Alle 3.32 della scorsa notte migliaia di persone in tutta L’Aquila e non solo hanno recitato una preghiera, immagino, spegnendo il lume col quale stavano illuminando la recita del loro Rosario, ringraziando ancora di essere vivi oppure per ricordare i loro concittadini, parenti, sorelle, madri, padri, figli che sono morti sotto le macerie della propria città. Alle 3.32 della scorsa notte forse una nave stracarica di profughi avrà lambito le spiagge della Sardegna, nuova rotta di migranti, e sotto le luci della Guardia Costiera centinaia di ragazzi africani si metteranno seduti sul lungo mare, berranno il primo sorso d’acqua ed invieranno l’agognato sms ai propri parenti in patria. Alle 3.32 della scorsa notte in Giappone l’imperatore sarà stato forse ancora al buio per vivere come hanno vissuto i suoi cittadini l’impatto tremendo di un altro terremoto e ricorderà gli italiani lontani ed i tecnici qui inviati per studiare anche il nostro sisma. Alle 3.32 della scorsa notte mio figlio Matteo ha pianto per i primi dentini ed i figli de L’Aquila avranno avuto una notte insonne, con le loro famiglie, per paura di ogni scossa e di ogni piccola vibrazione più forte di quella del cuore. Alle 3.32 della scorsa notte i giovani del nostro quartiere avranno rischiato di buttare via la loro vita infilandosi ubriachi, con la loro auto, sotto un camion in corsia di emergenza sulla Milano-Venezia. Alle 3.32 della scorsa notte saranno continuate le trattative politiche in Libia ma i dittatori feroci avranno approfittato del buio per eliminare qualche altro oppositore. Alle 3.32 della scorsa notte al Cristo Re di Roma è nata la prima figlia dei nostri amici e da qualche parte sarà nato qualcuno e qualcuna. Alle 3.32 della scorsa notte forse sarà morta la nonna di questa bambina e chi altro con lei avrà raggiunto il regno dei cieli. Alle 3.32 della scorsa notte sono uscito di casa, in giardino, e ho guardato quelle mie quattro mura che coprono il sonno della mia famiglia e che per altri vent’anni non saranno del tutto mie ed ancora pregherò perchè non sono stato vittima del terremoto che così, per il tempo di schiocco, si porta via tutto, senza preavviso, senza perché e lasciandoti solo le rate del mutuo da pagare in questo caso sì puntuali come la morte. Alle 3.32 di due anni fa siamo morti un po’ tutti con L’Aquila. Poi, come da copione, la vita ha ripreso a scorrere svicolando tra normalità e straordinarietà ed ognuno ha vissuto altri propri personali piccoli o grandi terremoti ma per un attimo voglio tornare lì, foss’anche per pochi secondi ma con grande intensità, per vedere se la forza della preghiera è pari a quella di un terremoto per scuotere le nostre vite, le nostre coscienze e cambiare davvero. Anche allora mancavano pochi giorni alla Pasqua ovvero al “terremoto più grande”, la Resurrezione così silenzioso ma fragoroso seppur dolce che ha cambiato la storia dell’Umanità.
Giorgio Gibertini
Foto: quiquotidiano.it
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