Betelgeuse è una stella, per molti versi, sensazionale. Si trova a 640 anni luce da noi perciò la vediamo, nel cielo, così come appariva 640 anni fa. Tanto è, infatti, il tempo che la luce emessa da questo corpo celeste impiega per raggiungerci.
Si trova nella costellazione di Orione, di cui abbiamo già parlato, all’interno della quale è la seconda stella più luminosa per brillantezza, dopo Rigel, osservabile ad occhio nudo. Questa costellazione è bellissima ma anche estremamente importante. Dà il nome alla spirale della Via Lattea in cui si trova il Sistema Solare: il Braccio di Orione, appunto, detto anche Braccio Locale.
Supergigante rossa
E’ una supergigante rossa: si tratta di una stella di dimensioni colossali di colore rosso. La possiamo osservare facilmente ad occhio nudo da inizio agosto (dove ci appare all’alba poco sopra l’orizzonte ad est) per tutto l’autunno, l’inverno ed una piccola parte della primavera. Nei mesi invernali troneggia nel bel mezzo del cielo.
E’ la decima stella più luminosa per brillantezza del cielo osservabile ad occhio nudo. Benché sia distante da noi ci appare così luminosa a causa delle sue enormi dimensioni. Si tratta, infatti, di una delle più grandi stelle conosciute dall’uomo. Le sue dimensioni hanno consentito di osservare le sue attività superficiali, fatto rarissimo per un corpo celeste così distante, proprio come facciamo con il nostro Sole.
Ha luminosità 135.000 maggiore rispetto a quella del Sole ed un raggio circa 1.050 volte quello della nostra stella. Per comprendere meglio la sua grandezza provate ad immaginare una stella grande quattro volte e mezzo la distanza tra noi ed il Sole. Se si trovasse suo posto si estenderebbe fin oltre l’orbita di Giove.
Potrebbe far parte di un sistema multiplo. Ovvero potrebbero essere due o forse tre stelle molto vicine ma tutto ciò, al momento, non è stato confermato né accertato.
I nomi delle stelle
I nomi delle stelle derivano, quasi nella totalità dei casi, dall’arabo o dal greco. Giungono a noi traslitterati nel tardo medioevo da testi scritti precedentemente. Spesso con errori, anche gravi, di traduzione ed interpretazione. La corretta pronuncia del nome è: betelˈʤɛuze (Betelejeuze).
In questo caso il nome deriva dall’arabo. Anche stavolta malamente tradotto significa: la spalla (oppure braccio o mano) del gigante. Infatti essa si trova nella costellazione di Orione e ne è il vertice in alto a sinistra che, appunto, nelle rappresentazioni artistiche rappresenta la spalla del gigante Orione.
Il cacciatore e le prede
Ci sono tantissime leggende su questa costellazione e su questa stella un po’ in tutte le culture dei popoli che la hanno osservata nel corso dei secoli. Nella nostra tradizione è la storia di una caccia.
Orione infatti è presente nella mitologia romana e greca. Benché la leggenda romana sia interessante e lo ponga, tra l’altro, come il fondatore della città di Messina, la leggenda che, dal punto di vista astronomico, gli dà il nome è quella Greca.
Orione era un gigante che per vivere faceva il cacciatore. Usciva di notte in compagnia del suo cane Sirio (anche lui presente nel cielo, a breve distanza, alla sua sinistra. Sirio è la quarta stella più brillante del cielo osservabile ad occhio nudo).
La dea Artemide, che sovente partecipava alle sue battute di caccia, se innamorò. Lui non accettò questo amore perché, segretamente, era invaghito delle Pleiadi che erano sette sorelle figlie di Atlante. Quando Artemide se ne accorse, divorata dalla gelosia, fece uccidere Orione durante il sonno da Scorpione che avvelenò sia lui sia il suo segugio Sirio che aveva tentato di proteggerlo. Zeus, mosso a compassione, pose entrambi in cielo sotto forma di stelle.
