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Nella Contea del Somerset, in Inghilterra, sorge Bath, nota per le sue acque termali e il ricco patrimonio storico. In occasione del 250º anniversario della nascita della scrittrice Jane Austen la città si appresta a celebrare l’autrice di “Orgoglio e pregiudizio” con eventi, festival, e rievocazioni che ne esaltano il profondo legame con la città e con l’atmosfera senza tempo che la caratterizza
L’origine di Bath tra mito e storia
Le origini di Bath si intrecciano con racconti mitologici che aggiungono un’aura di mistero al suo già straordinario patrimonio storico. Una delle narrazioni più affascinanti attribuisce la fondazione della città a Bladud, mitico re dei Britanni e padre di Re Lear, reso immortale dalla tragedia di William Shakespeare. Secondo la leggenda, Bladud, colpito dalla lebbra e costretto all’esilio, condusse una vita da pastore fino a quando notò che i suoi maiali, dopo essersi rotolati in una palude calda e fumante, guarivano da malattie della pelle. Spinto dalla curiosità e dalla speranza, egli stesso si immerse in quelle acque e, a quanto pare, ottenne una guarigione miracolosa. Per gratitudine e devozione, fondò una città attorno a quelle sorgenti, ponendo le basi della futura Bath.
Oltre il mito, la storia reale della città come centro termale si radica nell’epoca romana. Nel I secolo d.C., durante il regno dell’imperatore Vespasiano, Bath emerse con il nome di Aquae Sulis, un omaggio alla dea celtica Sulis, venerata dai Britanni per le sue virtù guaritrici. Con l’arrivo dei Romani, Sulis venne assimilata alla figura di Minerva, divinità della saggezza e delle arti.
I Romani, consapevoli delle straordinarie proprietà delle sorgenti termali naturali, eressero imponenti bagni pubblici e templi dedicati alla dea.
L’eredità georgiana: l’età dell’Oro di Bath
Dopo il declino seguito alla caduta dell’Impero Romano, Bath attraversò un lungo periodo di oscurità e marginalità. Tuttavia, la città conobbe una rinascita straordinaria durante il XVIII secolo, nel pieno dell’epoca georgiana (1714-1837).
In quel periodo, infatti, si affermò come una delle mete più ambite dall’alta società britannica. Questo periodo segnò profondamente l’identità della città, trasformandola in un centro di eleganza e mondanità, arricchito da architetture neoclassiche e da un’atmosfera che fondeva il culto del benessere con il prestigio sociale.
La rinascita di Bath fu guidata in larga parte dal carismatico Richard “Beau” Nash, dandy e maestro di cerimonie, la cui influenza contribuì a elevare la città al rango di destinazione imprescindibile per l’aristocrazia inglese.
Nash dettò rigide regole sociali, facendo diventare le ormai celebri terme un luogo dove le élite si ritrovavano per curare la salute, partecipare a serate danzanti e intrecciare relazioni nei salotti più esclusivi. Grazie alla sua opera di mediazione tra salute e lusso, Bath divenne sinonimo di raffinatezza e stile, conquistandosi il titolo di capitale della moda e del buon gusto dell’epoca.
L’aspetto attuale della città deve molto al genio di due celebri architetti: John Wood il Vecchio e John Wood il Giovane, che seppero reinterpretare il paesaggio urbano in chiave neoclassica e palladiana, imprimendo a Bath un’estetica senza tempo.
Il ruolo di Bath come capitale sociale e culturale si consolidò anche grazie alle celebrazioni e agli eventi che richiamavano l’alta società da ogni angolo della Gran Bretagna. La città ospitava concerti, rappresentazioni teatrali e feste sfarzose, pullulava di casinò e caffè estremamente raffinati, mentre i giardini pubblici e le terrazze si popolavano di gentiluomini e dame intenti a passeggiare e conversare. E non finisce qui.
Bath e Jane Austen: un legame di amore e fuga
Bath non è soltanto una città di pietra e marmo, ma un luogo dell’anima, capace di evocare suggestioni e ispirare capolavori letterari. Jane Austen, una delle più grandi voci della letteratura inglese, intrecciò con questa città un rapporto complesso e ambivalente. Se da un lato la città le fornì il materiale per plasmare le ambientazioni e le dinamiche sociali di alcuni dei suoi capolavori, dall’altro, l’esperienza personale che visse tra le sue strade fu segnata da disincanto e disagio.
Nel gennaio del 1801, a venticinque anni, Jane Austen si trasferì a Bath con la famiglia. Lasciò la campagna, con il suo ritmo pacato e familiare, per immergersi nel fermento di una città che, nel secolo precedente, aveva rappresentato l’apice della mondanità britannica.
