Il sesso è condivisione, trasporto, ma anche passione, cupidigia. Ognuno di noi ha delle fantasie estreme che vorrebbe in qualche modo sondare (non fate “no” con la testa, bugiardi: vi ho visti mentre leggevate Cinquanta Sfumature di Grigio sotto l’ombrellone!). Ebbene, ci sono molte persone che praticano sesso “non convenzionale” (ahimè, non posso assicurarvi che siano tutti bellocci come Christian Grey).
Il BDSM racchiude una serie di pratiche erotiche che potremmo definire atipiche e fuori dagli schemi. Esiste una gerarchia di ruoli: il dominante, nonché la parte “attiva” della coppia/del gruppo; il sottomesso che, nonostante il nome faccia supporre una certa remissività, ha il comando su tutta la situazione: è lui a decidere quando inizia e termina l’attività, grazie ad una parola o gesto di sicurezza precedentemente accordato; lo switch, che ha un ruolo versatile.
B per “bondage”
La parola “bondage” significa unione, ma anche legame, costrizione, e fa riferimento a tutti quegli strumenti erotici indispensabili per questo tipo di pratica sessuale. Ne citiamo qualcuno, giusto per darvi un’idea:
- Metal bondage: utilizzo di materiali metallici come catene, ferri e manette;
- Karada: disposizione di una corda lungo la schiena del sottomesso, fino a formare una sorta di ragnatela;
- Surakambo: attorcigliamento della parte inguinale;
- Shingiu: posizionamento della corda sul pettorale o sul seno;
- Shibari: avvolgimento del torace per mezzo di una corda;
- Sospensioni: sospensione in aria del sottomesso con eventuale oscillamento.
D per “dominazione” e “disciplina”
Chi esercita il pieno controllo del partner ha un compito fondamentale, vale a dire quello di accertarsi che tutta l’attività sessuale sia svolta nella piena sicurezza dei partecipanti.
Esistono inoltre delle regole che vengono imposte al sottomesso: camminare a quattro zampe, indossare vestiti particolari, rivolgersi con rispetto al/la proprio/a “padrone/a”, ecc. Qualora queste venissero trasgredite, al dominante è concesso “punire” il partner con insulti, schiaffi, frustate o altro, secondo i patti precedentemente accordati.
S per “sadismo”
Il sadico è colui che trae piacere infliggendo dolore all’altro ma, nel BDSM, non sfocia mai in una sofferenza indesiderata.
M per “masochismo”
L’individuo va alla ricerca di stimoli intensi che provochino una sensazione di dolore fisico e/o psicologico.
Un po’ di psicologia
Secondo lo psicoanalista Sigmund Freud, il masochismo risalirebbe al periodo infantile: punizioni corporali, umiliazioni e/o traumi subiti in famiglia verrebbero riproposti nella sessualità adulta per “sopravvivere” a quelli passati. Non lontano da questa visione, Masud Khan affermava che le perversioni sessuali fossero il frutto di un rapporto patologico tra madre e bambino: un attaccamento esclusivo e dipendente che, con il tempo, causerebbe delle micro fratture nella relazione. Ciò porterebbe in seguito ad una incapacità di dosare l’aggressività, sia nella vita relazionale che in quella sessuale.
Quand’è che il sesso diventa una pratica violenta?
Il consenso è l’unica chiave per un sesso efficace, divertente e sicuro. Che sia convenzionale o meno, può diventare una condotta problematica nel momento in cui limita la libertà nostra o altrui. Non è un caso, infatti, che la regola alla base del BDSM consista nella frase: «Hurt, not harm», che tradotto in italiano significa: «Infliggi sofferenza, non danno».
Quindi cari lettori, qualora voleste sperimentare sensazioni più estreme, ricordate sempre di essere accorti e rispettosi!
*Psicologa, sessuologa e consulente di coppia
Bibliografia
Al di là del principio di piacere – Sigmund Freud (1920) – Bdsm: guida per esploratori dell’erotismo estremo – Ayzad (2004) – Le figure della perversione – Masud Khan (1993) – Linee guida su consenso e negoziazione nel BDSM – La quarta corda (2021)
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