Charlie Hedbo: un attacco annunciato

attentato_killer_2L’attacco di un commando armato alla  redazione della rivista satirica francese Charlie Hedbo,  che ha causato la morte di 12 persone. Otto sono i giornalisti, due agenti assegnati alla protezione del direttore, un ospite che era stato invitato alla riunione di redazione e il portiere dello stabile. Sono stati uccisi il direttore del settimanale, Stephan Charbonnier, detto Charb, e i più importanti vignettisti: Cabu, Tignous, Philippe Honore’ e Georges Wolinski, molto famoso anche in Italia.

E una donna: si chiamava Elsa Cayat, era psichiatra e psicoanalista che teneva una rubrica “Divan” sullo stesso giornale. Al di fuori della esecrazione dell’atto, e del suo livello di brutalità, a dire il vero questa strage non ci lascia particolarmente stupiti. Che prima o poi un attacco ci sarebbe stato era nell’aria.  Da capire solo dove e quando e quale obbiettivo sarebbe stato colpito. I segnali in Francia c’erano stati con attacchi improvvisi ai poliziotti, una macchina lanciata contro i mercati, attacchi alle sinagoghe, gesti catalogati come atti individuali commessi forse da soggetti con disturbi mentali, slegati comunque da qualsiasi organizzazione.

Eppure da vario tempo si parla di impiegare “lupi solitari”, non più di gruppi organizzati,  che secondo quanto scritto e comunicato dagli jihadisti avrebbero il compito di portare la Jihad all’interno dei paesi occidentali, compiendo atti eclatanti. Insomma la strage di Parigi, si inserisce in questa campagna. Tralasciando al momento l’identità degli autori, due fratelli già noti all’antiterrorismo francese, che hanno dimostrato una capacità letale, ed una freddezza omicidiaria (il video dell’esecuzione del povero poliziotto  ferito lo testimonia) di interesse è analizzare l’obiettivo dell’attacco.

Si sa che gli attacchi terroristici possono essere tattici, eliminazione di un pericolo, oppure strategici, intendendo con questo sviluppare una campagna militare (il terrorismo ha come unico mezzo quello dell’attacco militare) collegandolo ad una strategia  politica che, trovando approvazione da parte dei sostenitori,  dovrebbe ampliare il consenso. La strage di Parigi si inserisce in questo secondo contesto. Colpire un obiettivo eclatante, sostanzialmente indifeso, ma che come di fatto è accaduto abbia grande risonanza. Se si va a ben guardare l’utilizzo dei mass media e dei social network, è uno strumento ampiamente utilizzato nella strategia jihadista.

Lo hanno dimostrato le esecuzioni in diretta dei giornalisti e cooperanti occidentali, video  che sono stati ripresi in tutto il mondo. Colpire un giornale satirico, molto amato in Francia che si era permesso di utilizzare vignette contro i simboli dell’Islam, ha dato quella giusta rilevanza all’attentato, e sicuramente grazie ai social network saranno milioni quelli che riceveranno la notizia e ne saranno contenti. Un obiettivo strategico, di ampia risonanza i cui effetti propagandistici sono ampiamente sfruttabili in termini di immagine e di rinforzo ideologico.

In questo contesto, c’è un leader  Jiahadista Abou Moussab al-Suri,  detto il “Siriano” che sembra aver preso le redini del la lotta della Jihad mondiale definito anche come l’erede di Bin Laden.  E lui l’uomo che parla di una lotta  senza quartiere, tramite la rivista “Inspire” legata ad Al Qaida organizzata tramite “lupi solitari” il terrorista della porta accanto. I “figli” plasmati dal “Siriano”. sono parte integrante della Generazione Internet. Padroneggiano perfettamente lo strumento e lo piegano ai loro disegni di morte. Secondo gli esperti antiterrorismo, un «cyber terrorista», ad esempio, usando un programma scaricato da Internet, può far esplodere una serie di bombe, ognuna delle quali è attivata da un cellulare.  Gli attentatori della maratona di Boston, Mehdi Nemmouche, l’autore dell’attentato al Museo ebraico di Bruxelles sembrano essere veri adepti del Siriano.

Il nemico è alle porte? Esiste l’islam buono e l’islam cattivo? Sono tutte domande da talk show, chiacchiericci in libertà, che alla fine non portano nessun costrutto.  Il vero tema su cui discutere, è la folle politica estera condotta dalle potenze occidentali, negli ultimi anni, inventandosi la primavera araba, seguendo la strategia USA che di fatto ha destabilizzato completamente un’area, abitata da milioni di persone, rinforzando una guerra religiosa, vedi sunniti contro shiiti, cercando di inserirsi come estranei nelle dinamiche del mondo islamico senza essere in grado di comprenderne la complessità, utilizzando un approccio “laico” a fronte invece di un concetto dello stato esclusivamente teocratico.

Il danno è stato fatto. Ora iniziamo a pagarne le conseguenze.

di Gianfranco Marullo

foto: metronews.it

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