A Torre del Lago, Manu Lalli: l’arte di trasmettere l’arte

Dopo il debutto dell’8 agosto, questa sera, nell’ambito del 66° Festival Pucciniano di Torre del Lago, andrà in scena la seconda recita di Madama Butterfly, nella visione di Manu Lalli, regista dalla sensibilità rara, che affronta per la prima volta questo capolavoro, per il quale firma, oltre alla regia, anche scene e costumi.

In questa stagione, condizionata dalla pandemia Covid-19, va un grande plauso al Maestro Giorgio Battistelli, grande compositore nonché direttore artistico del Festival, e a tutta l’organizzazione che ha saputo far fronte alle comprensibili difficoltà. Il pubblico, che come dice il Maestro “ha gran voglia di ascoltare la musica e di venire al teatro”, ha risposto con un tutto esaurito per ogni recita.

Dalla posizione privilegiata di un’artista che ha la possibilità di rivolgersi a tante persone, la regista ha colto l’opportunità per lanciare un forte grido d’allarme, non limitandosi a una semplice messa in scena, ma anzi dando una lettura molto originale della vicenda, richiamando tutti noi a riflettere e ad agire.

Una scena di Madama Butterfly

Il libretto dell’opera di Illica e Giacosa è derivato dall’omonima tragedia di David Belasco, che a sua volta è stata tratta da un racconto di John Luther Long, ma il primo spunto di questa storia si può ritrovare nel romanzo autobiografico del francese Pierre Loti, Madame Chrysantème. Narra di un marinaio francese che, dopo l’approdo con la sua nave nel porto di Nagasaki, decide di comprare temporaneamente una moglie giapponese, come allora permesso dalla legge. La descrizione della cannoniera che entra nel porto di Nagasaki, che è come un fiordo in cui a destra e sinistra si trova una natura rigogliosa, piovosa e verdeggiante, evoca un gesto quasi erotico e ci dà la prima chiave di lettura di questo straordinario spettacolo: l’uomo civilizzato Pinkerton penetra dentro la natura, la possiede, ma non la conosce e quindi è destinato a distruggerla.

Il secondo tema, il più evidente in Butterfly, è quello della prevaricazione  dell’uomo sulla donna. Le cronache ci ricordano continuamente che è un problema sempre vivo, ma l’interpretazione che ne dà Manu Lalli è di una profondità incredibile, va oltre, e offre moltissimi spunti di riflessione. In tutto lo spettacolo il tema ambientale e quello della violenza sono sempre compenetrati l’uno nell’altro, l’uno metafora dell’altro: nel primo atto, le donne, tutte vestite di un rosso acceso, celebrano l’amore e la vita immerse in una scenografia pervasa da un centinaio di alberi rigogliosi. Tuttavia, Pinkerton è lo stereotipo dell’uomo civilizzato, pieno di soldi, che beve e fuma fino allo stordimento, che pensa di essere portatore di una civiltà superiore e che, in nome di quella, tutto gli sia concesso, persino comprare una moglie adolescente per poi abbandonarla al suo destino.

Questo tipo di uomo, così come non comprende la natura, allo stesso modo non conosce l’amore e il suo tocco distrugge tutto. Infatti, nel secondo atto gli alberi rigogliosi sono diventati rami secchi e le donne hanno dismesso il loro colore sgargiante e ora si vestono di bianco, in Giappone il colore del lutto: la natura perde la sua bellezza, la sua poesia e muore. Anche Kate, la moglie americana di Pinkerton, che in quasi tutti gli allestimenti è vista come un personaggio totalmente negativo in combutta con il marito per rapire il bambino, qui si veste con gli stessi colori delle altre donne. Il messaggio è chiaro: anche lei è vittima di questo tipo di uomo; se una persona vive l’amore in modo sbagliato nei confronti di una donna, lo sbaglia con tutte le donne. Il “fiorito asil” non esiste più, perché è Pinkerton stesso che l’ha distrutto. Kate, così come Butterfly, in una sorta di solidarietà femminile, rappresenta il prosciugamento dell’affettività, mentre l’atteggiamento colpevole dell’uomo verso la natura ne mostra un’altra faccia: è quell’atteggiamento tipico dei vecchi colonizzatori che continuano a comportarsi come tali anche oggi nei confronti dei paesi in via di sviluppo.

Cio Cio San Shoiko Okada – Suzuki Annunziata Vestri

C’è un ulteriore, importante, messaggio che Manu Lalli vuole lanciare: ogni anno decine di migliaia di uomini italiani viaggiano verso l’Estremo Oriente con il solo scopo di sfruttare sessualmente adolescenti di entrambi i sessi, quando non addirittura bambini e poi se ne tornano dalla famiglia a vivere le loro vite come se niente fosse. Nello spettacolo questo aspetto è reso evidente nell’ultima scena, da brividi, quando al momento dell’estremo sacrificio di Butterfly, non è più solo il bambino a essere bendato perché gli sia sottratta la vista del suicidio della madre, ma tutto il coro, rimasto in scena nonostante non gli siano previste parti cantate, come a simboleggiare che c’è un’intera società che non vuol vedere il triste fenomeno dello “stupro etnico”.

Con la sua arte, la regista legge quest’opera in chiave contemporanea, dando voce e denunciando forte e chiaro le problematiche che affliggono la nostra società: “Signori, non ci siamo, ci stiamo comportando male, occorre fermarsi e ripensare nuove relazioni tra gli esseri umani e tra questi e la natura”, afferma Manu Lalli (foto a destra). Per formare cittadini con senso civico, rispettosi delle diversità, delle tradizioni e della natura, “occorre che le istituzioni investano in modo importante e consapevole sull’educazione, cioè sul futuro dei nostri figli”.

È proprio a questa fascia d’età che Manu Lalli, con l’Associazione Venti Lucenti, dedica i progetti di divulgazione dell’opera lirica, quindi dell’arte e della sensibilità che questa comporta. Infatti, durante i suoi spettacoli, i bambini non sono semplici spettatori bensì veri protagonisti che vivono in prima persona le vicende che interpretano e una volta sul palcoscenico riescono a emozionare e ad appassionare anche gli adulti.

L’operato di Manu Lalli e di Venti Lucenti è davvero un lavoro meritorio che ricorda quello di Elzéard Bouffier, il protagonista del magnifico racconto L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono: ogni giorno seminano e trasmettono l’arte, con la speranza che da centomila semi possano nascere diecimila alberi.

Per informazioni sul Festival Pucciniano e la locandina degli interpreti: puccinifestival.it

Per saperne di più sulle attività di Venti Lucenti: ventilucenti.it

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