Caschi blu arrestati in Costa D’Avorio: chiedevano sesso in cambio di cibo

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La prima volta nel 2009. Adesso lo scandalo si ripete. Sedici caschi blu sono stati rimpatriati dalla Costa D’Avorio, dove si trovavano come inviati della missione umanitaria delle Nazioni Unite Onuci. L’accusa è quella di aver promesso cibo e alloggio a ragazze minorenni in cambio di sesso. Almeno otto ragazze tra quelle interrogate hanno confermato di aver avuto rapporti sessuali con gli operatori umanitari. L’arresto, reso noto solo nei giorni scorsi da Wikileaks, è dell’aprile 2011. Ma i primi documenti che li incastravano risalgono al 2010.  

La missione Onuci è stata istituita in Costa D’Avorio nel 2004 e si compone di circa 8mila Caschi Blu. Già nel 2009  alcuni di essi erano stati processati per abusi sui minori avvenuti nel 2006. Le Nazioni Unite avevano espresso la necessità di applicare un regime di tolleranza zero per evitare che episodi simili si ripetessero. Adesso le organizzazioni internazionali tornano a ribadire la loro condanna unanime ed esprimono con forza l’auspicio che gli stati d’origine infliggano pene adeguate a chi commette simili crimini. I caschi blu accusati sarebbero tutti originari del Benin. Tra di loro sei soldati e dieci comandanti.  Secondo il portavoce dell’Onu Michel Bonnardeaux infatti, i comandanti “Non sono riusciti a mantenere un ambiente sicuro che prevenisse sfruttamenti e abusi sessuali”. Una dimostrazione d’intransigenza necessaria, in una regione dove nonostante l’impegno della comunità internazionale si continua a morire a causa della povertà estrema, della mortalità infantile, delle esecuzioni sommarie e dei regimi politici instabili e autoritari.

Intanto anche Unicef e Save the Children si sono mobilitati per inviare delegazioni nell’area, con il compito di condurre ispezioni e sensibilizzare gli operatori della pace affinché simili episodi non si ripetano. 

Eleonora Alice Fornara  

Foto: forzearmate.org

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