Ora, nel firmamento, c’è Sirio – nella costellazione del Cane Maggiore – che fedelmente scorta Orione mentre è ancora a caccia. Alla destra di esso, infatti, poco più in alto ci sono anche le sette sorelle: le Pleiadi. In una notte invernale potreste ammirarli tutti ad occhio nudo in un inseguimento che è iniziato miliardi di anni fa e che ancora prosegue.
La stella che muore
La caccia che si perpetua da così tanto tempo potrebbe terminare relativamente presto. Betelgeuse, infatti, è in uno stato molto avanzato del suo ciclo vitale. Come qualsiasi cosa, in natura, anche le stelle hanno una fine. Noi diciamo che “muoiono” forse perché tendiamo ad umanizzarle attraverso leggende e perché ci accompagnano, ogni notte, durante tutta la nostra vita.
La sua temperatura superficiale è di circa 3.500 gradi (2.000 in meno del Sole) e ciò potrebbe suggerire che la stella stia finendo il combustibile che la alimenta portandola al collasso. Date le sue dimensioni e la sua massa, Betelgeuse, morirà trasformandosi in una Supernova. In altre parole esploderà. Quando accadrà la sua spettacolare esplosione sarà visibile per moltissimo tempo nei cieli. Anche di giorno.
Le Supernovae sono un evento abbastanza frequente in natura. La cosa che renderebbe eccezionale questa supernova in particolare è che, in termini astronomici, è molto vicina a noi. Perciò, anche se non avrebbe conseguenze concrete sulla vita terrestre, offrirebbe uno spettacolo sensazionale.
Sarà come se avessimo due Soli nel cielo: il nostro e Betelgeuse che, seppur quasi puntiforme, sarà luminosissima.
Quando Betelgeuse si trasformerà in supernova
Nell’ultimo anno si è osservato una netta diminuzione della sua luminosità. Oggi la stella è a circa il 36% della sua brillantezza rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ciò suggerisce diverse ipotesi: prima di tutto potrebbe trattarsi di materiale di vario genere emesso dalla stella che si trova sulla nostra traiettoria di osservazione offuscandone, appunto, la brillantezza.
Secondo un’altra ipotesi una delle componenti del suo ipotetico sistema multiplo (che abbiamo già citato prima) potrebbe aver alterato gli equilibri del sistema stesso. La stella “compagna” di Betelgeuse potrebbe divorarla sottraendole materia a causa di una maggiore forza di gravità. In questo caso, invece che in una supernova, alla sua “morte” Betelgeuse si trasformerebbe in una nova.
l’eventualità più affascinante, tra le altre, è la quella dell’esplosione di Betelgeuse. I social network e molti giornali di vario tipo hanno diffusamente trattato, nelle scorse settimane, questo argomento.
Se dovesse accadere saremmo, probabilmente, gli unici umani che mai assisteranno ad un evento di tale portata. Considerando che tutto ciò potrebbe accadere anche per la stella Eta Carinae, ma nessuno ne parla, possiamo capire che qualcosa non quadra.
Divulgare le notizie scientifiche con responsabilità
L’esplosione, infatti, è possibile ma potrebbe avvenire in un momento qualsiasi del prossimo milione di anni. La caccia di Orione alle Pleiadi si interromperà: questo è certo. Dal punto di vista scientifico sarà interessantissimo.
Quello che non è certo è se l’umanità lo vedrà mai. La nostra vita ha durata brevissima se paragonata ai tempi cosmici. La nostra stessa civiltà potrebbe essersi estinta da centinaia di migliaia di anni prima che questo accada.
E’ lecito augurarsi che accada domani mattina?
Fonti:
- SIMBAD Astronomical database;
- Cosmos – Neil DeGrasse Tyson;
- Astronomia – Dalla terra ai confini dell’Universo – Fabbri editore – 1991
Immagini:
- Copertina: Betelgeuse – utilizzo libero;
- Sirio, Orione e le Pleiadi – Ex Astra;
- Cane Maggiore ed Orione – Bob Moler’s ephemeris blog.
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