Dal voto degli italiani per le elezioni amministrative sembra sia giunto un messaggio chiaro ed inequivocabile: politici, basta parole, vogliamo fatti concreti. Non ci sono più territori acquisiti, colorati di rosso o di azzurro, ma terre aperte al nuovo amministratore, chiunque esso sia, senza più condizionamenti da appartenenze ideologiche.
Si sa, sono elezioni amministrative, diverse da quelle politiche ma il dato è inconfutabile: i cittadini sono stanchi di fuffa, c’è bisogno di concretezza e non di azioni politiche circoscritte all’interno delle assemblee istituzionali, utili soltanto agli addetti ai lavori.
Secondo la gran parte degli analisti politici, il partito democratico di Renzi ha perso chiaramente questa tornata elettorale, invece, secondo lo stesso segretario del Pd questa analisi non sarebbe corretta perché il suo partito ha conquistato più sindaci (67 a 59) rispetto agli avversari. Continua quindi la visione, anzi la cecità, arrogante, attribuita da molti commentatori politici all’ex premier fiorentino, di chi non vuole ammettere la sconfitta ed assumersi le responsabilità del caso.
Perdendo le ex roccaforti di sinistra, liguri, toscane e la lombarda Sesto San Giovanni, non sembra esserci alcun dubbio che la batosta sia stata, invece, palese e pesante.
Ancora una volta, dopo il referendum, gli elettori del Pd sembrano voler punire l’inettitudine del partito, dimostrata soprattutto nella gestione delle politiche sociali e delle periferie delle città.
Così come sembra bocciata la pessima gestione dell’integrazione degli immigrati, con presenze sproporzionate rispetto agli abitanti, anche nelle città governate dal partito di Renzi. Ormai, oltre al commercio abusivo, incontrollato e mal sopportato da cittadini e negozianti, con la sporcizia e le bottiglie di birra vuote ammucchiate ad ogni angolo delle città, i quartieri di molti comuni italiani sembrano essere diventati discariche a cielo aperto.
Inoltre, non poco peso sul voto ha avuto, a mio avviso, anche la pessima gestione finanziaria a favore delle banche, portata avanti dal governo nazionale a guida Pd; il Jobs act e la Buona scuola di Renzi, dimostratisi entrambi, a dir poco, inefficaci.
Votando il centrodestra, l’elettore insoddisfatto, anche quello del Pd, ha voluto rilevare che piuttosto che essere governati dal renzismo, copia del berlusconismo con il “valore aggiunto” dell’evidente simpatia verso le banche, sia meglio provare l’originale arricchito dagli intransigenti Salvini e Meloni.
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