Thor Heyerdahl aveva ragione

Thor

Thor Heyerdahl. Per chi non ne ha mai sentito parlare, possiamo dire che è stato un antropologo e archeologo norvegese. Nato nel 1914, ci ha purtroppo lasciato nel 2002. Era convinto che la diffusione della popolazione umana, nel passato, sia avvenuta anche mediante viaggi transoceanici. Per dimostrare tale teoria, organizzò ardite navigazioni con natanti rudimentali attraverso gli oceani.

Nel 1947, con l’aiuto di maestranze indigene boliviane, abili in lavorazioni simili a quelle antiche, realizzò il Kon Tiki. Era una zattera/battello di legno di balsa. Con essa, tra lo stupore generale, percorse 4000 miglia marine, tra Lima e le Tuamotu. In tal modo dimostrò che la colonizzazione delle isole del Pacifico, partendo dal Sudamerica con imbarcazioni rudimentali, fosse possibile.

Forse ancor più stupefacente fu la spedizione di 18 anni dopo, nel 1970. Quando, con un battello di canne di papiro del Lago Ciad, attraversò l’Oceano Atlantico. Partì dalle spiagge del Marocco e, in 57 giorni, raggiunse le Barbados. Con lui era presente anche l’alpinista italiano Carlo Mauri.

Thor Heyerdahl fu il primo archeologo dell’Isola di Pasqua

Nel 1955, tra una traversata e l’altra, Heyerdahl si trasformò in archeologo. Si fece finanziare dal governo norvegese la prima spedizione archeologica sull’Isola di Pasqua. Sbarcò sull’isola del Pacifico con una grande nave e si mise al lavoro. Tramite l’analisi dei pollini dimostrò che prima dell’età moderna l’isola era coperta da una fitta vegetazione arborea. Analizzò poi scientificamente le possibili tecniche di costruzione e di trasporto delle grandi statue locali. Fu lui a dimostrare che in origine esse recavano sul capo quelle grandi pietre rosse, che all’epoca giacevano al suolo.

Teorico dell’archeologia sperimentale, convinse sei uomini a scolpire interamente una statua di dodici tonnellate in tufo vulcanico. Vi riuscirono in soli tre giorni utilizzando strumenti rudimentali. Successivamente altri 180 uomini, muniti di funi e di un’enorme slitta di legno riuscirono a trasportarla. Un’altra statua rimasta a terra per secoli, pesante trenta tonnellate, venne issata su una piattaforma di muratura, mediante un basamento di pietre.

La lotta tra le ‘orecchie lunghe’ e le ‘orecchie corte’

Essendo Pasqua una piccola isola circondata dall’Oceano, i suoi abitanti devono per forza essere venuti d’oltremare. Ma da dove? Heyerdahl era convinto che un nucleo portatore delle tecniche di costruzione delle gigantesche statue fosse venuto dal Sudamerica. D’altronde, sulle Ande, si ergono ancora le costruzioni megalitiche di Machu Picchu e di Tiahuanaco. A dimostrazione che le popolazioni locali erano in possesso di tali tecniche.

I pasquensi gli narrarono che, prima dell’arrivo degli europei, l’isola era abitata da due etnie diverse. L’etnia dominante era quella detta delle “Orecchie lunghe”. Costoro avevano costretto in schiavitù l’altra etnia, quella delle “Orecchie corte”. Costringendoli a lavorare per erigere le enormi statue raffiguranti i loro antenati. Tutte le statue, infatti, sono scolpite con le orecchie allungate da monili e gioielli ai lobi.

Poi le “Orecchie corte” si sarebbero ribellate. La vegetazione venne completamente distrutta e, ai primi del ‘700, tutte le “Orecchie lunghe” furono sterminate. Si salvò un solo individuo, tale Atan Atan. La tecnica di scultura e di trasporto delle statue fu dimenticata. Solo Atan ebbe cura di narrarla ai suoi i discendenti. I sei “scultori” ingaggiati da Heyerdahl, infatti, erano tutti della famiglia Atan. Secondo l’archeologo norvegese i discendenti dei supposti navigatori preistorici provenienti dal Sudamerica erano dunque le “Orecchie lunghe”. Così scrisse nel suo avvincente libro: “Aku Aku”.

Thor Heyerdahl dileggiato dall’establishment archeologico

Ma l’invidia dell’establishment archeologico mondale – come in ogni campo, d’altronde – non ha confini. Il neofita archeologo norvegese venne dileggiato da tutti i colleghi accademici. A costoro non parve vero di utilizzare la tecnica dell’esame del DNA antico, per confutarlo. Fu analizzato il DNA di un certo numero di pasquensi e risultato fu indiscutibilmente a sfavore di Heyerdahl. Non emerse alcun “marcatore” originario del Sudamerica.

Heyerdahl, ormai anziano, rinunciò a difendere la sua teoria. A nostro parere, peraltro, il risultato non poteva essere differente. Come abbiamo scritto in narrativa, infatti, ai primi del ‘700 era sopravvissuto un solo individuo appartenente alle “Orecchie lunghe”, l’etnia che, secondo Heyerdahl, era di origine sudamericana. I discendenti di tale Atan Atan, nei secoli, sono diventati sempre più di “sangue misto”. Nulla di più probabile che, ai primi degli anni 2000, sia diventato pressoché impossibile individuare “marcatori genetici” di origine sudamericana.

Oggi si scopre che Thor Heyerdahl aveva ragione

Qualche giorno fa, tuttavia, il colpo di scena. Al Musée de l’Homme di Parigi sono state identificate 15 mummie risalenti al 1670. Provenendo dall’Isola di Pasqua, sono state sottoposte all’esame del DNA antico. Tale esame ha clamorosamente rilevato che le mummie possedevano “marcatori genetici” di origine sudamericana. Inoltre, le ricerche avrebbero appurato che lo scambio dei “marcatori” sarebbe avvenuto tra il 1250 e il 1430. A tale epoca dovrebbe risalire l’arrivo dei “sudamericani” sull’Isola di Pasqua.

Non abbiamo ancora letto di qualcuno, tra gli accademici, che si sia scusato con l’ormai defunto Thor Heyerdahl. Qualcuno ha ipotizzato che un gruppo di pasquensi, nel XIII secolo abbia raggiunto il Sudamerica e ci sia rimasto un paio di secoli. Mischiatisi con le popolazioni locali, i pasquensi sarebbero poi tornati alla loro isola. Portando con loro le tecniche di lavorazione delle pietre megalitiche, diciamo noi.

In ogni caso, la recente scoperta dimostra che le traversate oceaniche con imbarcazioni primitive erano possibili. Inoltre, tra il Sudamerica e le isole della Polinesia ci fu uno scambio di popolazioni. Thor Heyerdahl aveva ragione.

Foto di Lilithy da Pixabay

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