Disputata ieri l’edizione 107 della classicisssima di primavera, la Milano Sanremo, prima classica monumento del panorama internazionale. I km previsti erano 291, dal centro di Milano fino al traguardo di Sanremo posto in via Roma, dopo gli spettacolari paesaggi della costa ligure lungo la Via Aurelia.
La corsa si apriva con un tentativo di fuga condotto da 11 uomini: Bono, Coledan, Barta, Maestri, Bagdonas, Tvetcov, Hurek, Kluge, Conti, Peron e Tjallingii.
Il gruppo controllava il drappello in fuga, non concedendo loro più di 10’40” di vantaggio iniziando a ridurre il distacco dopo la metà di gara. Il primo colpo di scena si aveva in quel di Arenzano, dove una frana di grandi proporzioni costringeva i vigili del fuoco a chiudere un tratto dell’Aurelia con conseguente percorso alternativo che allungava la gara di 5 km.
Una volta ripresa la fuga iniziava la famosa zona dei capi, tratto più duro e spettacolare della corsa, che su Capo Berta, Capo Cervo, Capo Mele, Cipressa e Poggio come consuetudine viveva la parte più emozionante ed indecifrabile della corsa.
Sulle prime salite dei Capi Matthews, Demare, Thomas ed Ulissi rimanevano vittime di una caduta, con i primi due che riuscivano però a recuperare sulla testa della corsa.
Sulla Cipressa Visconti e Stunnard tentavano l’attacco personale ma un gruppo lanciato a più di 45 km orari li riprendeva, annullando via via i successivi tentativi di fuga di Oss, Cancellara, Fedi, Boasson Hagen, Van Avermaet e Trentin. La corsa si apprestava dunque a vivere uno spettacolare arrivo in volata, con tutti i migliori specialisti della categoria in prima fila pronti a dare battaglia. Negli ultimi 1500 metri una caduta di Gaviria tagliava fuori molti dei velocisti e dei favoriti come Cancellara, Sagan e Cavendish; Roelandts tentava di anticipare tutti compiendo un allungo che sembrava fatale per gli avversari, ma Demare e Swift riuscivano a rimontarlo giocandosi le loro chance in volata, con Demare che grazie al colpo di reni aveva la meglio su Swift, terzo Roelandts.
La corsa risultava incerta ed appassionante sin sul traguardo come da tradizione, ma quella che sembrava la giornata in cui un outsider si vestiva da campione si adombrava subito di accuse di baro. Finita la gara infatti l’italiano della Tinkoff Matteo Tosatto accusava pubblicamente il vincitore Demare di essersi attaccato alla vettura della propria squadra per ritornare del vivo della corsa.
Tosatto: ” Sulla Cipressa Demare era staccato, l’ho visto rientrare in gruppo a gran velocità mentre si teneva alla propria ammiraglia, anche se non ho visto se fosse aggrappato al finestrino o ad una borraccia; in molto hanno visto tutto questo ed in tanti anni di carriera non ho mai visto fare una cosa così in maniera così spudorata”.
Per ora la giuria e l’organizzazione della gara non hanno rilasciato comunicati ufficiali, quindi la vittoria di Demare resta valida, anche se da internet sono scomparsi i dati del GPS ( che avrebbero potuto rilevare anomali cambi di velocità) di Demare.
L’azione non lecita messa in atto dal ciclista della FDJ veniva confermata da altri ciclisti, tra cui un altro italiano, Eros Capecchi.
Resta comunque negli occhi degli spettatori una giornata incerta fino all’ultimo metro, come la classicisssima sempre offre.
di Yuri Casciato
foto: Tim de Waele
Scrivi