Elezioni USA 2016: l’ultimo dibattito televisivo dei tre previsti, non ha aggiunto nulla di nuovo. I due candidati si sono affrontati ormai sicuri che poco sarebbe cambiato in termini di previsioni del voto. Leggero vantaggio per la Clinton, un Trump più o meno stabile.
Il motivo di un dibattito poco interessante ha una sua ragione. Il candidato che è in svantaggio, cerca di evitare gli errori commessi nei dibattiti precedenti, dimostrandosi competente e molto più chiaro. Il candidato che è avanti semplicemente gioca sul sicuro.
Quindi un Trump ormai “esperto” che ha evitato di cadere in valutazioni troppo dure e quindi una “performance” giudicata migliore di quella della Clinton che ha semplicemente ribattuto alle accuse.
D’altro canto è abbastanza evidente che Trump ha poche possibilità di colmare il divario di sei punti percentuali (nel sondaggio di Fox News) tra lui e Hillary Clinton. Tutto dipenderà dai famosi “swing states” ma anche lì la situazione per Trump non dà assolutamente certezze. Un ulteriore dato negativo per Trump è quello che nella storia delle elezioni USA, nessun candidato, con un divario simile, a meno di tre settimane dalle elezioni ha poi vinto.
Le ultime mosse di Trump
Trump ha sparato la sua botta finale dicendo che “non accetterà il verdetto del 8 novembre”. Non è, come molti hanno voluto far credere, una mossa antidemocratica, ma in realtà un modo “Trumpista” di affermare che non c’è una parità tra i due candidati che i democratici giocano in discesa mentre lui è costretto a giocare in salita. Accusando il sistema elettivo di “brogli”, Trump punta a conquistare l’elettorato negativo, quello che non andrebbe comunque a votare convinto che l’America sia in una pessima situazione, e che l’attuale politica non sia in grado di dare delle risposte. Il voto di questo elettorato, per Trump, sarebbe un buon modo per far saltare un sistema politico ingessato e inutile
Nel frattempo il GOP valuta l’impatto Trump sulle elezioni del Senato e della Camera dei Rappresentanti. Serpeggia una certa paura perchè se Trump perdesse con più di dieci punti dalla Clinton, potrebbebro esserci dei rischi a mantenere al maggioranza repubblicana al Senato e perdere un consistente numero di rappresentanti alla Camera. Dunque il dilemma se supportare fino in fondo Trump, o in qualche modo distaccarsi dalla sua immagine appare una scelta molto complessa.
L’ombra di Wikileaks su Hillary Clinton
Uno spettro si aggira sulla campagna democratica, quello di uno scandalo Wikileaks. Obama ha pubblicato tutte le sue email private, cosa che come si sa non ha fatto la Hillary Clinton, che ha usato server “privati”, di cui però non vi è traccia.
Finora nulla di devastante, ma uno stillicidio con cui Julian Assange spera di colpire Hillary Clinton, magari riservandosi le notizie più dannose, per tirarle fuori alla vigilia del voto. Il fondatore di WikiLeaks si sa è una spina nel fianco della Clinton fin dal 2010, quando lei era Segretaria di Stato, pubblicando i famosi rapporti diplomatici segreti e imbarazzanti.
Dalla sua residenza obbligata nell’ambasciata dell’Equador a Londra, Assange minaccia ancora la Clinton dicendo di essere in possesso da altro materiale “compromettente”. Quello pubblicato finora, non è stato considerato dallo lo staff della Clinton particolarmente grave, ma il rischio che a pochi giorni dalle elezioni qualche bomba venga gettata attraverso la “rete”, per colpire la la candidata Democratica è una minaccia presa seriamente in considerazione.
E’ sempre più evidente che, anche se la Clinton vincerà le elezioni, sarà un presidente continuamente a rischio di essere chiamata a rispondere di qualche scandalo, una situazione molto pericolosa per la sua credibilità, che al momento è già abbastanza bassa.
di Gianfranco Marullo
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