I chimici lo conoscono come L-aspartil-L-fenilalanina metilestere, un additivo alimentare noto anche con la sigla E951 che è nato casualmente nei laboratori della ditta G.D. Searle & Company (oggi acquisita dalla Monsanto), quando James M. Schlatter, che stava lavorando alla produzione di un farmaco anti-ulcera, ne scoprì l’inaspettata dolcezza leccandosi il dito contaminato da un prodotto della reazione in atto.
Un tempo, l’aspartame era elencato dal Pentagono tra gli agenti biochimici offensivi. Oggi, è parte integrante della moderna dieta. Da allora sono passati quasi 50 anni e oggi l’aspartame è sicuramente l’edulcorante più utilizzato al mondo perché ha un costo basso, un grande potere dolcificante e all’industria alimentare risulta di facile reperibilità e lavorazione.
Molti produttori utilizzano l’aspartame come sostituto dello zucchero perché si ritiene abbia un potere dolcificante 200 volte superiore a quello dello zucchero normale. L’aspartame si trova in più di 5000 alimenti, compresi bevande frizzanti, gomme da masticare, dolcificanti, cibi dietetici e per diabetici, cereali per la colazione, marmellate, dolci, vitamine, medicine prescritte e da banco. Poiché non contiene calorie, l’aspartame è dovunque considerato una manna da coloro che pensano alla propria salute; e la maggior parte di noi, senza pensarci due volte, crede che sia salutare.
C’è chi dice che fa male e chi asserisce che è tutta una menzogna. Qual è la verità? L’aspartame fa male o no? In questi anni sono senz’altro in molti a chiederselo.
L’aspartame è il più controverso additivo alimentare della storia. La prima gomma da masticare senza zucchero fu distribuita gratuitamente a milioni di americani agli inizi degli anni ottanta perché provassero l’aspartame, a cui fu dato il nome commerciale “Nutrasweet” dall’industria farmaceutica che lo aveva brevettato. Da lì si sono susseguite centinaia di ricerche. La prova più recente, che lo lega alla leucemia e al linfoma, ha aggiunto sostanziale vigore alle proteste in corso dei medici, degli scienziati e associazioni di consumatori i quali asseriscono che questo dolcificante artificiale non avrebbe mai dovuto essere immesso sul mercato e che, permettendogli di restare nella catena alimentare, ci sta uccidendo lentamente. Sull’aspartame hanno sempre lanciato dure sentenze, arrivando al punto di dire che è tossico per il cervello. Come tuttavia spesso capita quasi tutte queste notizie “oltraggiose” sono quasi sempre state clamorosamente smentite. E quindi, come sempre, gli italiani si dividono nei gruppi dei “credenti” e in quelli dei “non credenti”. Ma a far luce su questa storia ci hanno pensato anche diversi scienziati, americani ed europei, che vorrebbero finalmente dar fine alla diatriba aperta ormai da anni. Diciamo “vorrebbero”, perché come al solito alcuni dubbi rimangono.
Storia dell’aspartame
Quando nel 1965 la Searle – l’azienda farmaceutica dell’Illinois – scopre per caso che il farmaco antiulcera che sta mettendo a punto è dolce inizia i test scientifici sulla sua sicurezza. Otto anni dopo li presenta all’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici che già nel 1974 autorizza l’aspartame per il commercio. È però costretta a fare un passo indietro davanti al ricorso inoltrato dall’avvocato dei consumatori di Washington, James Turner. Il dottor Olney patologo e psichiatra dell’università di Saint Louis, aveva scoperto che l’aspartame colpiva il cervello, provocando piccoli buchi nel cervello dei topi. L’avvocato Turner trovò allarmante un altro studio che la Food and Drug Administration aveva ignorato. A sette giovani scimmie fu fatto bere latte con aggiunta di aspartame per un anno. Cinque furono colpite da crisi epilettiche gravi. E una delle scimmie morì nel corso dell’esperimento. Incredibilmente alla scimmia non fu fatta l’autopsia. Le manipolazioni di quei dati sono semplicemente scioccanti. Infatti le conclusioni della ricerca minimizzavano i gravi effetti sulle scimmie trattate con medio e alto dosaggio di aspartame, spostavano invece l’attenzione sulle scimmie trattate a basse dosi che non avevano avuto reazioni particolari.
