L’Ufficio studi dell’Associazione artigiani e piccola impresa Cgia di Mestre ha stimato che gli italiani dovranno versare circa 2 miliardi di euro per la Tares ( tassa rifiuti e servizi), che da quest’anno sostituirà la Tarsu (Tassa asporto rifiuti) e la Tia (tariffa igiene ambientale).
La cifra è stata ricavata sottraendo, dalle spese delle Amministrazioni Comunali per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti (7 miliardi), le entrate derivate appunto dall’applicazione di questo nuovo “salasso” (da 6,1 miliardi), ovvero 0,9 miliardi. A questa cifra va poi aggiunto 1 miliardo, ottenuto grazie alla maggiorazione di 30 cent a mtq prevista dalla Tares e pagata dal titolare dell’immobile.
Si tratta tuttavia di un calcolo approssimativo per difetto, perché i dati dei bilanci comunali non includono i costi dei Comuni che hanno esternalizzato il servizio (prassi diffusa da qualche anno ).
Per calcolare al meglio l’importo si adotteranno valori medi di produzione dei rifiuti, calcolati in base alle differenze di produzione fra famiglie e imprese e in base alla superficie degli immobili, dopodiché i coefficienti ricavati saranno applicati all’80% della superficie totale, cui si aggiungerà la maggiorazione di cui sopra.
Forse non tutti sanno che si tratta di un obiettivo incluso nel pacchetto del decreto “Salva Italia” del 2011 per finanziare, tra le altre cose, i cosiddetti “Servizi Indivisibili”, prestati dagli Enti locali per tutti quei servizi comunali utilizzati dalla collettività ma per i quali non si può applicare un’effettiva suddivisione in base alla percentuale di utilizzo individuale, come ad esempio il lavori di manutenzione o l’illuminazione.
Secondo questa logica, grazie all’imposta i Comuni potranno e dovranno coprire la spesa sostenuta per la realizzazione di tale servizio e adesso si attende che il catasto aggiorni i propri valori e li comunichi ufficialmente ai Comuni.
La tassa si potrà pagare in quattro rate: gennaio, aprile, luglio e dicembre.
Ecco come si è pronunciato il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi: “ sia essa tassa o tariffa, quella sui rifiuti ha subito i maggiori rincari. Negli ultimi 10 anni la spesa media per le famiglie italiane è cresciuta del 60,9%. Se nel 2002 spendevamo 124 euro, nel 2012 la situazione è destinata a peggiorare. Speriamo che i Sindaci stiano molto attenti e introducano delle misure di esenzione a favore delle famiglie più in difficoltà al fine di contenerne l’impatto economico”
Insomma il 2013 per i cittadini italiani è stato e sarà un anno di rincari a macchia d’olio. Vale la pena elencarne alcuni:
10 cent in più per spedire una lettera (che passa da 60 a 70 cent); l’Iva (imposta che pesa solo sul consumatore finale) passerà dal 21 al 22%; aumenteranno il costo dei trasporti pubblici ,quello dei pedaggi autostradali e le tasse aeroportuali ( +30%). A foraggiare le scarse finanze dei Comuni, ci penseranno poi le multe agli automobilisti, che fanno cassa immediata. Aumenteranno altresì i bolli e la tenuta dei conti corrente; il gas metano subirà un rincaro del 2% e il canone Rai passerà da 112 euro annui a 113,5 in nome di un “Servizio pubblico” che tuttavia non ottempera a una legge dello Stato che vorrebbe anche un contributo alle emittenti locali più rappresentative.
A conti fatti, le famiglie italiane spenderanno 2000 euro in più all’anno.
Insomma: non ci resta che piangere!
di Simona Mazza
Foto: perilbeneditarquinia.it
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