliaia di chilometri di distanza, oggi staremmo a scrivere un’altra storia.

Foto di Julius H. da Pixabay

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