Tuttavia, nel periodo in cui gli Austen vi giunsero, la città iniziava a perdere parte del suo antico splendore. Le élite, attratte da nuove mete come Brighton o dalle terme del Nord Europa, cominciavano ad abbandonarla.
Nonostante il progressivo tramonto dei fasti georgiani, Bath rimaneva una tappa irrinunciabile per la cosiddetta “stagione sociale”, che si estendeva da ottobre a giugno. Jane frequentò le Assembly Rooms, partecipò ai balli, osservò i rituali mondani nelle eleganti sale da tè e assistette al brulicare della vita quotidiana tra le vie lastricate della città.
Le passeggiate lungo il Circus e il Pump Room divennero per lei occasioni di osservazione acuta, momenti in cui la penna invisibile della scrittrice iniziava a tratteggiare i personaggi che avrebbero popolato i suoi romanzi.
Il rapporto amore-odio con la città
Eppure, il legame con Bath non fu mai privo di contrasti. La scrittrice percepiva l’atmosfera della città come soffocante, e l’attenzione spasmodica per le apparenze le appariva talvolta vacua e artificiosa. L’elemento di mondanità, sebbene vivace e stimolante per la sua vena satirica, alimentava anche un senso di frustrazione e alienazione. La morte del padre, avvenuta nel 1805, segnò per Jane un momento di profonda difficoltà economica e personale. L’insicurezza che seguì rese il soggiorno a Bath ancora più gravoso, tanto che la partenza nel 1806 fu accolta con un senso di liberazione.
Nonostante il desiderio di lasciarsi alle spalle l’esperienza, Bath continuò a esercitare un’influenza indelebile sulla scrittura di Austen. “Persuasione” e “Northanger Abbey” offrono ritratti vividi della città, con descrizioni precise di luoghi, abitudini e personaggi. In “Persuasione”, Bath diventa lo sfondo di riflessioni intime e profonde, specchio di una protagonista matura che affronta la complessità dei sentimenti e delle convenzioni sociali. “Northanger Abbey”, al contrario, dipinge con tono più leggero l’ingenuità e le aspettative della giovane protagonista Catherine Morland, il che, ci dà un’idea della percezione ambivalente che la stessa Austen nutriva nei confronti di Bath.
Una città che ricorda Jane Austen
Oggi, Bath celebra con orgoglio questo legame attraverso eventi e manifestazioni che ne esaltano il fascino letterario. Nello specifico, il Jane Austen Festival, che si svolge ogni anno a settembre, trasforma la città in un palcoscenico vivente dell’Inghilterra ottocentesca. Per l’occasione, le strade si popolano di figuranti in costume, balli e letture animate, che ricreano la stessa atmosfera romantica e raffinata che pervade le opere della scrittrice. La Jane Austen Centre, nel cuore di Bath, rappresenta altresì un punto di riferimento per appassionati e studiosi. Qui, oggetti d’epoca, costumi, lettere e ritratti originali accompagnano i visitatori in un viaggio affascinante nella vita di Jane, raccontata da guide in abiti Regency.
Ma passiamo agli altri luoghi di interesse.
Il Pulteney Bridge: un ponte tra arte e commercio
Ispirato al celebre Ponte Vecchio di Firenze, il Pulteney Bridge è uno dei pochi ponti al mondo ad ospitare negozi lungo tutta la sua estensione. Costruito nel 1774 su progetto dell’architetto Robert Adam, il ponte fu commissionato da William Pulteney con l’obiettivo di collegare Bath alla proprietà di famiglia situata oltre il fiume Avon. La struttura, con le sue facciate neoclassiche e l’eleganza sobria, rappresenta una sintesi perfetta tra utilità e bellezza.
Passeggiando sul Pulteney Bridge, i visitatori sono immersi in un’atmosfera pittoresca: botteghe artigianali, caffè e negozi caratteristici animano il ponte, rendendolo un luogo ideale per acquistare souvenir, gustare un tè pomeridiano o semplicemente godersi la vista sul fiume. Al tramonto, la luce dorata che si riflette sulle acque dell’Avon conferisce al ponte un’aura romantica che incanta chiunque vi si soffermi.
Le Assembly Rooms: l’anima della vita sociale georgiana
Nel cuore della città sorgono le maestose Assembly Rooms, un tempo fulcro della mondanità di Bath. Costruite tra il 1769 e il 1771 su progetto di John Wood il Giovane, queste sale furono il palcoscenico privilegiato di balli, concerti e incontri sociali, dove l’alta società si ritrovava per intrecciare relazioni e consolidare alleanze matrimoniali.
