I vestiti non sono vestiti, ma abiti che come case vestono il corpo. Un dolce ed essenziale involucro che dà espressione a un’estetica minimale, tracciata da un approccio antropologico e dall’ossessione per l’arte, in particolare quella di Mattia Preti (1613-1699), pittore di scuola napoletana conosciuto anche con il nome di Cavalier Calabrese.
Nonostante l’eclettico incipit è di moda che stiamo trattando: Casa Preti è un brand emergente, nato in Sicilia nel 2017 dall’incontro di due giovani menti, Mattia Piazza, sarto di origini palermitane e Steve Galley, architetto svizzero. Il nome del marchio – in parte preso in prestito dall’arte caravaggesca – non è un caso. Oltre a riflettere nella costruzione dei capi, un’attenzione maniacale per i tagli, la modellistica e l’assenza di decoro, il duo creativo sceglie di proposito il lemma casa; paragonandolo a un plurale maiestatis, trae spunto dall’antropologia, proponendosi di esaminare l’essere umano, attraverso il suo universo esperienziale. Un approccio saggio e necessario, secondo il giovane Piazza “perché come il lavoro dell’antropologo che si nutre dell’umanità, in un effluvio di esperienze, Casa Preti diventa la possibilità che il designer si dà per poter stare con l’altro”.
Senza imporre una visione individualista, l’etichetta di moda siciliana restituisce abiti androgini, minimali, paragonabili a dei luoghi in cui sentirsi sempre a casa. “Come corrente, possiamo ritenerci strutturalisti – spiega ancora Mattia – nel senso che tutto quello che esiste dentro un capo, serve per tenerlo, per fare struttura; ad esempio i fiocchi presenti nell’ultima collezione (la Primavera-Estate 21 nrd) servono per tenere il pantalone, come lacci, coulisse, e anche i colletti, perché alla fine tutto deve avere una funzione”.
A comporre il recente passato del sarto palermitano, diversi anni in ambito musicale, la chitarra classica, il canto lirico, e poi il corso di Fashion Design presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, e poi ancora quel viaggio in Olanda dove s’innamora del gusto essenziale, una tendenza estetica per cui ogni decoro sparisce. Pronto a lasciarsi attraversare dal bello che le passioni e la vita gli paran davanti, come una bolla che gorgoglia, il background del ventisettenne Mattia sembra in continua gestazione, anche se poi magicamente tutto convoglia nel progetto con Steve Galley, seguendo l’idea di moda originaria, limpida e imperturbabile.
La Primavera Estate 21 trasmette joie de vivre
Il primo colpo d’occhio su Luce, Luce, Luce – linea Primavera Estate 21 – suggerisce un’indole temperante, quasi asettica; ed è nell’istante dopo che si capisce quanto inscritta sia una certa joie de vivre. Il fatto è che per Casa Preti nulla deve essere urlato. Complici alcune sensazioni da provare: a livello olfattivo la freschezza, attraverso boccette di sapone di marsiglia (“da annusare durante lo show per sviluppare tutti i sensi”); a livello uditivo, la leggerezza e la gioia sussurrata, con Guardateci Tutti, melodia prog rock de La Rappresentante di Lista – gruppo musicale con il quale il brand vanta diverse collaborazioni. Il resto, dovrebbero farlo gli abiti. Risultato? Una visione spartana e sensoriale che, tra riferimenti artistici e culturali, è libera di cercare il giusto equilibrio puntando alla leggerezza. Ambienti di stoffa pregiata “cagnescamente ben strutturati” e 100% italiani, confermano un savoir-faire artigianale che si lascia contagiare da linee di modellistica clericale, “le uniche affidabili – secondo il creativo siciliano – che non siano mutate nel tempo, e che dunque abbiano raggiunto un apice di verità”.
La visione umanocentrica di Casa Preti dura nel tempo
In una trasposizione onirica, giochi di luce e ombre riprendono le abilità artistiche del pittore caravaggesco e al posto di pennelli, tele e pigmenti del Seicento, a parlare c’è la moda, con tessuti, design e colore. Abiti kimono in fresco lana, maglie di cotone organico, shirt dress in seta pregiata si rivelano in cromie pastello che volutamente si adombrano grazie all’eleganza del magenta e al tocco raffinato del verde smeraldo, rivelando un gusto contemporaneo e una spiccata propensione al dialogo tra i generi. Con costruzioni sobrie e materiali d’alta gamma, la visione umanocentrica di Casa Preti è dunque destinata a durare nel tempo, e dopo l’essenzialismo guai ad accennare a prossimi passi o a tendenze per il futuro: “La moda è antropologia – chiosa Mattia Piazza – e come tale è in divenire, quindi non avrò mai la presunzione di dire cosa sarà domani, di certo il brand sarà una bomba, e lo sarà anche dopo di me”.
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