Ieri, 21 aprile, in Campidoglio, la sindaca Virginia Raggi ha celebrato il 2771mo anniversario della nascita di Roma, secondo la leggenda fondata da Romolo nel 753 a.C.. La Raggi, dallo scranno più alto dell’aula Giulio Cesare, ha affermato «Sono orgogliosa che Roma possa festeggiare aprendosi alla città, perché quello che più desideriamo è che i romani e tutte le persone che a Roma hanno scelto di vivere riconoscano questa città come casa propria. Dobbiamo unire la tradizione alla modernità e dare alla nostra città un segno di speranza e costruire un futuro».
Alla festa ha partecipato anche Gigi Proietti, al quale è stato assegnato il Premio Cultori di Roma 2018. L’attore romano dopo aver ringraziato la prima cittadina per il riconoscimento conferitogli, ha augurato a Roma «di migliorare, di essere sempre più ospitale, di perdere un po’ di nervosismo. E poi – ha aggiunto – dal punto di vista strutturale, ovviamente tutti noi romani ci auguriamo che si tappino le buche, che funzionino i trasporti, insomma non è una grande novità. Dal mio punto di vista – ha continuato l’attore – mi auguro che nascano più teatri e più iniziative di tipo culturale».
Purtroppo, però, a noi comuni cittadini, il degrado crescente e le anarchie imperanti tangibili in città non ci fanno festeggiare questo compleanno con lo stesso entusiasmo della sindaca ma, piuttosto, con rammarico e tristezza, dovuti alle continue gestioni approssimative delle giunte comunali susseguitesi negli ultimi anni in Campidoglio.
Da molto tempo leggiamo, sui social e sui media in genere, le lamentele accorate e le segnalazioni di disservizi da parte dei romani più attenti alle questioni sociali. In città escono continuamente, come lumache dopo la pioggia, comitati di quartiere, organizzazioni pro-Roma, blog e siti internet al riguardo ma nella totale indifferenza delle diverse giunte capitoline.
Per onestà intellettuale e per dovere di cronaca dobbiamo dire anche che la colpa dello sfacelo capitolino non è tutta dell’attuale amministrazione. La capitale d’Italia negli ultimi decenni non è mai stata una città esemplare, né per la sua viabilità, malata di traffico caotico permanente, né ha mai brillato per l’eccellenza nei trasporti, lenti e insufficienti. La protezione dei suoi siti archeologici è sovente trascurata e di conseguenza monumenti ed opere d’arte millenarie sono vittime di vandalismo e negligenza istituzionale.
Probabilmente, la città eterna subisce la faziosità politica in maniera più spiccata rispetto alle altre capitali europee a causa del suo valore culturale inestimabile e, per questo, di volta in volta, è maltrattata dai detrattori o presa come esempio di eccellenze dai sostenitori del sindaco di turno.
Il vero romano, però, ama Roma a prescindere dal governo in carica, dal traffico, dal caos, dalle inefficienze. L’attaccamento alla sua città è come quello di un neonato legato alla propria madre dal cordone ombelicale. Si nasce e si cresce con l’ingenuità di credere che il mondo sia perfetto e gli umani tutti onesti e capaci; poi, però, sappiamo tutti quello che accade. Il romano è un po’ così: un ingenuo accecato dall’amore per la sua città.
Ad alcuni amministratori bisognerebbe ricordare questo valore aggiunto: l’attaccamento e l’amore per la propria città. Inoltre, ricordargli che Roma è dei romani ed è patrimonio dell’umanità e non dei partiti; e neanche di quei sindaci che vorrebbero gestirla secondo i propri capricci e interessi personali e non per conto dei cittadini che gli hanno affidato il mandato temporaneo.
Nel caso specifico, dopo quasi due anni di governo della giunta Raggi, credo sia giunto il momento per porre fine allo scempio in atto. Roma è ancora sporca, con strade piene di buche, disorganizzata e insufficiente nei servizi. Lo so, l’argomento è diventato stucchevole da trattare ma anche impossibile da ignorare. L’Ama e l’Atac, le due società municipalizzate che operano nel settore ambientale e dei trasporti, presentano debiti per oltre un miliardo di euro, ciascuna. Sono gestite male e non degne di essere delle organizzazioni adatte a curare la pulizia, il decoro urbano e i trasporti pubblici di una capitale europea. Il tempo dell’inesperienza del primo cittadino è finito, è ora di agire e di rendere concreti i begli auspici che spesso le sentiamo annunciare.
Tuttavia, noi romani non dobbiamo perdere la speranza di vedere la nostra città ben gestita e organizzata. Dobbiamo essere ottimisti perché Roma, con la sua ricchezza storica e culturale apprezzata in tutto il mondo, ambita e desiderata dal potere politico e dalle lobby massoniche, vittima spesso di interessi commerciali, con giunte comunali oggetto di gestioni istituzionali superficiali e faziose, è però riuscita nei secoli a restare viva e patrimonio prezioso dei romani e dei turisti di tutto il mondo.
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