Renato Zero, uno tra i cantanti più seguiti d’Italia, compie oggi 66 anni. InLibertà gli augura buon compleanno riproponendo un interessante articolo scritto su di lui dal nostro Riccardo Fiori
Nel panorama della musica italiana c’è un personaggio assolutamente unico nel suo genere: Renato Zero.
Nato nel 1950 (all’anagrafe Renato Fiacchini), cerca fin da giovane ogni modo per farsi notare ed entrare nel mondo dello spettacolo.
Camaleontico, istrione, stravagante, frequenta assiduamente il Piper (nota discoteca romana) e la Rai con piccole parti da ballerino per Rita Pavone. Insieme a lui, le amiche storiche Mimì (Mia Martini) e la sorella, Loredana Bertè.
Attivo anche nel cinema dove frequenti sono le comparse nei film di Fellini e nel teatro, dove partecipa a musical come Hair e Orfeo 9. Ed anche per l’esordio musicale Renato sceglie il palcoscenico, dove registra “No mamma no”. Da subito è anticonformismo allo stato puro. Coraggioso, visto il periodo (siamo nel ’73), nell’ostentare e soprattutto nel rivendicare una diversità che in Italia, negli anni 70, non è affatto un diritto scontato.
Musicalmente “Paleobarattolo” e “No mamma no” sono i brani più interessanti. “Invenzioni” del ’74, è una conferma. I testi e le musiche sono già pieni di quella carica melodrammatica che, da sempre, lo contraddistingue.
Quando passa il treno della discomusic, poi, Renato è pronto a prenderlo. “Trapezio” del ’76 ne è la prova. Con tutti i suoi lustrini e paillettes si ritrova in classifica per la prima volta con il brano “Madame”. Ci sono brani seri e sobri (“Inventi”), ma anche in quelli, spesso, non mancano le note buffonerie che lo confermano gran fenomeno da baraccone.
Ed è già successo; <<Zeromania>>!
Nel ’77 esce “Zerofobia” e Renato <<sfonda>> grazie alle ironie di “Mi vendo” e all’impegno contenuto ne “Il cielo” (canzone antiabortista). I suoi concerti registrano ovunque il tutto esaurito e lui viene eletto dai suoi seguaci (denominati sorcini), vero e proprio profeta.
In ogni album si alternano perle melodiche (vedi la già citata “Il cielo”), toni cabarettistici (“Tragico samba”) e, di tanto in tanto, anche veri e propri azzardi, come ad esempio la cover di “Dreamer” dei Supertramp, riadattata con la sua “Sgualdrina”.
L’anno dopo è la volta di “Zerolandia”. Il pubblico continua ad amarlo e lui lo coccola con suprema maestria. Trasgredisce non poco con “Triangolo” e “Sbattiamoci”, fa la morale in “Sesso o esse” e, non prendendosi troppo sul serio, risulta unico nel suo genere ed irresistibile.
“EroZero” (’79) è poi la sua consacrazione. Già, perché se gli mancava il pezzo struggente per eccellenza, con “Il carrozzone” centra in pieno l’obiettivo.
Non c’è che dire: Renato Zero è un gran personaggio. Scaltro: mentalmente avanti anni luce, non dice mai apertamente di appartenere ad una certa <<diversità>>, al giorno d’oggi quasi normale (!!!), ma veste un personaggio che lo lascia presagire, cantando spesso la vicinanza ad un <<popolo>> che, negli anni 70, non ha il coraggio di uscire allo scoperto e vivere liberamente il suo modo di essere.
Nel doppio album “Tregua” (gran bel lavoro), troviamo più di una prova di quanto sopra. “Amico” (scritta con Dario Baldan Bembo) commuove l’armata di sorcini e “Onda gay” è l’esatta dimostrazione di chi lancia la pietra, ma nasconde la mano. E poi, visto che i suoi show vanno a gonfie vele, perché non pubblicare un doppio live?
Detto, fatto: “Icaro” è un gran bel concerto: un disco da avere! Poi arrivano gli anni 80 e tra i tanti cantanti che verranno messi in crisi da questo decennio, c’è anche lui. L’improvvisa flessione nelle vendite e nelle preferenze del pubblico è per certi versi anche incomprensibile, ma c’è.
“Artide Antartide” (‘81) è il primo esempio. Non c’è un solo brano importante che <<tiri>> (“Più su”, gran bel pezzo, è stata imprudentemente inclusa nel live precedente come inedito) e molto probabilmente il personaggio, a questo punto, è stato sfruttato all’inverosimile.
Prova a rilanciarsi con massicce presenze in Rai. E’ tra i conduttori di Fantastico ed ha un programma in radio.
