Mentre con il passare dei giorni, a causa del prolungamento dell’emergenza Coronavirus, le chance di portare a termine il campionato in corso sembrano essere sempre meno, la Lega Serie A e le Società studiano nuovi modi per salvare il salvabile in termini economici e di passività che saranno presumibilmente registrate alla chiusura dei bilanci di questa stagione sportiva.
Per questo, nei giorni scorsi è emersa la possibilità di “congelare” gli stipendi dei calciatori per il mese di Marzo (e forse anche più avanti) dato che al momento, oltre a non esserci una data certa per la ripresa della competizione, non è possibile nemmeno stabilire con certezza quando si potranno riprendere gli allenamenti collettivi delle squadre.
Le posizioni delle parti in gioco
Nella riunione tra i rappresentanti delle Società di Serie A svoltasi venerdì scorso in videoconferenza, è stata appunto espressa da più parti la volontà di richiedere ufficialmente all’AIC (Associazione Italiana Calciatori) il congelamento degli stipendi dei tesserati per il mese corrente. I club hanno perciò dato mandato al presidente della Lega, Dal Pino, di discutere della questione con il numero uno della FIGC Gravina e con l’AIC stessa, guidata da Damiano Tommasi. Recentemente, proprio lo stesso Gravina aveva dichiarato che “il taglio degli ingaggi dei calciatori non deve essere un tabù”, aprendo di fatto un primo spiraglio per iniziare ad affrontare il tema.
Ben diversa la posizione di Tommasi, il quale ha spiegato che per stabilire un valore quantitativo dei tagli ai salari, bisognerebbe prima avere chiara la situazione del quando (e soprattutto se) riprenderanno allenamenti e partite ufficiali, in modo da avere un’indicazione più precisa delle perdite economiche a cui andrebbero incontro le Società. Ciò su cui invece sembrano tutti d’accordo è che, quando l’emergenza della pandemia sarà superata, ci sarà bisogno di un piano generale di interventi economici per sostenere e far ripartire il calcio italiano, a maggior ragione nell’ipotesi (sempre più concreta) in cui non ci sia la possibilità di portare a termine il campionato attuale, arrivando, a quel punto, ad una situazione nella quale il solo taglio degli stipendi non riuscirebbe a limitare in maniera consistente i danni per i mancati introiti dei club.
Cosa accade nelle leghe straniere. I particolari casi del Barcellona e del Sion
Intanto anche all’estero si sta iniziando a ragionare sulla questione. Diverse squadre tra Francia, Germania e Svizzera hanno già annunciato che i loro atleti tesserati vedranno decurtata parte del loro ingaggio. Il primo caso tra i top club mondiali è stato però quello del Barcellona, dove il presidente Bartomeu si è riunito a colloquio con i leader dello “spogliatoio” Messi, Busquets, Sergi Roberto e Piqué, con i quali ha trovato un accordo di massima per la riduzione dei salari. Il numero uno della Società blaugrana ha inoltre fatto intendere che si rivolgerà alla UEFA per far sì che si crei in questo senso un quadro decisionale il più possibile uniforme tra tutti i club europei.
Decisamente singolare è stato invece ciò che è accaduto in Svizzera, dove il proprietario del Sion, l’imprenditore Christian Constantin, ha utilizzato il pugno duro contro i propri tesserati, licenziando con effetto immediato 9 calciatori che avevano rifiutato la riduzione dell’ingaggio per il periodo di stop dell’attività sportiva. Il sindacato dei calciatori svizzero, come era lecito aspettarsi, ha già presentato reclamo chiedendo la revoca del provvedimento.
Fonte foto: primabergamo.it
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