Alex Zanardi, classe 1966, nasce a Bologna, da papà Dino e mamma Anna. Sin da bambino trova nelle corse in auto e nelle competizioni la sua passione, debuttando ancora giovane nella categoria kart. Il talento non manca di certo e, seppur non dotato di grandi sponsor al seguito, riesce a sopperirvi grazie alla bravura, riuscendo a fare strada nel mondo delle competizioni. In pochi anni, disputa le serie dette minori come la Formula 3000 e riesce ad arrivare sino alla Formula 1, correndo anche per una storica scuderia come la Lotus. Zanardi trova però il suo ambiente ideale oltre oceano, nella CART, dove sul finire di secolo vince due campionati mondiali, divenendo l‘idolo delle folle per la sua bravura ma soprattutto per il suo carattere, così grintoso ma al contempo genuino e sereno.
L’incidente
Il 15 settembre 2001, nella tappa europea del Lausitzring, sembra un giorno di gara come tanti, in una stagione in cui Zanardi non riesce a brillare, colpa di un team nuovo e poco esperto, oltre a problemi di affidabilità della vettura. Il 15 settembre però Alex è in forma, riesce a guidare bene e si ritrova nelle prime posizioni, fino a tredici giri dalla conclusione, quando rientra ai box per fare rifornimento.
All’uscita della corsia dei box, quando la sua vettura sbanda sull’asfalto bagnato, il pilota Tagliani non può che centrarlo in pieno, spezzando in due la Honda di Zanardi ed amputando brutalmente le gambe del pilota italiano. La corsa disperata in ospedale, il rischio di morire dissanguato, l’estrema unzione del cappellano, le quindici operazioni in pochi giorni, il coma farmacologico: un dramma sportivo e soprattutto umano, che danno il via ad una delle più belle storie umane e sportive che conosciamo.
Riprendersi è dura, in pochi giorni Zanardi si ritrova pesantemente menomato e con una vita difficile davanti. Il pilota bolognese però è testardo, caparbio e difficile da abbattere moralmente. La sua riabilitazione viene portata avanti in un centro pubblico, in mezzo a tanta gente che i suoi soldi non li ha, portando Zanardi faccia a faccia con la realtà drammatica di chi ha il suo stesso problema ma non ha le sue possibilità per avere i migliori medici al mondo, volendo.
Una nuova vita
Alex riesce ad imparare nuovamente a camminare grazie alle protesi e lotta ogni giorno per imparare una nuova mobilità ed a vivere una quotidianità diversa, che riesce a rendere uguale. Dichiarerà dopo i primi mesi: «Fino a poco tempo fa era un successo riuscire a vincere un Gran Premio, oggi il successo per me è riuscire ad andare a rispondere al telefono prima che smetta di suonare».
Incontra tante persone durante il suo cammino di riabilitazione, che vivono le stesse difficoltà, la stessa vita, che azzera tutte le diversità di ”classe” e pone tutti sullo stesso livello. Diventa l’idolo di chi lo vede compiere passi da gigante e sudare, faticare, sopportare, come pochi altri.
Zanardi riesce addirittura a tornare al mondo delle corse in auto, vincendo alcune gare e sfiorando la vittoria del campionato mondiale di Gran Turismo.
La sua sembra una vita destinata a rimanere così, nella gioia di aver ripreso una vita quasi normale anche se di per se straordinaria, con la soddisfazione di essere riuscito a tornare a correre. Ma la vita con la sua imprevedibilità lo porta in un Autogrill di una autostrada italiana, lo porta a conoscere Luca Mazzone, atleta paralimpico di handbike, con cui diventa ben presto amico e grazie al quale capisce che l’handbike è il suo futuro.
La svolta, la forza, l’handbike
Costruisce da solo la sua prima bicicletta, inizia ad allenarsi e già dalle prime gare si capisce che la sua potenza è qualcosa raramente visto: nel 2007 ottiene il titolo italiano e nel 2010 conquista l’argento ai campionati del mondo. La sua carriera di sportivo decolla nuovamente, diventa idolo e leader morale di tutti gli atleti disabili, che vedono in Alex Zanardi un modello da seguire quando la sfortuna ed i casi della vita deviano il corso su strade buie, fatte di sofferenza, sogni infranti e lacrime di disperazione.
Zanardi corre forte, anche ai giochi paralimpici di Londra 2012, dove conquista due medaglie d’oro ( cronometro e corsa in linea) e una medaglia d’argento ( staffetta a squadre). Dal 2013 al 2015 diventa l’atleta di riferimento del movimento mondiale, conquistando nove medaglie ai campionati del mondo, di cui otto del metallo più prezioso, nelle varie categorie, presentandosi ai giochi di Rio come l’uomo da battere. A Rio è ancora tripudio, con tre medaglie al collo, di cui due d’oro, e la medaglia d’argento conquistata proprio il 15 settembre, quindici anni dopo l’incidente del Lausitzring, l’incidente che ha cambiato la vita di Zanardi, portandola da vita di successo e vita esemplare.
Fonte foto: grandprixtimes.com , sutton images, Reuters, Jenson Buttner, EPA
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