Capoliveri è molto più di un paese su un’isola. Il suo nome è ampiamente attestato durante il Medioevo. Una delle prime menzioni è nella forma Capolibero, nel 1260; mentre in seguito sono documentate le forme Capoliveri e Capolivri, nel 1289 e 1291, e infine Capolivro nel 1343. La zona era già popolata nell’epoca etrusco‐romana, come attesta la necropoli ellenistica di Capoliveri. Dall’XI al XIV secolo l’Elba fa parte della Repubblica di Pisa. In questo periodo Capoliveri diventa sede dell’importante Capitanato dell’Elba. Nel XIV secolo sono attestati i nomi di alcuni rioni del paese: Borgo, Castello e Porta a Staldo.
La resistenza a Napoleone
Nel 1799 la popolazione di Capoliveri sviluppa una resistenza ostinata a Napoleone: uccide un gruppo di soldati francesi in fuga da Longone, ma poi subisce il contrattacco di una guarnigione proveniente da Portoferraio. Il paese viene quasi completamente distrutto. Fino al 1906 Capoliveri appartiene al comune di Porto Longone, divenuto poi l’attuale Porto Azzurro.
L’isola del tesoro di Giorgio Faletti
«Montecristo è all’orizzonte ma il tesoro è qui, in una casa di pietra all’ombra della vecchia Capoliveri, dove ogni immagine, dai gabbiani ai nipoti che urlano è un’onda transitoria». Così ne parla il compianto artista nel colloquio avuto con Malcom Pagani, riportato in Il codice Faletti, “L’Espresso” del 6 settembre 2011.
Faletti frequentava Capoliveri otto mesi l’anno; aveva un bilocale e decise di acquistare una casa più ampia poco fuori il paese, affacciata sul mare. Con l’isola di Montecristo davanti, in uno scenario incantevole che ha ispirato le opere di un poliedrico personaggio scomparso troppo presto.
Da casa mia si vede il mare, di Giorgio Faletti, arrangiamento del M° Lucio Fabbri
Foto di DanieleFiaschi da Pixabay
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