Arrestato Mesina, la “primula rossa” del banditismo sardo

602-408-20130610_105720_684CF72ELunedì all’alba è stato arrestato Graziano, Grazianeddu Mesina (71 anni), l’ex “primula rossa”, il bandito sardo, tanto caro a idealisti della legalità “alternativa”, che ha come centro di pensiero l’idea romantica e trasgressiva del fuorilegge, la fedeltà al codice d’onore e un sistema di regole che ha di per sé valore di legge, in un sistema perverso che lega indissolubilmente gli affiliati ai capibanda vita natural durante. Secondo i magistrati, Mesina, la cui base operativa era a Orgosolo, contava su una fitta rete di parenti e amici.

Un’altra sede operativa si trovava invece a Cagliari ed era gestita da un amico fraterno di Mesina, Gigino Milia 66 anni, di Fluminimaggiore (Sulcis-Iglesiente): entrambi erano stati condannati per sequestro di persona e ricettazione il 23 giugno 1978 dal tribunale di Camerino. Fino al 2010. Negli ultimi anni, Mesina si era organizzato autonomamente, con propri canali di approvvigionamento.

In carcere sono finiti anche gli orgolesi Raimondo Crissantu, 43 anni, Salvatore e Franco Devias, di 43 e 41 anni, Giovanni Filindeu, 35 anni, Giovanni Antonio Musina, di 39, e Francesco Sini, di 45, che già era agli arresti domiciliari per un altro reato. Ai sette dell’organizzazione nuorese si aggiunge Francesco Piras, 58 anni, di Norbello (Oristano).

L’operazione, condotta dai carabinieri (DDa di Cagliari) e coordinata dai militari del reparto operativo del comando di Nuoro ha coinvolto ben trecento uomini. Presenti anche i militari dell’arma di Milano, Cagliari, Oristano, Sassari e Reggio Calabria, Cacciatori di Sardegna e Avieri del decimo nucleo elicotteri di Olbia. A Milano infatti, la coppia Mesina-Milia, avrebbe trattato con esponenti di organizzazioni criminali locali, calabresi e albanesi, da cui avrebbero acquistato eroina da destinare al mercato sardo.

La droga sarebbe stata poi affidata a Antonio Mascia (57 anni), di Villanovafranca (Medio Campidano) , finito in carcere a Buoncammino, mentre il pagamento ai fornitori era affidato all’avvocato Corrado Altea ( 62 anni) originario di Arbus, anch’egli trasferito a Buoncammino. Questi, a seguito di colloqui in carcere con Mascia, era riuscito a sapere dove era nascosta la droga per conto dell’organizzazione.

Tra le altre cose, la banda di Mesina stava progettando un sequestro di persona e trattava rapine e furti.

Chi è Graziano Mesina?

Penultimo di undici figli di un pastore, è stato soprannominato la” la primula rossa “del banditismo sardo ed è il più noto tra tutti i banditi del dopoguerra isolano.

Il suo “curriculum” inizia alla quarta elementare, quando prese a pietrate il maestro e dovette lasciare la scuola per andare in campagna come servo pastore.

Il primo arresto avvenne nel 1965, quando aveva solo 14 anni: l’accusa fu quella di porto d’armi abusivo e possesso di un fucile calibro 16 rubato.

Nel maggio del 1960 venne arrestato nuovamente per aver sparato in luogo pubblico, ma riuscì ad evadere.  Dopo una breve latitanza sulle montagne intorno ad Orgosolo, si costituì e venne condannato a sei mesi di reclusione per l’evasione cui si aggiunse un mese per il possesso della pistola e portato nel carcere di Nuoro.

Nel luglio dello stesso anno, mentre Mesina era ancora, in carcere venne rapito e ucciso il commerciante Pietrino Crasta. In questura arrivò una lettera in cui si segnalava che il coro dell’uomo si trovava in un terreno reso in affitto per il pascolo, proprio dai fratelli di Mesina: Giovanni, Pietro e Nicola. Essi vennero arrestati per il delitto, mentre Antonio, riuscì a darsi latitante, e raccolse nel frattempo elementi probanti l’innocenza sua e dei fratelli.

Nel gennaio del 1961 Graziano Mesina venne scarcerato, ma il24 dicembre in un bar di Orgosolo, il pastore Luigi Mereu, zio di uno degli accusatori dei Mesina nella vicenda Crasta, venne colpito da alcuni colpi di pistola e ferito gravemente. Per il fatto Graziano Mesina, venne condannato a sedici anni di carcere, ma il bandito proclamò la sua innocenza, insistendo sulla mancanza di prove. Venne tuttavia rinchiuso nel carcere Nuorese di Badu ‘e carros, mentre il 12 luglio del 1962, i fratelli Giovanni, Nicola e Pietro Mesina vennero prosciolti, dopo due anni di carcere preventivo.

Da allora è stato un susseguirsi di arresti ed evasioni, (Complessivamente Mesina ha trascorso 40 anni in carcere, quasi 5 da latitante e 11 agli arresti domiciliari).

Mesina è soprattutto famoso per la vicenda del sequestro di Farouk Kassam, quando intervenne, con la funzione di mediatore, per liberare il piccolo bambino ismaelita rapito a Porto Cervo il 15 gennaio e liberto a luglio.

Le circostanze della liberazione non sono mai state del tutto chiarite. Alla versione della polizia e del governo, che ha sempre negato che fosse stato pagato un riscatto, si contrappone quella di Mesina ribadita in alcune interviste, secondo cui la polizia pagò circa un miliardo di lire per il rilascio dell’ostaggio, aiutando la famiglia del bambino a soddisfare le richieste dei rapitori Il 4 agosto 1993, il tribunale di sorveglianza revoca la concessione della libertà condizionale dopo il ritrovamento di un kalashnikov e altre armi da guerra nel caseggiato astigiano di Mesina, arrestato insieme con altre due persone.

Il bandito sardo è stato un caso particolare nella storia giuridica italiana, avendo ricevuto la condanna all’ergastolo a causa di tre diverse condanne rispettivamente di 24, 8 e 6 anni di carcere, in applicazione della legge che prevede il cumulo delle pene per reati differenti. Nel luglio del 2003 chiede ufficialmente la grazia dando mandato al suo avvocato di rivolgersi al Presidente della Repubblica.

Il 25 novembre 2004, dopo la grazia concessagli dall’allora Presidente della Repubblica Ciampi, e dal ministro della giustizia Roberto Castelli, Mesina lascia il carcere di Voghera ma rimane agli arresti domiciliari per 11 anni, senza mai ottenere permessi (neanche in occasione della morte della madre), per fare ritorno da uomo libero nella sua Orgosolo. Dopo la liberazione, Mesina, tornato nella natia Orgosolo, ha intrapreso la carriera di guida turistica, accompagnando i turisti nell’esplorazione delle zone più impervie della zona, spesso teatro delle sue latitanze e delle rocambolesche fughe. Come per esempio sul Supramonte. Insieme ad altri due soci, nel 2007 ha aperto un’agenzia di viaggi a Ponte San Nicolò, in provincia di Padova. Il 10 giugno 2013 viene arrestato per droga.

di Simona Mazza

foto: TmNews

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.