Dopo il ricorso dell’avvocato Turner, al termine del 1975, la Food and Drug Administration sospese l’approvazione dell’aspartame, ritenendo che non si poteva andare oltre. Alla fine, comunque, il potere politico vinse sul rigore scientifico, e l’uso dell’aspartame fu approvato nel 1981 negli Stati
Uniti. Un anno dopo anche l’Italia lo approva. Per oltre otto anni la FDA ha rifiutato di approvare l’uso dell’aspartame a causa delle convulsioni e dei tumori al cervello che questa sostanza ha provocato negli animali da laboratorio. La FDA ha continuato a rifiutare di approvarlo fino a che il presidente Reagan non prendesse la carica e licenziasse il commissario della FDA che aveva negato l’approvazione dell’aspartame. Reagan sostituisce il commissario dell’FDA, nominando Arthur Hayes, il quale decide di rivalutare le ricerche ignorando tutte le investigazioni precedenti. Incredibilmente, chiede alla Searle di finanziare quell’indagine, che sarà poi decisiva. La forte opposizione per l’approvazione di questa sostanza continuava a tal punto che venne nominata una Commissione Investigativa. Il responso della Commissione recitava così: “non approvare l’aspartame”. Tuttavia il Dott. Hayes passò sopra la decisione della commissione e approvò ugualmente l’aspartame. Il dietro front della FDA diede il via ad un’approvazione veloce dell’aspartame da parte di più di 70 autorità di controllo nel mondo.
Cosa contiene l’aspartame?
L’aspartame è di origine chimica; infatti, la sua molecola è composta da due aminoacidi: la fenilalanina, il metanolo e l’acido aspartico. La fenilalanina è un aminoacido che costituisce le proteine presenti in molti alimenti. È nota la sua tossicità a livelli di assunzione elevati, in particolare per il feto in via di sviluppo in donne affette dalla patologia detta fenilchetonuria (PKU). L’acido aspartico è un aminoacido che si trova nelle proteine. L’organismo può convertire l’acido aspartico nel glutammato, un neurotrasmettitore, che, a livelli molto elevati, può avere effetti nocivi sul sistema nervoso.
Il metanolo, alcool metilico/veleno, è contenuto nell’aspartame almeno al 10%. Il metanolo è un veleno mortale. Alcune persone ricorderanno che il metanolo causò la morte e la cecità di molti consumatori di vino qualche anno fa. L’assorbimento di metanolo nel corpo è accelerato considerevolmente quando viene ingerito metanolo libero. Il metanolo libero si forma nell’aspartame quando viene riscaldato oltre i 30° C. All’interno del corpo il metanolo si trasforma in acido formico ed in formaldeide. La formaldeide è una neurotossina mortale. Una valutazione dell’EPA (Enviromental Protection Agency – Agenzia per la protezione ambientale – USA) sul metanolo dichiara che il metanolo “viene considerato un veleno ad accumulo, grazie al bassissimo tasso di escrezione una volta assorbito.
Nel corpo, il metanolo viene ossidato in formaldeide ed in acido formico; entrambi questi metaboliti sono tossici.” I ricercatori dell’EPA raccomandano un limite massimo di consumo di 7,8 mg al giorno. Un litro di bevanda dolcificata con aspartame contiene circa 56 mg di metanolo. I consumatori abituali di prodotti contenenti aspartame consumano fino a 250 mg di metanolo al giorno, 32 volte il limite massimo suggerito dall’ EPA. I problemi da avvelenamento di metanolo maggiormente conosciuti sono i problemi relativi alla vista. La formaldeide è un agente cancerogeno ben conosciuto e causa danni alla retina, interferisce con la riproduzione del DNA e causa difetti di nascita. Data la mancanza di alcuni enzimi chiave, gli esseri umani sono molto più sensibili agli effetti tossici del metanolo rispetto agli animali.