Le Assembly Rooms rappresentavano il cuore della stagione sociale: giovani donne, accompagnate dalle madri, sfilavano nei sontuosi saloni in cerca di pretendenti, mentre i gentiluomini si impegnavano a impressionare con grazia e raffinatezza. Oggi, le sale, restaurate con cura, conservano l’eleganza di un tempo e ospitano eventi e mostre. La Ball Room, con i suoi splendidi lampadari in cristallo, continua a evocare la musica e l’atmosfera che ispirarono Jane Austen nelle sue descrizioni di serate mondane.
Le terme romane: testimonianza di Aquae Sulis
Tra i simboli più straordinari della città, le Roman Baths costituiscono un tuffo nella storia dell’antica Aquae Sulis. Oggi, i visitatori possono percorrere i resti delle vasche termali, ammirare le colonne e i mosaici, e osservare il vapore che ancora si leva dalle acque. Sebbene non sia più consentito immergersi, il complesso archeologico offre un’esperienza immersiva, con attori in costume che animano le rovine e rievocano la vita quotidiana dell’antica città romana.
Royal Crescent e No.1 Royal Crescent
l Royal Crescent rappresenta l’apice dell’architettura georgiana di Bath e ne incarna l’essenza con straordinaria eleganza. Progettato da John Wood il Giovane e completato nel 1775, questo maestoso complesso residenziale si dispiega in una sinuosa mezzaluna di case in stile palladiano, che si affaccia su una vasta distesa di verde. La curva perfetta e le facciate uniformi, realizzate interamente in pietra di Bath, conferiscono al Crescent un’inconfondibile coesione estetica.
La pietra locale, estratta dalle cave circostanti, con il suo caratteristico colore dorato e miele, avvolge la città in un’atmosfera calda e luminosa, creando un’unità cromatica che riflette perfettamente i canoni del neoclassicismo dell’epoca.
All’estremità occidentale del Crescent sorge il No.1 Royal Crescent, oggi trasformato in una suggestiva casa-museo che offre ai visitatori un’immersione autentica nella quotidianità dell’aristocrazia georgiana. Ogni stanza, meticolosamente arredata con mobili d’epoca e oggetti originali, racconta la vita di una famiglia dell’alta società di fine Settecento. Dalla sontuosità dei salotti alle camere da letto finemente decorate, passando per le cucine e gli ambienti di servizio, il museo restituisce un vivido spaccato della Bath descritta nei romanzi di Jane Austen.
Attraverso narrazioni audiovisive e la presenza di guide in costume, il No.1 Royal Crescent trasporta i visitatori in un’epoca di balli, tè pomeridiani e rituali mondani, facendo rivivere le atmosfere che ispirarono i capolavori della scrittrice.
L’Abbazia di Bath
L’Abbazia di Bath svetta in tutta la sua imponenza, con le sue torri slanciate e le spettacolari vetrate gotiche che catturano la luce e la rifrangono in mille sfumature di colore. La sua silhouette, visibile da ogni angolo del centro storico, rappresenta un richiamo costante alla grandezza del passato.
Fondata originariamente nel VII secolo, questo luogo sacro attraversò numerose vicissitudini prima di assumere la forma attuale. La struttura iniziale, eretta come monastero benedettino, fu sostituita nell’VIII secolo da una cattedrale sassone che divenne il fulcro spirituale della regione. Tuttavia, il susseguirsi di eventi bellici e cambiamenti politici portò alla distruzione di gran parte dell’edificio, lasciando spazio a successive ricostruzioni e ampliamenti.
L’abbazia, così come la conosciamo oggi, è frutto della ricostruzione tardo-gotica del XV secolo, iniziata per volere del vescovo Oliver King. La leggenda narra che il prelato, durante un sogno profetico, vide angeli salire e scendere da una scala dorata, visione che lo spinse a promuovere la rinascita dell’abbazia, facendone un luogo di culto che riflettesse la gloria divina. Questa immagine venne immortalata in una delle decorazioni più iconiche della facciata: la Scala di Giacobbe, scolpita con raffinata maestria sulle torri occidentali.
L’interno dell’abbazia
L’interno dell’abbazia è un trionfo di guglie, archi a sesto acuto e volte a ventaglio, capolavori dell’architettura gotica inglese che proiettano i visitatori in una dimensione di sacralità e solennità. Le vetrate istoriate, alcune delle quali risalgono al Medioevo, raccontano storie bibliche e leggende cristiane con una vivacità cromatica che continua a suscitare meraviglia. La Grande Vetrata Est, una delle più celebri, raffigura in cinquantasei pannelli la narrazione della vita di Cristo, illuminando l’abside con una luce eterea che trasforma ogni celebrazione in un’esperienza mistica.
L’abbazia non è solo un luogo di culto, ma anche un vero e proprio scrigno di storia. Al suo interno riposano le spoglie di figure illustri e cittadini che hanno segnato la vita di Bath nei secoli. Tra le numerose lapidi e memoriali, spiccano quelle dedicate a personaggi famosi (nobili, politici, scrittori e figure di spicco dell’epoca georgiana e vittoriana).