Cerca di sfruttare la vetrina producendo “Via Tagliamento”, noto indirizzo della discoteca Piper, in passato da lui tanto frequentata, a cui Renato dedica questo LP. Contiene “Viva la Rai” e “Soldi”, pezzi sentiti e risentiti in TV, ma decisamente mediocri.
Nell’83 tenta la carta QDisc: un mini album di soli 4 brani (“Calore”), dove da salvare c’è la sola “Spiagge”, inno dell’estate di quell’anno. E se la crisi da tempo dava le sue avvisaglie minacciando da un momento all’altro di arrivare, ora si apre ufficialmente. “Leoni si nasce” (’84) e “Soggetti smarriti” (’87), sono dischi brutti e poveri di idee, senza neanche una canzone degna di nota.
Inizia così a lavorare ad una nuova immagine. Meno provocazioni, meno colori, più sobrietà. “Zero” è il primo passo del nuovo Renato. Poi “Voyeur”, fino a quando si presenta a Sanremo nella nuova veste e con un brano che piace e che gli consente di tentare una nuova scalata: “Spalle al muro”.
E’ un brano scritto da Mariella Nava ed è a tutti gli effetti il sapiente rilancio di un artista che da il via alla fase matura della sua carriera.
Il 1991 è l’anno di un nuovo doppio live: “Prometeo”. Un bel lavoro. Si riparte, dicevo, sicuramente con meno lustrini, ma con la convinzione di poter tornare ad offrire al suo pubblico quelle semplici poesie in passato tanto apprezzate.
Esce “La coscienza di Zero” (’92) ed il primo passo è la conferma di tutti i suoi collaboratori ed autori: un punto di partenza non indifferente. Evangelisti, Pintucci, Conrado ed il maestro Renato Serio, su tutti.
L’anno dopo torna a Sanremo e ci torna da vero e proprio camaleonte. Canta “Ave Maria”, veste di nero ed il contrasto con il vecchio Renato, è, onestamente, fin troppo forte. Dagli origami e le paillettes del passato, ora (a sentirlo e vederlo) sembra si voglia addirittura consacrare sacerdote!!!
E via così. Tutto sommato la sua popolarità continua a (ri)crescere, anche se in tutti gli album che verranno (“Quando non sei più di nessuno” del ’93, “Passaporto per Fonopoli” del ’93, “L’imperfetto” del ’94, “Sulle tracce dell’imperfetto” del ’95, “Amore dopo amore” del ’98) è ormai palesemente evidente quanto il nostro protagonista abbia vestito in pianta stabile i panni del predicatore.
E ci saranno anche brani da custodire gelosamente (per esempio “I migliori anni della nostra vita”), ma una via di mezzo sarebbe stata più coerente e, forse, apprezzata.
Però tutto questo gli serve per ritrovare quei consensi e quella notorietà nel tempo minati, a ritrovare un programma Rai tutto suo e a far rivivere vecchi classici da lui rivisitati dei vari Tenco, De Andrè, Battisti, Bindi, Modugno, a fianco ad inediti molto belli come “Via dei martiri”, “Tutti gli zero del mondo” (duetto con Mina), “Si sta facendo notte”.
Nel 2001 esce “La curva dell’angelo”, un disco triste e malinconico a cui collaborano firme di livello: Fio Zanotti, Ennio Morricone, Celso Valli. Poi nel 2003 “Cattura”: un disco più sereno e piacevole, dove nel brano “L’altra sponda” torna a giocare come ai vecchi tempi.
Sembra sul punto di fare outing, ma è la solita impressione. Sull’ambiguità, d’altronde, ha costruito un personaggio, una carriera, un impero, al punto da sembrarne possibile il suo definitivo sdoganamento.
La riflessione è la seguente: e se invece avesse paradossalmente contribuito in piccola parte a mantenere l’omosessualità un tabù? Ma questo non sembra essere un suo problema; anzi. Stravende ed è idolatrato dai suoi fans.
Nel 2005 esce “Il dono”. Un disco dai diversi ritmi (troviamo anche il funky) e temi sociali più disparati (si parla di immigrazione in “Dal mare”). “Presente” del 2009 è vero e proprio <<boom>>: 6 dischi di platino, 2° disco più venduto del 2009 in Italia, 30 concerti sold out.
Fino alla doppia uscita di “Amo”.
Capitolo 1 e Capitolo 2 escono a 7 mesi di distanza l’uno dall’altro. Il titolo è una dichiarazione d’amore di Renato Zero al suo popolo (vorrei vedere…) e viene da lui definito il disco più completo della sua carriera. I temi affrontati riconducono tutti all’amore, l’amicizia, il ricordo.
Gli stili sono il rock, il pop, la dance e addirittura la musica sinfonica.
Finito qui? Neanche per idea. Sta per arrivare il nuovo album: “Alt”.
E allora, comunque, applausi!
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