Uno studio italiano, condotto dai ricercatori dalla Scuola Superiore Normale di Pisa e dall’Istituto Europeo per la Ricerca sul Cervello (EBRI- fondato dalla prof. Montalcini), diretto da Antonino Cattaneo (professore di fisiologia a Pisa) ha aggiunto un nuovo tassello per fare luce sull’origine delle formazioni tossiche che causano la malattia di Alzheimer.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Nature Communications” (luglio 2014). E’ stato possibile individuare, su cellule di criceto, il sito intracellulare dove cominciano a formarsi gli oligomeri (In biochimica, il termine oligomero o meglio oligonucleotide è utilizzato per piccoli e brevi singoli frammenti di DNA o RNA ) del peptide Abeta che danno origine alla patologia. Il reticolo endoplasmatico cellulare sarebbe il luogo dove ha origine il problema. Alla base di tutto una proteina beta-amiloide che sembra sia, secondo molte evidenze scientifiche, implicata nella malattia. Questa proteina porterebbe alla formazione di quelle placche cerebrali che sono generalmente visibili nelle persone colpite dall’Alzheimer.
Per semplificare: i neuroscienziati hanno individuato il punto esatto dove nasce nel nostro cervello l’Alzheimer che si crea quando una proteina chiamata beta-amiloide viene lentamente espulsa dalle cellule che risiedono nel cervello dando origine alle placche ed alla malattia.
Durante la recente Conferenza Internazionale dell’Alzheimer Association (luglio 2014), il dr. Keith Josephs, professore di Neurologia alla Mayo Clinic (Minnesota) ha dichiarato in un suo studio preliminare, condotto su 342 pazienti che, nella malattia, potrebbe giocare un ruolo chiave una proteina chiamata TDP-43, soprattutto nel disturbo della memoria. Molti ricercatori hanno concordato sull’ipotesi, ritenendola valida.
Un esame del sangue potrebbe probabilmente predire Alzheimer e demenza. Sulla rivista Alzheimer’s & Dementia Journal (luglio 2014)è stato pubblicato uno studio nel quale si sostiene che un gruppo di 10 proteine (marcatori) sarebbe predittiva della presenza della patologia neurologica con una accuratezza dell’87%. Si potrebbe scoprire la demenza ancora quando è ancora in fase asintomatica, visto che dalla nascita al suo esordio possono passare anche più di 10 anni. Il test comunque deve ancora essere validato per poter diventare una realtà ed essere commercializzato.
Un esame della retina non invasivo renderà possibile la diagnosi precoce dell’Alzheimer. Un centro di ricerca americano, il Cedar Sinai di Los Angeles insieme all’Azienda Neurovision hanno presentato durante la Conferenza Internazionale dell’Alzheimer association (luglio 2014) uno strumento testato su pazienti e soggetti di controllo sani. L’apparecchio permette , attraverso un sistema di “colorazione” che ha come ingrediente principale il “curry” di visualizzare nella retina le placche di frammento beta-amiloide, la proteina che si accumula eccessivamente nel cervello delle persone con demenza.
Nasce Brain Training , un software per aiutare i malati di Alzheimer. Sappiamo che il cervello è un sistema “plastico”, cioè un sistema che può creare nel tempo con l’allenamento nuove “sinapsi”, cioè nuovi collegamenti cerebrali. La letteratura scientifica ha confermato i risultati positivi del training cognitivo computerizzato nel mantenimento e nella prevenzione dei disturbi cognitivi, specialmente nel declino legato all’età. Un gruppo di specialisti, con a capo il Neurologo Giancarlo Bertoldi, ha dunque messo a punto questo software che può aiutare i malati di Alzheimer, fornendo anche un certo numero di dati a conferma della bontà del progetto. Lo staff medico dell’azienda afferma di aver registrato un miglioramento cognitivo del 27% su un periodo di 4 mesi. Lo strumento è composto da 70 esercizi suddivisi in tre livelli di difficoltà progressivo e personalizzabile in base al tipo di utente. E’ in sperimentazione in ospedali, strutture private, ma è acquistabile anche dal singolo paziente per l’assistenza domiciliare. Ha partecipato al progetto software anche un’azienda che fa parte di I3P , l’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino che da anni si interessa di sviluppare programmi di training mentale e stimolazione cognitiva.
Dr. Gherardo Tosi
Psicologo Psicoterapeuta
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