Il dirigente Telecom, Franco Bernabè continua ad essere oggetto di giochi di potere poco limpidi. Basti pensare che più di una volta si è trovato ai vertici di un’azienda per poi venirne rimosso, ma solo adesso comincia a “parlare”.
Nel 1998 ad esempio è stato a seguito della scalata dell’Olivetti di Colaninno, cosa che si è ripetuta quest’anno dopo l’Opa su Telco lanciata dagli spagnoli di Telefonica. Adesso Bernabè ha scritto una lettera di dimissioni nella quale, realizzando forse come stanno realmente le cose, ha denunciato il totale disinteresse del Governo nei confronti del settore delle telecomunicazioni, consegnato su un vassoio d’argento in mani straniere. Come sappiamo infatti Vodafone è britannica, Wind russa, Fastweb svizzera e H3G cinese.
Si tratta di una disfatta bella e buona, assolutamente illogica, per un paese che poteva trovarsi ai vertici delle classifiche europee. Dietro questo disegno si cela la politica del Libero Mercato, la più colossale balla dietro cui si celano solo gli interessi di pochi squali, i quali minimizzano eventuali rovesci della medaglia, come il futuro della rete fissa di Telecom (definita “strategica” e che come tale dovrebbe essere scorporata).
Utile a questo punto qualche precisazione: la rete fissa è realizzata quasi totalmente in rame, quindi più’ vecchia rispetto a quella in fibra ottica, destinata ad essere a sua volta soppiantata da quella senza fili. Perché allora questo interesse ad acquistare la rete fissa? Sveliamo subito il mistero. La Cassa Depositi e Prestiti (presieduta dal Pd Bassanini) potrebbe comprare la rete fissa di Telecom per consentire all’azienda di rimborsare le banche di parte dell’enorme credito che vantano.
La cosa del resto risulta evidente visti i legami fra banche e settori del governo. Bernabe’ ha sempre saputo questi fatti eppure , fin da quando ha preso in carica un’azienda il cui debito è passato dai 5 miliardi agli attuali 28. Così come sapeva che il destino della società era condizionato dall’indebitamento post Colaninno e che il patto di sindacato di Telco (che controlla il gruppo con il 22,4% delle azioni) era a tempo.
In definitiva, Bernabè e sindacati erano al corrente della svendita ma non hanno preso adeguate posizioni.
Oggi però il manager parla e i sindacati organizzano manifestazioni. Peccato che a giochi fatti, né le parole né le azioni servano a cambiare lo stato delle cose.
di Simona Mazza
foto: economiaweb.it
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