In questi ultimi anni stiamo assistendo ad una importante crisi del settore automotive. I ritardi nella produzione delle auto nuove e nella loro consegna, che costringono spesso gli utenti ad aspettare fino a due anni per ricevere l’auto ordinata, si sono estesi anche al settore dei ricambi auto, anch’esso vittima della scarsità di prodotto.
È dunque necessario chiedersi se siamo davanti solo ad una crisi di prodotto per l’auto o la crisi riguarda anche il management, vale a dire i vertici operativi delle case automobilistiche? La risposta è complessa.
Un prodotto che non c’è
Le auto nuove non arrivano. Le auto usate aumentano di valore, arrivando a costare quanto una nuova. Purtroppo l’offerta di auto nuove è inferiore alla domanda. I costruttori hanno difficoltà nel reperire le risorse indispensabili per la loro costruzione. Durante il covid è mancata anche la manodopera ed i trasporti non hanno garantito l’arrivo dei materiali. Quando la pandemia è giunta al termine sono venute meno le componentistiche dei circuiti elettrici, ed ora con la guerra Russo – Ucraina il settore auto ha ricevuto un ulteriore colpo i cui danni sono ancora tutti da calcolare.
I listini auto hanno cominciato ad accorciarsi, ad offrire pochi modelli ed anche poco personalizzabili; ogni personalizzazione, infatti, allunga i tempi di fabbricazione del modello.
Molti ricorderanno come negli anni scorsi per avere una macchina nuova e personalizzata non trascorrevano mai più di novanta giorni. Oggi il famoso ”pronta consegna”, cioè prodotto presente e solo da immatricolare, è passato da quindici giorni a quarantacinque. Nessuno lo avrebbe mai immaginato!
Perché mancano i componenti
La scarsità di componenti è dovuta a due fattori principali. Il primo riguarda l’eccessiva domanda di chip che il mercato mondiale ha richiesto per la produzione di beni diversi dall’auto, come pc, smartphone, tablet ed apparati di trasmissione dati, questi ultimi necessari per il grande sviluppo del lavoro agile o smartworking. Il secondo fattore, più determinante, è stato il cambio dell’offerta della fondamentale componentistica, gestita in regime di semi – monopolio dai paesi asiatici: i produttori hanno privilegiato i loro costruttori di automobili a svantaggio di quelli europei. Non a caso sul mercato italiano e dei paesi EU, da circa due anni, i marchi di proprietà cinese hanno invaso le strade europee con le loro auto: sono gli unici a garantire tempi di consegna relativamente brevi.
La crisi del Management
Il management europeo è entrato in crisi. Dopo la scomparsa dell’a.d. del gruppo Fca Sergio Marchionne, il settore dell’automobile ha perso non solo un uomo di industria e finanza, ma un leader in grado di comunicare i problemi del settore auto. Le sue analisi schiette sul futuro dell’auto sembrano ogni giorno di più profezie.
Gli attuali manager dei grandi gruppi automobilistici europei sono stati travolti da una tempesta perfetta: la pandemia, migliaia di morti, lo smartworking, lo scoppio di una guerra in Occidente, nel territorio che ospita importanti fabbriche di componentistica per l’automotive; l’entrata in vigore di norme ambientali stringenti, che richiedono una rivoluzione delle tecnologie europee, a vantaggio, per il momento, di prodotti esteri. È sicuramente una situazione difficile da governare.
Il lavoro del manager diventa molto più impegnativo, se anche la politica dimostra di non capire la situazione di malessere in cui versa tutta l’industria automobilistica europea.
Quale futuro
Il futuro dell’automotive non è roseo. I manager che oggi guidano i grandi gruppi automobilistici non stanno dimostrando il carattere necessario per difendere il loro settore d’industria. Non sono comunicativi e sembrano sempre alla ricerca di una soluzione che arrivi dall’esterno.
Il management è in crisi. A breve termine, alcune criticità saranno ancora più evidenti. Una piccola luce di speranza si accenderà forse nel secondo semestre del 2024.
Foto di Alexander Lesnitsky da Pixabay
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