Ieri Papa Francesco, durante la messa a Santa Marta, l’ultima prima della pausa estiva, ha esortato i fedeli a non aver paura del rinnovamento della Chiesa: “ La Chiesa va rinnovata. Fa male vedere un prete su una bella auto”. “Nella vita cristiana, anche nella vita della Chiesa, ci sono strutture antiche, strutture caduche: è necessario rinnovarle”. “A me fa male quando vedo un prete o una suora con una macchina di ultimo modello. Non si può. Pensate a quanti bambini muoiono di fame” ha detto il Pontefice.
Attualmente, però, oltre ad una condotta misurata, il problema maggiore a cui i preti dovrebbero far attenzione, e analizzare, è quello della scarsa affluenza nelle basiliche, nelle cattedrali e soprattutto nelle parrocchie di domenica. Pensare alla soluzione per porre rimedio a quella che potrebbe essere la vera causa dell’allontanamento dei fedeli dalla religione, dalla famiglia, dal matrimonio e dalla solidarietà cristiana: una Chiesa arcaica.
In un mondo dove ormai l’amicizia si fa principalmente in modo virtuale, dove le persone si incontrano soprattutto su Facebook o nelle chat line, diventa difficile portare i fedeli in chiesa ma arduo è portarci i giovani e far capire loro che in questi luoghi gli si può offrire “soltanto” la Fede per il Signore.
Quei giovani che hanno difficoltà a sposarsi perché senza lavoro o con un lavoro precario che non permette loro di guardare con serenità ad un futuro certo e che non permette loro di affittare o acquistare una casa per poterci vivere assieme. Quei giovani a cui viene negato, in questo modo, anche il gusto di fare festa nel giorno che dovrebbe essere unico nella vita di un cristiano, quello del matrimonio. Quei giovani ai quali vengono dati come riferimenti il personaggio televisivo di turno uscito da un reality o le veline di Striscia la Notizia. Per carità brave, belle ma pur sempre vallette. Quei giovani a cui noi adulti non insegniamo più la generosità verso gli emarginati, la solidarietà cristiana. Insomma, quei giovani che non ridono più e che si divertono solo se sballati o davanti ad un iPhone, ad un S4 o alla Play Station. Quei giovani che per far salire l’adrenalina devono usare o, persino, causare la violenza per poi filmarla e rivedersela su YouTube.
Gran parte della colpa sarà inevitabilmente della nota società, che poi siamo noi, a cui si addossa sempre la responsabilità quando non si sa a chi darla. Parte della colpa probabilmente all’uso sbagliato della tecnologia che cattura le menti giovani più fuorviabili e le allontana dalla vita sociale ma molto dipende anche da noi genitori, da noi educatori, da noi insegnanti.
Inoltre, a furia di costruire centri commerciali e palazzi senza spazi adeguati per bambini e ragazzi, sono venuti meno i centri di aggregazione come i cortili, i giardini e le piazze fruibili che prima fornivano quell’esperienza di vita e quel contatto umano che aiutava a crescere, oggi quasi inesistente nel mondo globale e virtuale. In alcune zone del paese sono venuti meno gli oratori che i preti di una volta mettevano a disposizione e che adesso, i pochi accessibili, sembrano essere divenuti soltanto degli asettici punti di incontro per pochi eletti. Forse per costi di gestione o per carenza di personale? La Chiesa non mi sembra risenta molto della crisi economica.
Tuttavia, pregiatissimi sacerdoti, fermo restando il fatto che la Chiesa non legifera e che gran parte della responsabilità è nostra, della nostra società laica, dei nostri legislatori, vi siete mai chiesti se almeno un minimo di colpa dell’allontanamento dei giovani dalla religione ce l’hanno anche alcuni di voi con il proprio comportamento a volte fuori luogo, fuori tempo o, addirittura, fuori dalla realtà cristiana?
Ieri Papa Francesco con la sua umiltà e con la sua sincerità ce lo ha confermato: anche i preti sbagliano.
di Enzo Di Stasio
foto: giornalelucano.com
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