Nel fervido panorama musicale tedesco dell’800 sono tanti gli altisonanti nomi maschili di compositori, passati alla storia e tutt’oggi ricordati ed eseguiti.
Clara Wieck
Tra essi spicca, però, l’universalmente riconosciuta grandezza di Clara Schumann, nata Wieck, miracolosamente salvata dalla definitiva rinuncia alla sua passione, toccata alla maggior parte delle altre artiste dopo il matrimonio. Sacrificio a cui, invece, sarà sottoposta la sua attività di compositrice. Clara, nata a Lipsia nel 1819, è figlia del già stimatissimo maestro Friedrich Wieck e della pianista Marianne Tromlitz. Il padre la alleva sin da piccola per diventare una musicista completa, non solo eccellente interprete al pianoforte. Clara, come richiesto nell’ambito concertistico dell’epoca, esegue le sue composizioni, insieme alle opere di altri celebri autori quali Franz Liszt, Felix Mendelssohn, Friedrich Chopin. Quando è solo ancora una bambina di nove anni, incontra Robert Schumann, un giovane diciassettenne, appassionato di letteratura e musica. Egli le legge i suoi autori preferiti, Clara comincia a nutrirsi delle loro suggestioni poetiche, che si insinueranno tra le sue note: una fra tutte il concerto op. 7 per pianoforte e orchestra, che nasce proprio nel periodo in cui, i due giovani, prenderanno coscienza del loro reciproco amore. Così nel 1840, dopo aver ottenuto il permesso di sposarsi dal tribunale ma non il consenso paterno, Clara convola nozze con il suo Robert. Ella ha 21 anni ed è già una celebre e ammirata concertista a livello internazionale, invece, Schumann, trentenne, è un compositore stimato, ma solo da una ristretta cerchia di colleghi e intenditori. Nonostante ciò, però, egli assume il ruolo di guida morale della giovane Clara, mentre ella quello di moglie subordinata, che darà alla luce otto figli in 13 anni. Così, pian piano, Clara comincia a dubitare delle sue doti compositive e scrive:
«Una volta credevo di avere talento creativo, ma sto cambiando idea; una donna non dovrebbe desiderare di comporre, mai una è stata capace di farlo, dovrei essere io quell’una? Sarebbe arrogante crederlo. Mio padre un tempo ha tentato questa strada, ma io ho smesso di confidare in questa possibilità. Le donne sempre tradiscono sé stesse nelle loro composizioni, questo vale per me come per le altre. Che sia Robert a creare, sempre! Questo deve rendermi sempre felice».
Eppure prova a continuare il suo percorso compositivo, affermando:
«Ogni volta che Robert esce di casa, mi metto all’opera nel tentativo di comporre qualche melodia, come lui desidera; sono riuscita a completare tre brani che gli offrirò per Natale. Anche se di poco valore, sono certa che Robert sarà indulgente e capirà che ho cercato con tutta la buona volontà di soddisfare questo suo desiderio, proprio come cerco di fare con tutti i suoi desideri».
La situazione matrimoniale mette a repentaglio anche la sua fiducia nelle qualità interpretative:
«Il mio suonare sta arretrando, succede sempre quando Robert compone, non c’è neanche un’ora per me, non riesco a far nulla con la composizione e certe volte vorrei sbattere al muro la mia insulsa testa».
Nel 1856 Robert Schumann muore a causa della sua instabilità mentale, che lo aveva portato a tentare già il suicidio e poi a essere internato in manicomio. Clara, dopo la morte del marito, smette quasi completamente di comporre, dedicando i restanti quarant’anni della sua vita a divulgare e promuovere nei suoi concerti la musica di Robert che proprio grazie a lei sarà conosciuta e apprezzata universalmente:
«Mi sento chiamata a interpretare e comunicare le opere più belle, in particolare quelle di Robert. Così, finché avrò forza, anche se non fosse strettamente necessario, io devo esibirmi. La pratica della mia arte è una grande parte di me, è nell’aria che respiro».
Alla sua scomparsa, avvenuta nel 1896, Clara chiederà di essere sepolta a Bonn insieme al marito, nel cimitero Alter Friedhof.
Luise Adolpha Le Beau
Il singolare destino di Clara sembra rivivere in quello di una sua talentuosa allieva Luise Adolphe Le Beau, nata nel granducato di Baden nel 1850. Anch’ella riesce ad affermarsi come compositrice, in un’epoca in cui la creatività femminile non era affatto considerata, e a pubblicare addirittura la sua autobiografia “Memorie di una compositrice”. Anche Luise è incoraggiata dalla famiglia a intraprendere gli studi musicali, soprattutto da suo padre, alto ufficiale dell’esercito, che avendo una preparazione musicale, la segue nello studio del pianoforte per una decina d’anni. Come Clara anche Luise comincia a comporre da giovanissima e la sua Sonata per violino e pianoforte op. 10 è apprezzatissima da Hans Von Bulow e colpisce positivamente Joseph Gabriel Rheinberger, che decide di prenderla come sua allieva e soprannominarla “lady emancipata”. La rivista Neue Musikzeitung le dedica un articolo in cui si legge: “dobbiamo rilevare che la signora Le Beau non solo compone come un vero uomo, con una musicalità totale, ma anche non si comporta come alcune compositrici che tentano di convincere gli uomini della loro originalità con il movimento dei capelli”. Come Clara anche Luise si sposa con un musicista, conosciuto durante un viaggio a Roma, l’affermato cantante Alfredo De Giorgio e in Italia Luise vive per quattro anni. Una volta ritiratasi dalla carriera musicale, Luise trascorre gli ultimi anni della sua vita a Baden-Baden, dove muore a 77 anni, alla stessa età di Clara, e viene sepolta nel cimitero della città, che le intitola anche la biblioteca musicale. Tuttavia nonostante la notorietà ottenuta in vita, le sue opere sono, oggi, quasi del tutto dimenticate e meriterebbero molta più attenzione; per fortuna, invece, il mito di Clara continua ad affascinare, oggi come allora, intere generazioni.
Foto di Avi Chomotovski da Pixabay
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