In una lettera indirizzata a Repubblica, Bersani sostiene che lui in un nuovo governo ci sarà solo se utile al paese e lascerebbe in caso che la sua persona fosse d’intralcio: “Io ci sono, se sono utile. Non intendo certo essere di intralcio. Ci vuole un governo, certamente. Ma un governo che possa agire univocamente, che possa rischiare qualcosa, che possa farsi percepire nella dimensione reale, nella vita comune dei cittadini. Non un governo che viva di equilibrismi, di precarie composizioni di forze contrastanti, di un cabotaggio giocato solo nel circuito politico-mediatico”.
Evidentemente Bersani ignora che i cittadini italiani siano ormai alla canna del gas e abbiano bisogno di un governo che decida e gestisca le priorità del Paese: il problema lavoro, l’economia in stallo, le tasse sempre più alte – secondo l’ISTAT siamo arrivati ad una pressione fiscale del 52% – e la necessità di riforme importanti che snelliscano la giustizia, la burocrazia e azionino un freno deciso alla spesa pubblica.
Al segretario del Pd, che per sabato prossimo ha annunciato una manifestazione a Roma “contro la povertà e per il governo del cambiamento”, gli oltre quaranta giorni passati dalle elezioni politiche non sono stati sufficienti per comprendere che bisogna fare in fretta altrimenti siamo rovinati. Andare in piazza contro la povertà e a favore di un governo del cambiamento quando egli stesso ha la possibilità di farlo, il medesimo governo, alimenta il sospetto che il segretario del Pd non abbia capito che è solo lui a dover decidere.
E mentre Bersani studia le strategie politiche più convenienti a se stesso e al suo partito e perde tempo a scrivere lettere a Repubblica, l’Italia reale, quella della gente comune, è ormai allo stremo: le imprese falliscono, i disoccupati aumentano e la gente si suicida.
Nonostante diversi dirigenti di partito abbiano suggerito al loro leader la necessità di dialogo con il nemico Berlusconi, unica alternativa alle elezioni, Bersani continua indifferente nella sua ostinata ricerca di esponenti del Movimento cinque stelle senza curarsi del determinato rifiuto da questi ricevuto e delle umiliazioni subite da Grillo e grillini.
Cosa bisogna ancora aspettare affinché il leader del Pd si decida a trovare un accordo definitivo con il Pdl, unica forza disponibile che gli permetterebbe di governare il Paese con una maggioranza stabile? Forse una catastrofe o la rivoluzione civile. Probabilmente le sue parole sulla necessità di un governo forte sono il segnale che il segretario del Pd pensi ad “un governo che possa agire univocamente” ma solo dopo le prossime elezioni.
Perché se è vero che fare un governo col Pdl oggi, farebbe crescere ancora di più il Movimento cinque stelle alle prossime elezioni, un fallimento come quello attuale condurrebbe il segretario del Pd completamente fuori dalla politica. Bersani, per il bene del Paese, rinunci a favore di Renzi o di altri leader più pragmatici di lui. Non si può tornare a votare senza aver prima cancellato l’attuale legge elettorale che ci lascerebbe nello stallo attuale per almeno altri sei mesi.
di Enzo Di Stasio
foto: newnotizie.it
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