Entro il 2016 saranno installati cento esemplari di case dell’acqua distribuiti tra Roma e provincia. Secondo l’amministrazione locale, a quanto pare, c’era assoluto bisogno di strumenti per abbeverare la città che già duemila anni fa veniva chiamata Regina aquarum, per la grandissima disponibilità idrica potabile di cui disponeva.
E i nasoni, le fontanelle pubbliche di Roma che distribuiscono acqua potabile gratuita, dove sono finiti? Ci sono ancora e sono circa 2500. Allora a che pro installare queste nuove case dell’acqua?
L’Associazione AQUA ITALIA (associazione costruttori impianti e componenti per il trattamento delle acque primarie) dichiara che il passaggio dalla fontana a sistemi locali di affinamento/post-trattamento porta a ricreare spazi fisici di aggregazione sociale, in quanto sarebbe consentita la possibilità di fruizione collettiva e personalizzata. Ma ciò su cui punta ACEA è l’erogazione di acqua fresca e frizzante erogata gratis che porterebbe un risparmio di 130 euro a famiglia ogni anno, e la possibilità di ricaricare fuori casa il proprio cellulare o tablet attraverso porte Usb.
Ma perché cittadini abituati a comprare casse di acqua minerale, improvvisamente dovrebbero recarsi presso queste futuristiche case dell’acqua per rifornirsi della stessa acqua che sgorga dal rubinetto di casa propria?
Altroconsumo, l’associazione italiana di consumatori, ha realizzato un’inchiesta mettendo a confronto le analisi sui parametri di qualità di dieci campioni di acqua prelevati dalle cosiddette “case dell’acqua”, in dieci Comuni distribuiti nel centro-Nord Italia, e quelle di altrettanti campioni prelevati dalle fontanelle pubbliche adiacenti.
Risultato: non c’è motivo per preferire l’acqua delle casette a quella di casa, a meno che non si abbia un problema di tubature. Le società che garantiscono la distribuzione domestica, infatti, sono responsabili dei controlli dai pozzi fino ai contatori dei singoli palazzi. “I rubinetti erogano un’acqua che, stando ai parametri fissati dal decreto legislativo 31 del 2001, ha uno standard di qualità elevato – spiega Massimo Labra, docente di biologia vegetale all’università Bicocca di Milano -. Al palato può risultare più pesante e con un odore di cloro più persistente, ma nulla che faccia dubitare della sicurezza del prodotto”.
E per di più sappiamo che il sistema di ricircolo dell’acqua dei cari vecchi nasoni era stato pensato per evitare il ristagno e quindi la possibile proliferazione di batteri nell’acqua, cosa che invece non è garantita dall’acqua che stagna nelle moderne strutture e che pertanto non distribuiscono acqua realmente fresca, ma di deposito (stesso motivo che portò a ritirare i rubinetti a pulsante adoperati per un periodo sulle fontanelle).
Ma forse permettono per lo meno di risparmiare?
Prendere apposta l’automobile per rifornirsi di bottiglie non conviene: né al portafogli né all’ambiente. Fare scorte è svantaggioso: l’acqua delle casette, come quella del rubinetto, va consumata al massimo entro tre giorni. “Quando conserviamo l’acqua, non sappiamo se i nostri contenitori sono sterili – prosegue Labra -. Le bottiglie andrebbero tenute al fresco e in un ambiente poco umido. Non è consigliato, pertanto, accumulare litri di acqua sui balconi”
Inoltre, si è sempre pensato che i nasoni sprechino chissà quale quantità di acqua, senza sapere che questa entra in un sistema di riutilizzo per innaffiare parchi e giardini e perciò non viene perduta. E allacciare le casette dell’acqua ad un sistema elettrico acceso 24 h su 24 per “garantire” energia ai nostri cellulari e monitor su cui poter avere informazioni non pensiamo che possa inquinare? Per non parlare dell’ingente investimento complessivo ad opera di Acea di ben 3 milioni di euro per realizzare tutte le strutture.
Ma tralasciamo anche questo. I nasoni sono un simbolo di Roma, delle tradizioni e dell’identità della città eterna. E si sono già verificati casi in cui sono stati rimossi per essere sostituiti da questi apparecchi moderni che nulla rappresentano dello spirito della città. Tra questi casi, ha fatto scalpore la rimozione della fontanella di travertino con la lupa, un oggetto artistico e sociale.
Sul web si possono leggere decine di post PRO NASONI al grido comune di “Aridatece la vecchia fontanella”!
Foto di Stefano Montesi
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