Come trattare la resistenza creata dai provocatori?
Anche i provocatori hanno il loro perché. Ci mettono alla prova e ci sfidano ad andare oltre.
Tendenzialmente siamo tutti d’accordo nel ritenere che un mondo fatto di persone gentili e tolleranti sarebbe magnifico.
Purtroppo nella pratica, cioè sul campo della vita, è praticamente impossibile non incappare nella ragnatela delle provocazioni.
Step 1
Per difendersi occorre innanzitutto fare un briciolo di introspezione e comprendere che noi non siamo quello che siamo, ciò che conta è il peso che diamo a quello che siamo.
Questa consapevolezza del Sé è già un ottimo antidoto contro ogni assalto.
Come difendersi dalle provocazioni
Se qualcuno ci provoca intanto dobbiamo capire da chi parte la provocazione.
Chi provoca è una persona che spesso si vuol difendere da qualcosa o ha un livello di istruzione bassa.
Sostanzialmente provoca perché ha paura di noi.
In certi casi è utile ignorare le provocazioni, spostando l’attenzione su qualcos’altro per non dare nutrimento alle stesse.
Se riceviamo una critica e sentiamo la resistenza, focalizzandoci su di essa non facciamo altro che aggiungere energia alla resistenza.
Fatta questa premessa, evitiamo di dare peso a chi ci offende solo per offenderci e ci tocca sul personale.
La provocazione infatti lascia il tempo che trova.
Come funziona la nostra mente davanti alle provocazioni?
Quasi tutte le emozioni negative sono connesse all’Ego, ma dobbiamo capire come viene formato l’Ego e cos’è.
L’Ego è la parte del carattere che ognuno si è formato fin dall’infanzia.
È duro da rimodellare!
Il lavoro da fare si estrinseca nel riconoscere in se stessi, ognuno nel proprio sentire, cosa gli appartiene e cosa no. I pensieri, le critiche, non appartengono all’anima, ma all’Ego e al carattere. Il giudizio e l’Ego sono solo strutture: se le viviamo in maniera rigida e le nostre opinioni diventano la verità, il meccanismo non è ben oleato.
I 4 livelli dell’essere umano
Utile a questo punto conoscere i 4 livelli dell’essere umano.
1) Abbiamo la parte visibile, ovvero l’aspetto fisico, che dice poco di noi.
2) Poi esiste il livello del comportamento, il Sé sociale, il codice di condotta, come uno interagisce nella società.
Anche questo livello dice poco di noi perché spesso una persona non si conosce a fondo neanche dopo tanti anni. A volte ci sorprendiamo pure di noi stessi.
3) Il terzo livello ha a che fare con il nostro umore ed i nostri sentimenti.
4)Il quarto livello è il Sé spirituale. Di solito è connesso a due cose: il senso di identità e il senso di missione. Chi ritengo di essere? Come mi definisco? Chi sono io?
L’Ego
Quando conosciamo qualcuno, se ci chiede qualcosa di noi, come rispondiamo?
Diciamo il nostro nome, il ruolo sociale oppure gli diciamo che siamo delle anime, degli esseri spirituali?
Tutte le “etichette” che snoccioliamo fanno parte dell’Ego. Fin da quando nasciamo riceviamo una serie di “biglietti da visita” che riportano: nome, nazionalità, ecc… . Da adulti ne acquisiamo altri e viviamo cercando di assecondarli, mettendoli nella nostra coscienza.
È proprio lì che inizia il problema. Diventano infatti identificazioni.
Che succede quando un provocatore rimuove quelle etichette?
Le etichette sono le maschere dell’Ego e quando vengono minacciate è li che iniziano ad emergere le emozioni.
La reazione emotiva è proporzionale alla profondità dell’identificazione con la maschera dell’Ego.
Se ci arrabbiamo diamo valore al nostro Ego, all’identità che abbiamo.
Occorre dunque capire che il provocatore in realtà non sta distruggendo noi come persona fisica o spirituale, ma quello che noi pensiamo di essere, ovvero il nostro Ego.
Facciamo un esempio: se qualcuno ci apostrofa con una frase del tipo “sei stupido”, non lo dice a noi, alla nostra totalità, lo dice al nostro Ego: è lui che si arrabbia.
Una persona che punta addosso il dito non sa difendersi in altro modo, la sua capacita di comunicazione è pari a zero. Non è capace di rispondere se non a livello della parola.
Che fare?
Le discussioni nascono da due pensieri divergenti che non si riescono ad integrare.
Ciò avviene anche quando si parla i argomenti come: religione, razzismo, politica ecc., ovvero fronti di pensiero che non si possono facilmente accordare.
O rispondiamo oppure lasciamo scivolare la provocazione, perché essa è frutto del suo pensiero, non del nostro.
L’antidoto
Occorre fermarsi, stare in silenzio ed analizzare con l’occhio dell’osservatore esterno chi ci provoca.
Poi sarebbe opportuno fare delle domande al provocatore, stimolandolo a portare il suo pensiero in risalto.
Possiamo chiedere ad esempio “ Se è vero ciò che dici, dove l’hai studiato? Da dove hai preso questa informazione?”.
Se è in grado di darti una risposta logica e sensata, allora dovremmo metterci in gioco anche noi e le nostre convinzioni.
Ironizzare
Attenzione però: all’ironia deve seguire un segnale inequivocabile, che potrebbe essere una frase ben pensata. Se ci limitiamo a sorridere e non affondiamo una sottile stilettata, si penserà ad un un segno di sottomissione.
Ricordate: mai imbiancarsi con un falso sorriso!
Anche l’indifferenza può avere lo stesso effetto dell’ironia. Se non è pienamente reputata come segno di superiorità, da l’idea della sconfitta.
Preserviamo le nostre energie
Poiché è dannoso perdere energie litigando con i provocatori, sarebbe dunque opportuno scardinare i meccanismi del nostro Ego.
Come? Una riposta viene dalla meditazione
La meditazione ci aiuta ad essere più centrati, a scendere nelle profondità del nostro essere. Centrarsi vuol dire uscire dall’illusione e aprire gli occhi alla verità oggettiva, fuori dalla soggettiva prospettiva che viene a crearsi con l’Ego.
“Vuota la tua mente. Sii senza forma. Senza limiti, come l’acqua. Se metti dell’acqua in una tazza, l’acqua diviene tazza. Se la metti in una bottiglia, l’acqua diviene bottiglia. In una teiera, l’acqua diviene teiera. L’acqua può fluire o spezzare. Sii come l’acqua, amico mio.” Bruce Lee.
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