Di conseguenza, le prove sull’aspartame e sul metanolo fatte a spese degli animali da laboratorio non riflettono correttamente il pericolo per gli esseri umani. Come precisato dal Dott Woodrow C. Monte, direttore del laboratorio di Scienza degli Alimenti e della Nutrizione dell’Università di Stato dell’Arizona, “non ci sono studi effettuati sugli umani o sui mammiferi per valutare possibili effetti mutageni, teratogenici, o cancerogeni causati dall’assunzione cronica dell’alcool metilico.”
Quali sono gli effetti collaterali?
Nel febbraio del 1994, il DHHS (Department of Health and Human Services – dipartimento della salute e dei servizi umani) degli Stati Uniti ha reso pubblico l’elenco degli effetti collaterali segnalati alla FDA (DHHS 1994). L’aspartame ha rappresentato più del 75% di tutti gli effetti collaterali segnalati all’ARMS (Adverse Reaction Monitoring System – Sistema di Controllo degli Effetti Collaterali) della FDA. La stessa FDA ammette che soltanto L’1% di coloro che hanno dei problemi relativi alla consumazione di quello che mangiano lo comunica all’amministrazione.
Questo vuol dire che i 10.000 reclami ricevuti potrebbero in realtà quantificarsi intorno al milione. Tra le principali reazione ed effetti collaterali dell’aspartame ci sono: dolori addominali, attacchi d’ansia, artrite, asma, edema (ritenzione dei liquidi), problemi riguardanti il livello dello zucchero presente nel sangue (Ipoglicemia o Iperglicemia), cancro al cervello (studi animali effettuati prima dell’approvazione), tosse cronica, depressione, perdita dei capelli (calvizie) oppure assottigliamento dei capelli, mal di testa/emicrania, impotenza e altri problemi sessuali, e addirittura aumento di peso che è proprio ciò il contrario del motivo per cui esiste l’aspartame.
Studi
L’aspartame vanta il primato di essere uno degli additivi alimentari fra i più studiati e testati al mondo, ma anche uno dei più controversi e contestati, con conflitti di interessi che hanno minato la credibilità della FDA e dei vari enti governativi che hanno appoggiato la sua approvazione. Una battaglia mediatica su più fronti, senza frontiere né scrupoli, non esente da colpi bassi e meschini, per cui più che la chimica ne sono responsabili ambigui protagonisti protetti dalle enormi finanze di cui dispongono, una situazione comune per la quale ci stiamo troppo facilmente rassegnando. Ogni singolo studio finanziato dalle industrie dimostra che l’aspartame è sicuro, ma il 92% di tutte le ricerche indipendenti identificano uno o più problemi per la sicurezza.
Un recente studio condotto sul tema “dolcificanti” è stato condotto, dall’’EFSA di Parma, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare che ha preso in considerazione lo studio dell’Istituto Ramazzini di Bologna. Tale studio indipendente avvalora la tesi della cancerogenità dell’aspartame. Dalle ricerche, tuttavia, è emerso che alcuni dosaggi possono essere considerati sicuri. Tale dosaggio si attesta in 40 mg per kg di peso corporeo. Se un adulto pesa 70 kg, quindi, può assumere 2,8 grammi di aspartame al giorno senza correre rischi. I bambini, invece, non dovrebbero superare la dose di 0,4 grammi al giorno. Cosa di cui tener conto perché l’aspartame è presente in molti dolci, anche quelli per bambini, e bevande considerate “light”. Secondo un altro studio del RES (Resau Environnement Santé), l’aspartame non solo si trova in oltre 6.000 prodotti industriali, comprese gomme da masticare e farmaci, ma aumenterebbe il rischio di cancro a fegato e polmoni. Nelle donne in stato di gravidanza, invece, provocherebbe parti prematuri. Assumendo almeno una bevanda gassata, quindi, si aumenterebbe la dose giornaliera massima del 38%.
