Ancora corpi femminili fuori luogo in pubblicità

È stato scritto moltissimo sull’argomento, che seppur completamente saturo, continua a stupire per qualche trovata che impone la riproposizione del tema, quantomeno per aggiornamenti etici.

Ma la premessa deve essere fatta.

Se è vero che la pubblicità è l’anima del commercio, è altrettanto vero che non c’è nulla di più seducente ed attrattivo del corpo femminile.

Piaccia o non piaccia, comunque al di là di ogni ideologismo postfemminista o neomaschilista, è oggettivamente vero che un bel sedere tondo e tonico o un bel seno alto e turgido, attirano l’attenzione come niente altro è possibile nel mondo della pubblicità, a prescindere completamente dall’oggetto commercializzato.

E alla visione improvvisa di queste meravigliose parti staccate del corpo femminile, mentre gli uomini cadono in estasi ipnotica, le donne, malcelatamente più interessate di loro, sentono scattare quella sottile competizione che le trascina in automatico nei centri estetici per emulare questi capolavori della natura, anche se sempre più aiutati della medicina estetica o, nella migliore delle ipotesi, da un attento photoshop.

Alla fine, comunque, tutti ricorderanno il prodotto associato al corpo, che poi è esattamente lo scopo prefissato dagli addetti della catena commerciale-pubblicitaria.

La critica principale che ruota intorno al fenomeno di costume più consolidato che esista in questo campo, è ovviamente la connotazione immorale della mercificazione del corpo, spesso paragonata alla prostituzione, che lederebbe la dignità della donna nel contesto sociale.

Non tutti sanno però che quest’ultima non è affatto vietata dalla legge, perché il codice penale ne punisce soltanto lo sfruttamento; la vendita del corpo in sé è infatti libera anche se non favorita, né tantomeno tutelata.

Ecco perché il livello di dignità che accompagnerebbe la “messa in vendita” del proprio corpo è nettamente sceso nel tempo sul piano del giudizio morale che una volta era molto più severo.

Del resto, le stesse riviste femminili propongono modelli femminili perennemente nudi i cui corpi sono irraggiungibili sul piano estetico, tant’è che diverse campagne pubblicitarie di prodotti cosmetici e capi di vestiario sta puntando da anni su figure con taglia anche superiore alla 48.

Ma resta da dire che esiste, consolidata da decenni e fonte inesauribile di sogni erotici, un’immagine femminile particolare e definitissima: l’inimitabile ed incontestata “coniglietta di Playboy”.

Sexy, ammiccante e perennemente eccitata, sempre “pronta per l’uso”.

Come nella foto.

Stavolta i persuasori occulti hanno davvero esagerato.

Emuli dei dissacratori dell’ultima ministra dell’agricoltura, vestita in azzurro elettrico per la cerimonia di insediamento del governo, utilizzano l’obesità del corpo femminile per attirare l’attenzione di chi (davvero vorrei sapere chi) dovrebbe acquistare i loro prodotti di vestiario. A costo di cosa?

Di una risata che non c’è e che comunque non potrà esserci mai, almeno da parte di ogni persona civile.

Fonte foto: ilmessaggero.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.