Civita di Bagnoregio: la città che non muore più

civita di bagnoregio

Civita è una frazione del comune di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nel Lazio. È catalogata tra i borghi più belli d’Italia e famosa per essere stata definita “La città che muore”, a causa del continuo sgretolamento del costone tufaceo sul quale è arroccata. Ma, grazie ad imponenti lavori di consolidamento, le frane si sono arrestate e il paese, dapprima spopolato, ha cominciato a risorgere grazie al ritorno di alcuni coraggiosi abitanti e alle energie di imprenditori nel settore della ristorazione e dei B&B.

Si trova nella “valle dei calanchi”, materiali tufacei e lavici, ammirabili nelle loro stratificazioni da alcuni belvedere che si trovano nel borgo. La cittadina, situata tra il lago di Bolsena a ovest e la valle del Tevere a est, è raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale in cemento armato costruito nel 1965. Civita e Bagnoregio erano originariamente collegate da un lembo di terra, ponte naturale tra le due località, che crollò con il terremoto del 1794.

Venne sostituito in seguito da un ponte in muratura, il quale fu distrutto dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Nel 1964, forse a causa della fragilità del terreno o forse a causa di lavori mal eseguiti, ancor prima di essere inaugurato, il nuovo ponte appena ricostruito crollò. Un anno dopo, nel 1965 finalmente il collegamento tra le due cittadine vide la luce ed è tutt’ora in uso. Il ponte pedonale è lungo 300 metri e per accedere alla cittadina occorre pagarne l’accesso alla biglietteria (5 euro).

La storia

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Civita venne fondata 2500 anni fa dagli Etruschi. Con il crollo dell’impero romano Civita divenne terra di conquista e di scorribande per molte popolazioni barbariche, nonché di molteplici dominazioni che qui si susseguirono (Goti, Longobardi, Monaldeschi e, in più riprese, il papato e la chiesa). Nel 1695 un terremoto causò moltissimi danni alla città di Bagnoregio, ai suoi storici palazzi ed alle sue stradine tortuose che dominano la vallata.

La leggenda narra che nella valle sottostante una sorgente di acque termali qui presenti fosse così portentosa che avrebbero guarito da una malattia molto grave il re longobardo Desiderio che si trovava a passare in questi suoi domini. Secondo questa leggenda, sarebbe stato proprio Desiderio, dopo la guarigione miracolosa, a battezzare la città “Bagnoregio”, in quanto terme preferite dell’allora re d’Italia, dal 756 al 774.

All’antico abitato di Civita si accedeva mediante cinque porte, mentre oggi la porta di Santa Maria o della Cava, ne rappresenta quella principale; inoltre è possibile accedere a Civita dalla valle dei calanchi attraverso una galleria scavata nella roccia. La struttura urbanistica dell’intero abitato è di origine etrusca, costituita da cardi e decumani secondo l’uso etrusco e poi romano, mentre l’intero rivestimento architettonico risulta medioevale e rinascimentale.

Nella rupe, sottostante il belvedere di San Francesco, è stata ritrovata una piccola necropoli etrusca. Troviamo poi la grotta di San Bonaventura, nella quale si dice che san Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza, che divenne poi San Bonaventura, grotta che è in realtà una tomba a camera etrusca.

Gli Etruschi fecero di Civita una fiorente città, favorita dalla posizione strategica per il commercio, grazie alla vicinanza con le più importanti vie di comunicazione del tempo.

Oltre ad un primo terremoto nel 1670, le continue erosioni della collina fecero sì che molta gente decise di andare via. Circa un secolo dopo, nel 1794, come già scritto, un secondo terremoto aumentò lo scoramento della popolazione che nella quasi totalità emigrò nella vicina Bagnoregio, abbandonando per sempre il borgo che venne definito “città che muore”. Restarono solo una decina di persone, tutti vecchi, decisi a morire sotto le macerie piuttosto che emigrare altrove.

Luogo naturale per importanti sceneggiature di film, come “ I due colonnelli” (1962); “Il cavaliere, la morte e il diavolo” (1983), l’episodio “Il prete” del film “Contestazione generale” (1971); lo sceneggiato televisivo Pinocchio di Alberto Sironi trasmesso su Rai 1 nel 2009, “Questione di karma” (2017), e “ Puoi baciare lo sposo (2018.) Mario Monicelli vi ha ambientato una scena de L’Armata Brancaleone del 1966. E’ poi luogo ideale per brevi spot pubblicitari.

Cosa vedere

All’interno del borgo pregevoli case medievali, la chiesa di San Donato, che si affaccia sulla piazza principale al cui interno è custodito il S.S. Crocefisso ligneo; Palazzo Alemanni, sede del Museo Geologico e delle Frane; il Palazzo Vescovile; un mulino del XVI secolo; i resti della casa natale di San Bonaventura e la porta di Santa Maria, con due leoni che tengono tra le zampe una testa umana, a ricordo di una rivolta popolare degli abitanti di Civita contro la famiglia orvietana dei Monaldeschi.

Dove mangiare

Numerosi sono i ristoranti tipici della cittadina ma ne consigliamo uno in particolare, “Il pozzo dei desideri”, sicuramente gradito a coppie di innamorati per la” location” molto romantica, poiché le sale sono ricavate all’interno di grotte naturali o addirittura di un pozzo (cisterna di acqua piovana che dissetava gli abitanti). Sul corso principale vi sono numerose indicazioni. Il menù è molto vario. I prezzi sono un poco elevati ma la originalità del luogo li giustifica ampiamente.

Come arrivarci

Da Roma, percorrere l’autostrada A1 ed uscire ad Attigliano. Poi seguire le indicazioni per 35 chilometri. Oppure prendere la Cassia fino a Viterbo. Poi imboccare la strada provinciale 19 lungo la Valle del Tevere e quindi la strada Provinciale 5 (Teverina) passando per Castiglione in Teverina. Nelle vicinanze potrete visitare Celleno, altro paese abbandonato, e Sant’Angelo, il Paese delle Fiabe (dei quali abbiamo già scritto).

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