Big little lies: una storia di femminismo 2.0

Un altro capolavoro firmato HBO, ed ora disponibile su Sky Atlantic con la seconda stagione.
Big little lies, letteralmente “Piccole grandi bugie”, tratta dal romanzo omonimo di Liane Moriarty, è una serie assolutamente imperdibile. Lo dice il grande pubblico, la lunghissima lista di premi vinti, la risonanza sociale che s’è trascinata dietro.

Regia efficace ed emozionante grazie prima a Jean-Marc Vallée e ad Andrea Arnold poi, ogni inquadratura rispetta e suscita una sensibilità inaspettata.

Con un cast d’eccezione principalmente al femminile formato da Reese Witherspoon, Nicole Kidman, Shailene Woodley, Laura Dern e Zoë Kravitz alla quale si è da poco aggiunta anche Meryl Streep, questa serie è destinata alla leggenda. Sia per la sua composizione artistica ma soprattutto per la connotazione storico-culturale che la storia evidenzia.

Ambientata a Monterey una piccola cittadina della perfetta California, patria di sogni, speranze ed infinite possibilità, seguiamo la vita di un gruppo di mamme apprensive dell’alta borghesia che ogni giorno si destreggiano fra cospirazioni frivole, gelosie, problemi familiari e competizioni sfrenate.

L’ennesima storia da un universo di privilegi lontani ed inarrivabili. Fin quando due variabili nascoste spazzano via l’apparente banalità con un colpo di coda.

Una storia che mette in luce l’agonia di un apparenza stanca di essere ostentata, una storia che parla di un cameratismo femminile improbabile e dolcissimo.
Una storia di violenza così vera da intimorire chiunque.

Questa serie è un’ennesima martellata distruttiva al muro di luoghi comuni e tabù che pian piano la società moderna sta cercando di distruggere.

Nessuno è buono per definizione o posizione.

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