Al palazzo delle Nazioni Unite è in corso il vertice sul cambiamento climatico, vera grande emergenza dei tempi moderni, le cui conseguenze sono state fino ad ora sottovalutate e perfino negate. Gli Stati Uniti d’America di Donald Trump, che contribuiscono enormemente all’immissione dei cosiddetti gas serra nell’atmosfera, non aderendo agli accordi di Parigi del 2015 stanno, di fatto, negando il fenomeno.
Ma il fenomeno, anzi i fenomeni, sono sotto gli occhi di tutti e sono innegabili. Bisognerebbe trovare la maniera di eliminare i gas serra già immessi, il che vorrebbe dire far tornare indietro la fisica e la chimica. E il tempo. Sappiamo tuttavia che i processi naturali non sono reversibili. Quello che, nella migliore della ipotesi, si potrebbe fare è azzerare le emissioni. Il che vuol dire tornare di colpo ai livelli pre-industriali. Un salto di due secoli.
Ma ammettiamo di riuscirci, magari grazie ad una bacchetta magica. Se, per miracolo, già oggi le emissioni si azzerassero del tutto, ciò non eliminerebbe i miliardi di tonnellate di gas inquinanti presenti nell’atmosfera e l’effetto serra continuerebbe. Tutto ciò significa semplicemente una cosa: su scala globale il riscaldamento continuerà con la conseguenza che il pianeta Terra, già malato e febbricitante, si aggraverà ulteriormente.
I fenomeni causati dal cambiamento climatico a livello locale sono le devastazioni degli uragani diventati più frequenti e soprattutto più violenti del passato. Ma sono altri gli effetti di cui dovremmo preoccuparci maggiormente. Per fortuna le conseguenze ancora non sono catastrofiche – non da noi perlomeno – e questo contribuisce a farli ignorare, o a farli minimizzare. Ne citiamo tre: desertificazione e forte riduzione delle aree coltivabili, acidificazione degli oceani con conseguenze su fauna e flora marine, scioglimento dei ghiacci artici e innalzamento del livello del mare.
Il comune denominatore di tutto ciò è l’aumento delle temperature. C’è chi dice che a fine secolo avremo non un grado di più, ma cinque. Quello che preoccupa è l’accelerazione che i processi legati al cambiamento climatico stanno evidenziando. Chi nasce oggi, ne vedrà le conseguenze estreme. Non sono belle notizie e, fortunatamente, non sono neanche certe. La questione si pone in termini probabilistici. Dobbiamo sperare che gli scenari descritti non abbiano una probabilità alta. Nel contempo dobbiamo lavorare tutti sodo, nei cinque continenti, per abbassarla.
L’emergenza climatica diventerà, sempre più, il tema con priorità più alta nella agenda politica delle nazioni. Sempre più in cima agli ordini del giorno di chi dovrà prendere decisioni a tutte le latitudini del pianeta. Diromperà nella società e nella politica dividendo le posizioni e gli animi. Continuerà così per anni, forse decenni, e perderemo altro tempo. Fino a quando di tempo da perdere non ne avremo più.
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