L’Assobibe (l’Associazione di Confindustria che rappresenta, tutela e assiste le imprese italiane produttrici di bevande analcoliche) dal canto suo sente la necessità di far conoscere la propria posizione: “in merito alle ricerche su possibili effetti sulla salute per l’aspartame, Assobibe, ritiene doverose alcune precisazioni sulla sicurezza di tale ingrediente. E’ opportuno rassicurare i consumatori sul fatto che tutti i prodotti delle aziende associate contengono esclusivamente ingredienti autorizzati a livello nazionale ed internazionale. Numerosi studi hanno confermato che l’aspartame rappresenta un componente alimentare sicuro utilizzato in più di 100 paesi, da più di 30 anni per circa 6000 alimenti e bevande. L’aspartame, come ogni additivo, è stato sottoposto a valutazioni sulla sicurezza da parte di commissioni scientifiche nazionali e internazionali che tengono conto anche di categorie di consumatori particolarmente sensibili. L’aspartame è un ingrediente alimentare tra i più controllati tra quelli oggi in uso, approvato da più di 100 agenzie di regolamentazione in tutto il mondo.”
La sicurezza dell’aspartame è stata più volte ribadita dall’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EFSA) che in due pareri del 2006 e del 2009 ha sottolineato come non ci siano indicazioni di un potenziale genotossico o cancerogeno per le persone nell’aspartame. Anche l’U.S. National Cancer Institute non ha riscontrato alcuna connessione tra edulcoranti, quali l’aspartame, e rischio di cancro nelle persone.
Una delle principali review citata per respingere le preoccupazione per la sicurezza dell’aspartame è la Burdock safety evaluation del 2007. Ma questa revisione degli studi principali sull’argomento è stata finanziata dalla giapponese Ajinomoto, il principale produttore mondiale di aspartame con il 40% delle quote di mercato mondiale, ed è stata condotta dal gruppo Burdock, un’organizzazione il cui focus commerciale è quello di acquisire regolamentazioni favorevoli delle sostanze in esame per i propri clienti.
Conclusioni
Come sempre, gli studi necessitano di ulteriori conferme. L’autorità per la sicurezza alimentare europea costa ogni anno 80 milioni di euro, che spende per pagare l’apparato che valuta, sulla carta,
gli studi realizzati dall’industria. E questo vale per gli edulcoranti, i coloranti, i pesticidi, i farmaci, gli Ogm. Ora, cosa impedisce di dire all’azienda “vuoi mettere un nuovo prodotto chimico sul mercato? Bene, sono io a dirti in quale laboratorio devi andare, e sono io a seguire e a controllare tutto il processo di ricerca”. I tumori sono in aumento, oltre ai noti fattori ambientali, c’è anche quel che si mangia e si beve, qualche domanda su quel che c’è dentro bisognerà pur porsela.
Oggi tutte le autorità sanitarie mondiali, hanno detto che gli studi dell’Istituto Ramazzini non sono validi, nessuno però si è preso la briga di andare a vedere cosa c’è su quei 12000 vetrini, e anche il nostro ministero della salute ha preferito non supportare l’istituto di ricerca più autorevole sullo studio della cancerogenesi ambientale.
A ogni modo, mentre attendiamo tali conferme possiamo evitare di abusare di bevande che contengono questo ingrediente. Oggi beviamo bevande light perché non ingrassano, per la stessa ragione prendiamo il caffè col dolcificante artificiale, che sta praticamente in tutti i tipi di gomme da masticare, in molti prodotti alimentari, e perfino nei farmaci pediatrici.
Forse sarebbe anche meglio che, se siamo dei fissati con la “linea”, comprendessimo che è meglio un chilo in più che rischiare di stare male. L’industria, pur di vendere, tira fuori tante novità. D’altronde è il suo mestiere. Ma, forse, al posto di buttare giù un alimento o una bevanda a occhi chiusi, dovremmo informarci su cosa stiamo assumendo, perché è il cibo sano a fare la differenza su linea e salute, non certo qualche caloria in più o in meno. Esistono moltissime alternative naturali e non chimiche all’aspartame. Basta informarsi ed esserne consapevoli.
di Arianna Orlando
foto: lanostratv.it
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