Uno degli elementi più affascinanti dell’abbazia è il suo organo monumentale, uno degli strumenti musicali più raffinati d’Inghilterra, che risuona durante le celebrazioni e i concerti.
La cripta, anch’essa visitabile, svela ulteriori strati della sua lunga storia. Qui, i visitatori possono ammirare i resti della precedente cattedrale normanna e le fondamenta romane, evidenze archeologiche che raccontano l’evoluzione del sito attraverso i secoli.
Beechen Cliff e Alexandra Park: la natura che ispirò Austen
Per chi desidera allontanarsi dal centro cittadino e ammirare Bath dall’alto, una passeggiata verso Beechen Cliff offre panorami spettacolari. Questo promontorio verdeggiante, che si eleva sopra la città, rappresenta uno dei luoghi preferiti da Jane Austen per le sue passeggiate solitarie. In “Persuasione”, l’autrice descrive Bath vista da una prospettiva elevata, facendo riferimento a questi scenari naturali come simbolo di riflessione e libertà.
Dal vicino Alexandra Park, la vista sui tetti dorati della città offre uno spettacolo suggestivo in ogni stagione. Durante l’autunno, i colori caldi avvolgono Bath in un abbraccio dorato, mentre in primavera il verde rigoglioso delle colline circostanti esalta la brillantezza della pietra locale.
Curiosità e leggende di Bath
Oltre alle celebri architetture georgiane e alle vestigia romane, Bath è intrisa di aneddoti affascinanti che si tramandano di generazione in generazione.
Tra le storie più evocative si annovera quella legata alla Scala di Giacobbe, una ripida scalinata che conduce verso Beechen Cliff.
Secondo la leggenda, la scala prese il nome dal celebre episodio biblico in cui Giacobbe sognò una scala che collegava terra e cielo, percorsa da angeli in ascesa e discesa. L’altezza vertiginosa e la faticosa salita lungo questa scalinata avrebbero evocato, nella mente dei cittadini, la simbolica scalata spirituale del patriarca biblico, dove ogni gradino rappresentava un passo verso la purificazione e la vicinanza al divino.
Le celebri acque termali di Bath sono protagoniste di una tradizione millenaria che affonda le radici nel mito e nella religione romana.
Si narra che le acque, oltre a possedere proprietà curative straordinarie, fossero in grado di lenire dolori reumatici e disturbi digestivi.
Ancora oggi, visitatori provenienti da ogni parte del mondo assaggiano l’acqua termale direttamente dalla Pump Room, una storica sala da tè adiacente alle terme romane. Nonostante il suo inconfondibile sapore sulfureo, che molti descrivono come intenso e amaro, la tradizione di bere queste acque continua a sopravvivere.
Un altro elemento leggendario legato alle terme di Bath è il fenomeno delle acque fumanti, visibili durante le giornate più fredde. Secondo una credenza popolare, il vapore che si leva dalle vasche sarebbe lo spirito di Sulis Minerva che veglia sulla città, avvolgendo le rovine romane in una cortina di nebbia eterea e sacra.
L’eco dei fantasmi
Come molte città con una lunga storia alle spalle, Bath è intrisa di racconti di apparizioni e presenze misteriose. Lungo il Royal Crescent, alcuni residenti e turisti hanno riferito di aver avvistato figure evanescenti avvolte in abiti settecenteschi, che si dissolvono tra le ombre delle colonne e le facciate illuminate dalla luce della luna. La leggenda narra che si tratti degli spiriti di nobildonne e gentiluomini che, legati alla vita mondana dell’epoca georgiana, non abbiano mai abbandonato i salotti sfarzosi e i balli che animavano la città. Un altro racconto popolare riguarda l’Abbazia di Bath, dove si dice che nelle notti più silenziose sia possibile udire sussurri e canti lontani, attribuiti alle anime di antichi monaci benedettini che un tempo abitavano il monastero originale.
Un Patrimonio dell’Umanità
Bath si distingue come l’unica città del Regno Unito interamente tutelata dall’UNESCO (1987), una designazione che riflette l’eccezionalità del suo tessuto architettonico e storico. Questo riconoscimento non si limita a valorizzare il passato di Bath, ma pone le basi per la tutela e la conservazione futura della città. Gli interventi urbanistici e le nuove costruzioni sono attentamente regolati per garantire che l’integrità architettonica e paesaggistica rimanga intatta, preservando così il fascino che rende Bath una gemma incastonata nella storia europea.
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Congratulazioni Simona, articolo significativo; non come quelli del capo redattore Nelson, corrispondente da Londra, che fa i viaggetti col Mozzo
(instagram nelsoneilmozzo) e ci informa che il cesso è guasto.