La vena funky di Loredana Bertè

La vena

Una delle artiste italiane più versatili, eccentriche, trasgressive e sempre avanti è sicuramente Loredana Bertè. Nata a Bagnara Calabra (Reggio Calabria), il 20/09/1950, 3 anni dopo la sorella Mia Martini, altra grande interprete della canzone italiana di tutti i tempi, si è sempre contraddistinta nel panorama tricolore per la sua inconfondibile vena rock, spaziando anche verso territori soul, funky, reggae e pop e collaborando con grandi firme del cantautorato italiano tra cui Ivano Fossati, Mango, Bruno Lauzi, Mario Lavezzi, Pino Daniele, fra i tanti. La sua arte è sempre stata ricca di grandi arrangiamenti e sonorità, grazie alla collaborazione con i più rinomati session-men italiani ed internazionali.

Entra in contatto con lo star-sytem negli anni ‘60, quando si trasferisce a Roma. Lì conosce Renato Zero (allora si faceva chiamare con il vero nome anagrafico, Renato Fiacchini) e inizia la sua carriera come ballerina al Piper. In quegli anni collabora anche con Rita Pavone, Gino Landi, Don Lurio e come corista per Chico Buarque de Hollanda e per la sorella Mia Martini. Ha anche una breve esperienza teatrale in alcune commedie musicali. Gli esordi discografici avvengono nel 1974 con l’album “Streaking”, a cui seguono “Normale o Super”(1976), contenente la celebre “Sei Bellissima”, “TIR”(1978) e “Bandabertè”(1979), quest’ultimo contenente la hit “E La Luna Bussò”, uno dei primi esempi di pezzo italiano ispirato al reggae.

Oggi vi parliamo dell’album “Loredanabertè”, datato 1980 e considerato uno dei suoi lavori migliori.

Inciso al Castello di Carimate, annovera tra i suoi musicisti nomi come Stefano Pulga, Giorgio Cocilovo, Dino Kappa, Dino D’Autorio, Rosario Jermano, Claudio Pascoli, Walter Calloni. Musicalmente questo lavoro strizza l’occhio alle sonorità funky-disco, allora tanto in voga in Italia, e si avvale di pezzi come il singolo “In Alto Mare”, composto da Mario Lavezzi (esiste anche una versione incisa da lui) su testo di Oscar Avogadro e Daniele Pace, dal groove irresistibile e con un’ottima coda strumentale di lyricon, e anche “Un Po’ di Tutto”, brano che porta la firma di un ancora non molto popolare Pino Daniele. Il mitico cantautore e musicista partenopeo firma anche il soul-blues di “Buongiorno Anche A Te”, oltre a offrire il suo inconfondibile tocco di chitarra in “Io Resto Senza Vento”. La provocazione e la sensualità fanno la loro parte nell’ironica traccia finale “Bongo Bongo”, firmata a quattro mani da Oscar Avogadro e Alberto Radius, storico componente della Formula 3.

Lo stile di quest’album, vicino a sonorità black come funk, disco, soul e blues, lo rende coinvolgente e accattivante dalla prima all’ultima traccia, segno di quanto Loredana abbia sempre saputo anticipare tendenze, grazie alla sua ecletticità musicale e al grande senso del groove, capace di liberare la musica italiana da logori stereotipi, rendendola aperta a sonorità internazionali e filtrandole con gusto tricolore, rifuggendo da manierismi fini a loro stessi. Anche la voce dell’artista calabrese fa il resto, è una vocalità graffiante, vigorosa, adatta a cantare i vari sentimenti e le varie emozioni espresse nei pezzi, con una timbrica che risulta rock n’roll ma in modo naturale, mai artefatto.

Degni di nota anche i successivi album “Made In Italy”(1981), il superlativo “Traslocando”(1982), il primo dei tre prodotti per la Bertè da Ivano Fossati e contenente la celebre hit “Non Sono Una Signora”, “Jazz”(1983), in cui troviamo “Il Mare d’Inverno”, “Savoir Faire”(1984) e “Carioca”(1985), quest’ultimo contenente cover in italiano di classici del compositore brasiliano Djavan. Loredana Bertè ha anche partecipato a 12 edizioni del Festival di Sanremo, ricevendo, quest’anno, il Premio della Critica Mia Martini.

Al di là delle varie e controverse vicissitudini personali, l’artista calabrese è da considerare tra le più grandi interpreti della canzone italiana, sempre all’avanguardia musicalmente e capace di coniugare con gran gusto il rock e il groove con la melodia italiana, oltre che fare della provocazione  artistica una delle sue cifre stilistiche.

Foto tratta dal profilo Facebook di Loredana Bertè

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