Roma – La Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato che sono terminate le operazioni relative alle analisi morfologiche di una parte dei reperti ossei (diverse centinaia di strutture ossee parzialmente integre e migliaia di frammenti) ritrovati negli ossari del Campo Santo Teutonico, nell’ambito delle incombenze istruttorie del caso Emanuela Orlandi.
A condurle, il prof. Giovanni Arcudi, professore di Medicina legale all’Università Tor Vergata, coadiuvato dal suo staff, alla presenza del perito e genetista Giorgio Portera, nominato dalla Famiglia Orlandi.
Dopo di due giorni di perizie, nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede si legge che “nel corso degli accertamenti di antropologia forense, il Prof. Arcudi non ha riscontrato alcuna struttura ossea che risalga ad epoca successiva alla fine del 1800” e che “il consulente di parte ha avanzato richiesta di accertamenti di laboratorio su circa settanta reperti ossei; il Prof. Arcudi e la sua equipe non hanno avallato la richiesta perché le medesime strutture ossee hanno caratteri di datazione molto antichi” e “per questi motivi, i campioni sono stati repertati e trattenuti presso il Comando della Gendarmeria a disposizione del Promotore di Giustizia“.
La Santa Sede si apre davvero?
Dopo 36 anni di silenzi ed omertà, il Vaticano sembrerebbe mostrare dunque i primi segnali di apertura e collaborazione. Almeno ciò che si legge in una nota “la Santa Sede conferma la propria volontà di ricerca della verità sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi ma nello stesso tempo smentisce categoricamente che questo atteggiamento di piena collaborazione e trasparenza possa in alcun modo significare, come da alcuni talvolta affermato, una ammissione implicita di responsabilità“.
Pietro Orlandi chiede di condividere
Qualche giorno fa, Pietro Orlandi aveva scritto sul suo profilo fb “Il Vaticano ha imposto il segreto istruttorio alle attività svolte al cimitero teutonico ai presenti, per cui, al momento né il nostro legale, l’Avvocato Laura Sgrò né i consulenti tecnici né noi familiari, possiamo rilasciare delle dichiarazioni. Quando riterremo ciò possibile, comunicheremo le nostre posizioni, indicando le attività che intendiamo immediatamente svolgere”.
C’è da chiedersi:
Come mai se é stata richiesta una verifica non si accordano la stessa?
Dove sta la collaborazione?
Perché il Vaticano non fornisce alla magistratura il famoso dossier promesso tanto tempo fa?
A tal proposito ricordiamo infatti che, al tempo della storia imbarazzante di De Pedis sepolto a Sant’Apollinare, era iniziata una trattativa sulla sorte di Emanuela con il Vaticano “poi in Vaticano si ritirano indietro”, dichiarava Pietro Orlandi lo scorso 2 novembre 2018 su Dagospia.
Al giornale, Pietro Orlandi rivelava “ me lo ha raccontato il procuratore della Repubblica, Capaldo, che dopo essere stato contattato dal Vaticano, si recò ad incontrare un autorevole prelato. Era finalmente la dimostrazione che in Vaticano qualcuno era disposto a fornire notizie e carte ai magistrati su mia sorella in cambio di un atteggiamento meno duro nell’inchiesta sulla tomba di De Pedis a Sant’Apollinare. L’incontro avvenne in uno dei locali dei musei vaticani. Capaldo chiese prove e documenti che aiutassero a dare risposte. Il prelato gli rispose che gli avrebbe fatto sapere. Ma successe una cosa inquietante. Nessuno si fece più sentire”.
Infine c’è da chiedersi come mai, qualche giorno prima dell’apertura delle tombe, Francesca Immacolata Chaouqui protagonista di uno scandalo Vaticano, conclusosi con un processo per il quale è stata condannata a 10 mesi (aveva passato al giornalista de L’Espresso Emiliano Fittipaldi documenti riservati vaticani e dell’archivio del Papa) abbia telefonato a Pietro Orlandi sostenendo che le stesse erano vuote?
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