Nell’antica Grecia le falloforie erano processioni in onore di Priapo e Dioniso, nelle quali si trasportavano enormi falli di legno. Oggi in Giappone la tradizione continua con il Kanamara Matsuri
Cerimonie falliche. Falloforie: feste propiziatorie del raccolto
Cerimonie falliche. Durante le falloforie (dette anche fallagogie), le feste propiziatorie del raccolto più antiche della storia, le processioni con il fallo terminavano con una pioggia di acqua mista a miele e succo d’uva. Questa veniva indirizzata verso i campi e rappresentava l’eiaculazione del seme, origine della vita. Cosa che avrebbe garantito raccolti abbondanti.
Scene delle falloforie nell’arte vasaria
Ad attestarlo anche una pelike attica, conservata al British Museum di Londra. Il vaso a figure rosse del V sec. A. C., utilizzato come contenitore di liquidii, ritrae una fanciulla con chitone a maniche lunghe e un himation annodato alla vita.
Fin qui nulla di strano. La cosa curiosa è che la donna sembrerebbe intenta nell’atto di innaffiare o cospargere di semi, quattro oggetti a forma di fallo, posti in posizione verticale nel terreno.
Cerimonie mistiche ateniesi: le Tesmoforie o Talisie
Come accennato, la scena ritratta potrebbe fare riferimento a una delle tante cerimonie mistiche celebrate dalle donne ateniesi.
Tra le più note ricordiamo le Tesmoforie, o Talisie (Θαλύσια: su cui cfr. Teocrito, VII).
Queste feste agricole in onore di Demetra, si svolgevano nell’Isola di Coo dopo la vendemmia, nel mese Poseideone, tra il 15 dicembre e il 15 gennaio.
La nascita della festa dI Aloe
Un’altra feste legata al culto fallico sarebbe riconducibile al mito di Icario (figura mitologica) e Dioniso.
Secondo la leggenda, Icaro avrebbe dato ospitalità a Dionisio ma dei pastori lo uccisero. Il dio, offeso per questo atto, causò loro la pazzia e un’ erezione perenne.
Per placare l’ira della divinità, un oracolo suggerì ai pastori di offrire a Dioniso dei falli di argilla, cosa che permise loro di tornare alla normalità.
Da quel momento, l’evento si sarebbe commemorato durante la festa attica di Aloe, celebrata in onore delle divinità eleusine, e specialmente di Demetra, “dea delle aie” (αλως “aia”).
Questa celebrazione corrispondeva alla festa delle Talisie.
I Misteri eleusini narrano che il compito di fare le offerte spettava alle donne. Erano loro a portare torte e oggetti di varia natura, solitamente in argilla, che riproducevano gli organi sessuali maschili e femminili.
Una volta sole, le donne si abbandonavano all’ebbrezza e si davano al turpiloquio e alle invettive, mentre la sacerdotessa bisbigliava loro di tradire i mariti con degli amanti focosi.
La lettura misteriosofica del culto
Secondo una lettura misteriosofica della festa in onore di Dioniso, lo smembramento del dio (fatto a pezzi dai Titani e divorato, ad eccezione del cuore), nasconderebbe tuttavia una metafora.
Questo organo, che nel mito viene chiamato “cuore”, indicherebbe in realtà la sua parte più importante, vale a dire il pene, vero simbolo della ζωή (Zoe, la vita indistruttibile).
Nel mondo classico greco-romano, il fallo era infatti considerato il simbolo della vita per eccellenza, in quanto il pene è il generatore del seme.
Altre testimonianze di cerimonie falliche
Negli “Acarnesi”, Aristofane parla di una processione fallica che contrassegnava le celebrazioni campestri di Dioniso.
Il commediografo descrive una scena in cui, dietro a una portatrice di cesti o canefora, avanza uno schiavo con in braccio un enorme fallo, mentre la signora della casa intona un inno in onore del dio fallo (personificato da Bacco).
Il dio pastorale Ermete appare nella forma di un palo sormontato da una testa e dotato di un fallo in erezione; a Cillene era rappresentato da un semplice fallo eretto su un piedistallo
Il Kanamara Matsuri riprende le cerimonie falliche
Il Kanamara Matsuri (かなまら祭り”festa del pene di ferro” riprende le antiche celebrazioni falliche.
Si tratta di una festa scintoista annuale della fertilità, che si svolge a Kawasaki, in Giappone, ogni primavera, la prima domenica d’aprile. Per l’occasione, delle donne vestite di rosa, portano in processione un gigantesco fallo d’acciaio il mikoshi, (un santuario portatile) anch’esso rosa, simbolo di buona sorte e di protezione.
Il festival si celebra a partire dal periodo Edo (1603-1863). A istituirlo furono prostitute e cameriere, le quali pregavano al Santuario di Kanayama per la protezione contro le malattie a trasmissione sessuale e le disgrazie. Oggi è rimasto solo un evento folkloristico, i cui proventi vengono devoluti per la lotta all’AIDS.
Oltre al fallo d’acciaio, si portano in trionfo totem e statue dalla forma fallica. Negli stand si possono trovare invece gadget fallici di tutti i tipi, di ogni diametro e colore: dai leccalecca ai cappellini, rigorosamente “a tema”.
L’antica leggenda narra…
Un’antica leggenda legata alla festa giapponese, narra che un demone punì con una maledizione una ragazza per averlo rifiutato.
Dopo essersi insinuato dentro la sua vagina per controllarne la sessualità, con i suoi denti affilati mordeva il pene degli uomini che la penetravano. Stanca di causare una così brutta fine ai suoi spasimanti, la donna fece costruire da un fabbro un grosso fallo d’acciaio. In questo modo, quando lo spirito maligno decise di mordere, si ruppe tutti i denti, lasciando libera la ragazza per sempre.
Da quel momento in città si costruì il tempio scintoista di Wakamiya Hachimangu, nel quale viene tuttora venerato il membro di metallo.
Foto di Olle August da Pixabay
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