Amore, sessualità e contenimento sociale

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Pare che, per la prima volta nella storia recente, il delicato tema dei rapporti sentimentali in corso abbia subito un autentico ed anomalo “terremoto”.

In meno di un mese e mezzo, già si percepisce un clima relazionale profondamente cambiato e non in senso positivo dal punto di vista emozionale.

Le dinamiche dell’amor sacro e dell’amor profano in tempi di coronavirus si sono capovolte nel loro intrinseco significato erotico e ove non riscoperte sul piano affettivo, sono malamente scivolate in una direzione diametralmente opposta alla prassi consolidata nel breve arco di tempo delle ultime sette misere settimane.

I risvolti pratici sono i seguenti.

Una volta escluse le coppie sposate e conviventi stabilmente assestate su equilibri affettivi e sessuali, per le quali la pandemia può aver anche rappresentato una piacevole parentesi di vita intima rafforzata dal maggior tempo a disposizione per dedicarsi alle gioie del sesso, per quelle un po’ più annoiate e traballanti si stanno consumando momenti decisamente duri da sopportare.

Da un lato, alla coppia che coabita da molto tempo e soggetta a una fisiologica diminuzione di coinvolgimento emotivo, in luogo dell’astinenza forzata, si è magari riproposta una doverosa sessualità domestica, però sostitutiva – per forza di decreti limitativi della libertà di spostamento – di quella talora esercitata furtivamente altrove.

Se a questa ripresa di attività non corrisponde un’altrettanta riscoperta della sopita passione di un tempo, il sesso (sul cui esercizio è stato peraltro anche sanitariamente raccomandato di evitare la canonica posizione frontale per non rischiare il possibile contagio) diventa frustrante di per sé e tende quindi ad alterare il tono dell’umore, abituato a ricevere piacere esterno anche dallo stesso movimento fisico da un luogo all’altro della città (o regione) oggi vietato, fino al raggiungimento materiale dell’oggetto del desiderio clandestino.

Ciò produce, ahimè, quel pericoloso senso claustrofobico determinato dalla mancanza di armonia di coppia che rischia di degenerare in crisi vera e propria, che si manifesta con la tipica crescente mal sopportazione reciproca, spesso sconfinante in possibili maltrattamenti in famiglia.

Dall’altro lato, distinguiamo due sottocategorie:

– quelle dei singles convinti veri e propri che al momento si accontentano con le pratiche del fantasioso autoerotismo, tutt’al più supportato da sextoys e filmatini pornografici, essendo vietato ogni spostamento anche per recarsi a divertirsi da altrettanti singles incalliti inclini a pratiche poliamorose, tra cui rientrano, in parte, quelli coniugati con doppia vita reciproca (se pur con qualche correttivo);

– quelle degli amanti singles che sono invece i fedeli destinatari delle focose gesta erotiche provenienti dai suddetti partners impegnati quanto annoiati e forse non più innamorati del coniuge o convivente, ai quali si è bruscamente presentato il triste panorama dell’autentico deserto sessuale ed affettivo, con conseguente depressione condita di ansia, gelosia, sindrome abbandonica e insopportabile sensazione di malessere e solitudine.

E la pressione cresce fino ad alterare anche le dinamiche degli sciagurati lontani e sofferenti, perché non basta più coltivare la pazienza di attendere l’allentamento della clausura protettiva che la logica statale ci impone di rispettare per evitare il pericolosissimo contagio.

E ci sono infatti due consistenti grossi “ma”.

Il primo “ma” è che, molto più spesso di quanto non si creda, dietro queste relazioni clandestine albergano sentimenti reali, fatti di attese molto più consistenti e fiduciose del previsto, principalmente quella di attendere i tempi adatti (che spesso non arrivano mai) per confessare la verità al coniuge e così finalmente poter iniziare una nuova vita a due con colui o colei che in questo momento, prigionieri in casa propria in compagnia dei legittimi consorti e disponibili ad adempiere anche ai doveri di letto, determinano strazi di gelosia devastanti ed esternati dall’amante irraggiungibile con messaggi  disperati di ogni tipo che vengono letti in furtivi momenti isolati in bagno, o direttamente a notte fonda quando tutti dormono (o almeno sembra) o direttamente sul balcone mentre si fa finta di cantare a squarciagola insieme ai vicini di casa.

Il secondo “ma”, consequenziale al primo, concerne quel pericolosissimo attimo di perdita della pazienza, generatore di formidabili scenate che ormai avvengono anche in corso di videochiamata, da sempre caratterizzate dal grido ricattatorio che incita alla scelta del “O me o lui!” analogo al “O me o lei!” a seconda dei casi; la conseguenza è sempre disastrosa perché anche ai migliori sentimenti si sovrappongono nuovi sgradevoli umori che minano alla radice anche il più nobile dei propositi della coppia, sia nuova che (eventualmente) vecchia.

Anche in tempi di normalità, situazioni di questo tipo creano i presupposti per riscoprire il piacere di tornare ad essere semplicemente single, ma la contingenza economica che accompagna questa terribile avventura pandemica potrebbe scoraggiare scelte separative drastiche, anche se sono in molti a ritenere che avverrà esattamente il contrario.

Tra i professionisti che dovrebbero beneficiare di un rilancio facilitato nel corso del superamento dell’emergenza sanitaria, sarebbero infatti annoverati proprio gli avvocati, oltre agli psicologi e ai mediatori familiari; tuttavia, se è pur vero che le gioie e le certezze offerte dalla dimensione familiare tendono a vacillare nei momenti di difficoltà economica per insorgenza più frequente di discussioni e incomprensioni, è altrettanto vero che lo smarrimento individuale che potrà conseguire alle oggettive difficoltà che la pandemia in atto potrebbe lasciare dietro di sé, potrebbe sortire l’effetto temporaneo di azzerare le passioni erotico-amorose, magari rivalutandone l’aspetto spirituale.

 C’è infine da augurarsi, in ottica di recupero delle singole doti individuali che saranno favorite dal contenimento obbligato, che gli amori malati e violenti condizionati da dipendenza emotiva e che troppo spesso sconfinano nella lesione della dignità dell’altro fino alla prevaricazione violenta a costo del bene della vita, possano essere finalmente definiti con forme più civili, con accordi separativi equilibrati e verso una nuova direzione di rinnovate possibilità di amore, magari meno sopravvalutato, però più onesto, autentico e sincero.

Foto di Karen Warfel da Pixabay

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